Pensioni, ecco il cedolino di ottobre con i nominativi di chi riceve l’aumento

Simone Micocci

23 Settembre 2025 - 09:26

Pensioni, cedolino di ottobre disponibile sul sito Inps. Ecco chi sono gli ultimi - o quasi - pensionati a ricevere l’aumento.

Pensioni, ecco il cedolino di ottobre con i nominativi di chi riceve l’aumento

La pubblicazione del cedolino Inps di ottobre 2025 permette finalmente di fare chiarezza su un punto che negli ultimi giorni ha generato molta confusione: gli aumenti in pensione.

Nonostante le solite voci circolate in rete, chi ha già consultato l’area personale MyInps si è accorto che rispetto a settembre non ci sono stati incrementi legati alla rivalutazione. La prossima rivalutazione scatterà soltanto a gennaio 2026 - quando si stima un incremento dell’1,7% - e fino ad allora gli importi restano invariati.

Questo però non significa che il cedolino di ottobre sia privo di buone notizie. Anzi, per molti pensionati rappresenta un momento comunque importante in quanto segna l’arrivo dei tanto attesi conguagli Irpef derivanti dal modello 730/2025.

Dopo settimane di attesa per coloro che negli ultimi due mesi non hanno percepito alcun rimborso Irpef, è proprio il nuovo cedolino disponibile nell’area MyInps a svelare chi vedrà crescere l’importo della pensione grazie al rimborso delle imposte versate in più lo scorso anno, e chi invece dovrà attendere ancora fino a novembre.

Pensione che, ricordiamo, viene pagata il primo giorno bancabile del mese, quindi mercoledì 1° ottobre.

Il cedolino di ottobre, quindi, non prevede aumenti per tutti i pensionati ma piuttosto offre a una parte di contribuenti la possibilità di ricevere finalmente il credito Irpef maturato con la dichiarazione dei redditi. Per gli altri, soprattutto per chi ha inviato il 730 più tardi, a ridosso della scadenza, o ha rimborsi superiori a 4.000 euro, la pazienza dovrà durare ancora qualche settimana.

Chi riceve l’aumento della pensione a ottobre

Secondo quanto riportato dall’Inps nella guida mensile al cedolino, a ottobre non sono previsti incrementi dovuti alla rivalutazione (che tornerà a gennaio 2025). Gli unici aumenti possibili, come visto sopra, riguardano quindi i rimborsi del credito Irpef risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi.

Come ricordato più volte, i tempi del conguaglio dipendono dal momento in cui l’Agenzia delle Entrate ha emesso il prospetto di liquidazione. In linea generale, per i pensionati l’operazione scatta due mesi dopo questo passaggio.

È certo che chi ha inviato il modello 730/2025 tra il 21 giugno e il 15 luglio riceverà il conguaglio con la pensione di ottobre. Anche chi ha trasmesso la dichiarazione poco dopo potrebbe comunque rientrare, qualora il prospetto di liquidazione sia stato elaborato in tempo utile.

Per avere la conferma basta accedere all’area personale MyInps, tramite Spid, Cie o Cns, e consultare l’ultimo cedolino: lì sarà già visibile l’eventuale accredito, senza dover attendere materialmente il pagamento.

Se invece l’aumento non compare, bisognerà attendere novembre. In caso di rimborsi superiori a 4.000 euro, inoltre, i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente: in queste situazioni, infatti, l’Agenzia delle Entrate procede prima a controlli aggiuntivi e solo dopo autorizza il pagamento diretto al pensionato (senza quindi passare dal cedolino Inps).

Non solo aumenti, rischio trattenuta in caso di debito Irpef

Se da una parte i pensionati che, grazie a detrazioni e deduzioni previste, sono riusciti a ridurre l’Irpef dovuta nel corso del 2024 potendo così recuperarne una parte sotto forma di rimborso sulla pensione attendono speranzosi il prossimo pagamento, dall’altra c’è chi è preoccupato per le trattenute.

Potrebbe essere, infatti, che dalla dichiarazione dei redditi sia risultato che l’Irpef già pagata nel 2024 sia inferiore a quella dovuta. È il caso ad esempio di chi ha una doppia Certificazione unica, perché ad esempio oltre a essere titolare di pensione ha anche un rapporto di lavoro in corso.

In caso di conguaglio a debito del contribuente l’Inps effettua quindi una trattenuta in busta paga, fino al recupero dell’intero importo dovuto. È possibile chiedere la restituzione a rate: tuttavia chi ha inviato il modello di dichiarazione dopo giugno rischia di non poter essere accontentato rispetto al numero di rate scelto. In ogni caso, infatti, il piano di restituzione deve concludersi a novembre 2025, quindi con i prossimi due cedolini bisognerà necessariamente saldare il debito.

Cos’altro aspettarsi dal cedolino di ottobre

Nel cedolino di ottobre troviamo anche il riepilogo di tutte le operazioni che l’Inps - in qualità di sostituto d’imposta - effettua ogni mese sul trattamento pensionistico, a partire dalle trattenute fiscali.

Su questo fronte non ci sono novità particolari: continua l’applicazione dell’Irpef ordinaria e delle addizionali regionali e comunali, che vengono trattenute in rate mensili per tutto l’anno successivo a quello di riferimento. In alcuni casi, inoltre, possono essere ancora in corso i recuperi collegati ai conguagli di fine anno relativi al 2024, soprattutto per quei pensionati che si sono ritrovati con un debito superiore alle ritenute già versate.

È bene ricordare che non tutte le prestazioni erogate dall’Inps subiscono la tassazione. Restano escluse, ad esempio, gli assegni riconosciuti per invalidità civile, gli assegni e le pensioni sociali e, più in generale, quelle prestazioni per le quali la legge prevede specifiche agevolazioni fiscali.

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