Pensioni, ecco di quanto vengono tagliati gli importi e perché

Giorgia Bonamoneta

19/11/2023

19/11/2023 - 21:37

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Il Governo Meloni ha tagliato la rivalutazione delle pensioni. Di quanto vengono tagliati gli importi e perché?

Pensioni, ecco di quanto vengono tagliati gli importi e perché

Tagli sulle pensioni. Sono almeno due gli anni di tagli sulle pensioni per effetto del recupero dell’inflazione. Come spiega la segretaria nazionale dello Spi Cgil, Tania Scacchetti: il governo con la legge di Bilancio dello scorso anno aveva introdotto, sia per il 2023 che per il 2024, un meccanismo di rivalutazione fortemente penalizzante per le pensioni con trattamenti superiori a quattro volte il trattamento minimo, pensioni di poco superiore alle 1600 euro nette, “altro che pensioni ricche”.

Le perdite per la mancata rivalutazione si trascineranno negli anni e non saranno più recuperabili. Con la legge di Bilancio 2023 è stata rivista la rivalutazione, introducendo nuove aliquote rispetto a quelle previste nel 1998 e ora è stato limitato ancora un po’ il meccanismo. In questo modo il governo Meloni ha tagliato gli importi delle pensioni. Ma di quanto?

Differenza di rivalutazione tra il 1998, il 2023 e il 2024: cosa cambia

Il calcolo, da come è descritto nella legge n. 448 del 1998, è basato su una rivalutazione piena (al 100% dell’indice rilevato dall’Istat) per la parte di pensione il cui importo non supera di quattro volte il trattamento minimo, mentre per la parte che supera tale soglia (ma resta dentro le cinque vostra rivalutazione) la rivalutazione è al 90%, per quella superiore e al 75%.

La legge di Bilancio 2023 rivede i sistema e non solo per l’applicazione di aliquote più sconvenienti. Viene infatti stabilito che con il nuovo meccanismo la rivalutazione è parziale per l’intero importo della pensione. Un grande cambiamento perché:

Con la rivalutazione ordinaria un assegno di 2.500 euro sarebbe stato rivalutato al 100% del tasso per i primi 2.100 euro (circa) e al 90% per i restanti 400 euro, con il nuovo sistema tutti i 2.500 euro vengono ricalcolati con il tasso parziale.

La legge di Bilancio 2024 conferma tale meccanismo, ma le percentuali sono leggermente riviste.

Meccanismo di rivalutazione: la tabella dei tagli

Ecco una tabella che mette a confronto tutte le percentuali di rivalutazione tra quelle ordinarie (applicate l’ultima volta nel 2022) e quelle modificate dal governo Meloni.

Importo pensione Rivalutazione 2022 Rivalutazione 2023 Rivalutazione 2024
Fino a 4 volte il trattamento minimo 100% 100% 100%
Tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo 90%* 85% 90%
Tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo 75%** 53% 53%
Tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo 75%** 47% 47%
Tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo 75%** 37% 37%
Sopra le 10 volte il trattamento minimo 75%** 32% 22%

*Solamente per la parte d’importo che supera le 4 volte il trattamento minimo.
** Solamente per la parte d’importo che supera le 5 volte il trattamento minimo.

Tagli pesantissimi per l’analisi della Cgil e dello Spi

Dall’analisi del dipartimento previdenza della Cgil e dello Spi, come ricorda La Stampa, emergono tagli pesantissimi sulle pensioni nel biennio 2023-2024, che raggiungono anche 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.786), fino ad arrivare a 4.849 euro lorde per un importo di pensione lorda pari a 3.840 euro (2.735 euro nette). “Questi tagli proiettati sull’attesa di vita media - si legge nell’analisi di Cgil e Spi - raggiungono importi elevatissimi, si parte da 6.673 euro netti per un pensionato con una pensione netta di 1.786 euro, fino a raggiungere 36.329 euro netti, per una pensione di 2.735”.

La Cgil ha inoltre aggiunto come, se questo non fosse sufficiente, il governo intende cambiare dal 2027 gli indici con cui calcolare la rivalutazione delle pensioni, sostituendo l’attuale indice di perequazione con il deflattore Pil. Lo studio quindi dimostra come tale modifica potrebbe avere un impatto gravissimo sulle pensioni, anche se il ministero dell’Economia e della Finanza ha fatto sapere che “oggi nulla è deciso” e il deflattore del Pil nei prossimi anni assicurerebbe una indicizzazione delle pensioni superiore all’inflazione.

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