Pensioni, governo Robin Hood: toglie ai ricchi per dare ai poveri?

Simone Micocci

1 Settembre 2023 - 11:27

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Pensioni news: piovono conferme sul nuovo taglio della rivalutazione che potrebbe servire per aumentare le pensioni minime.

Pensioni, governo Robin Hood: toglie ai ricchi per dare ai poveri?

Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro, ha confermato le nostre indiscrezioni non escludendo che per il 2024 possa esserci un nuovo taglio alla rivalutazione degli assegni, ma solo per chi già percepisce un importo elevato (sopra le 4 volte il trattamento minimo, quindi poco più di 2.100 euro).

Un taglio che permetterebbe al governo di risparmiare risorse da destinare ad altre misure, una su tutte l’aumento delle pensioni minime per chi invece ha un assegno molto basso.

Un governo “Robin Hood” quindi, che toglie ai ricchi con l’intenzione di dare ai più poveri: un piano che tuttavia non mette d’accordo i sindacati che già in questi giorni hanno minacciato una mobilitazione laddove dall’esecutivo dovesse arrivare un via libera al nuovo taglio della rivalutazione.

Perché il governo vuole tagliare (di nuovo) la rivalutazione?

Già con la legge di Bilancio 2023 il governo ha introdotto un meccanismo maggiormente penalizzante - per le sole pensioni d’importo superiore alle 4 volte il trattamento minimo - per la rivalutazione degli assegni, ossia lo strumento che adegua gli importi al costo della vita.

D’altronde, con un’inflazione del 7,3% (che poi si è rivelata essere dell’8,1% e per questo motivo a gennaio prossimo ci sarà un conguaglio con pagamento degli arretrati) c’era il rischio di dover spendere una cifra molto elevata per adeguare gli importi, non potendo così attuare una serie di misure quali Quota 103 e l’aumento delle pensioni minime.

Per questo motivo è stato introdotto un sistema più penalizzante per il 2023-2024 che ha permesso di risparmiare 10 miliardi di euro nel triennio (di cui 4 miliardi per il prossimo anno). Tuttavia, potrebbe non bastare per far sì che per la prossima manovra il governo disponga delle risorse necessarie ad attuare il proprio programma, ecco perché proprio in questi giorni l’Inps sta effettuando delle simulazioni che permetteranno di capire come e quanto si potrà recuperare da una nuova stretta. Le prime proiezioni ci parlano, tenendo conto che l’inflazione dovrebbe attestarsi intorno al 5,7%, di un risparmio di massimo 1 miliardo e mezzo, ma solo nei prossimi giorni si avranno indicazioni più chiare a riguardo.

A tal proposito, Durigon - sottosegretario al ministero del Lavoro - ha confermato che servirà un ragionamento sull’adeguamento della pensione dei più ricchi, non dando però nulla di certo a riguardo.

Nuova stretta alla rivalutazione per aumentare le pensioni minime?

Con una rivalutazione al 5,7%, alla quale si aggiungerà la rivalutazione straordinaria del 2,7% già prevista dalla scorsa manovra, le pensioni minime raggiungeranno la soglia dei 600 euro.

Tuttavia, potrebbe non essere abbastanza anche perché Forza Italia ha iniziato il pressing affinché l’asticella possa essere portata a 700 euro almeno per gli over 75, per i quali al momento non è confermata la rivalutazione straordinaria del 6,4%. A tal proposito, togliere ai più ricchi riducendo gli incrementi derivanti dalla rivalutazione, recuperando così oltre 1 miliardo di euro, potrebbe rappresentare un aiuto importante per alzare nuovamente l’importo della pensione minima.

È giusto, come sottolineato da Durigon, aiutare i pensionati più poveri, anche perché sono questi che negli ultimi mesi hanno sofferto di più le conseguenze dell’inflazione.

I sindacati non ci stanno

Indipendentemente da come verranno utilizzate le risorse - di certo infatti i sindacati non si opporrebbero a un incremento delle pensioni minime - le parti sociali hanno iniziato la loro battaglia nei confronti di una nuova stretta alla rivalutazione.

Una battaglia che d’altronde era già stata avviata nei mesi scorsi, quando “Uil pensioni” ha avviato delle cause pilota per portare la stretta alla rivalutazione davanti alla Corte Costituzionale, affinché questa possa rilevarne gli estremi di incostituzionalità bloccando di fatto i piani del governo Meloni.

Nell’attesa che si arrivi a un parere della Consulta, con i tempi che rischiano di essere piuttosto lunghi, il confronto potrebbe spostarsi nelle piazze: i sindacati sono infatti d’accordo nel ritenere che una nuova stretta alla rivalutazione non è accettabile e per questo minacciano l’avvio di una nuova stagione di mobilitazioni.

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