Come aumentare la pensione più bassa di 1.000 euro

Simone Micocci

13 Febbraio 2024 - 09:44

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Circa un pensionato su tre percepisce un assegno più basso di 1.000 euro. Ma ci sono delle soluzioni per aumentarlo.

Come aumentare la pensione più bassa di 1.000 euro

Secondo i dati più recenti pubblicati dall’Inps, circa il 58% delle pensioni erogate nel 2022 ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro. Ma se consideriamo la possibilità di cumulo tra più trattamenti pensionistici, il numero di pensionati con un reddito sotto i 1.000 euro scende al 31,9%.

Si tratta di un dato che fa riflettere: circa 1 pensionato su 3, infatti, prende una pensione più bassa di 1.000 euro al mese, cifra che di certo non garantisce una rendita adeguata al costo della vita.

Fallito, per adesso, il tentativo del Centrodestra di portare l’importo delle pensioni minime almeno a 1.000 euro - nel 2024 la soglia si è fermata a 614,77 euro per merito dell’incremento straordinario del 2,7% previsto dalla legge di Bilancio 2023 - chi prende un assegno di importo molto basso si chiede cosa deve fare per incrementarlo.

Va subito sottolineato che per quanto delle soluzioni per aumentare la pensione più bassa di 1.000 euro esistano, non è comunque possibile raggiungere la suddetta soglia, a meno che nel frattempo non si percepisca di altre prestazioni, come l’indennità di accompagnamento spettante ai soli invalidi civili totali con incapacità di deambulare o di svolgere le normali azioni quotidiane, oppure la pensione di reversibilità.

Vediamo quindi cosa fare se la pensione è bassa e quali sono le migliori soluzioni per aumentarla.

I diritti inespressi

Quando la pensione è molto bassa, ben al di sotto dei 1.000 euro, è possibile godere di alcune prestazioni integrative che ne aumentano l’importo. maggiorazioni sociali e integrazione al trattamento minimo, strumenti che nel migliore dei casi possono portare l’importo della pensione percepita fino a 735,05 euro (valore aggiornato al 2024).

Tuttavia, l’accesso alle suddette prestazioni non è automatico, in quanto è il titolare della pensione che deve presentare relativa domanda all’Inps. Potrebbe succedere, quindi, che per scarsa conoscenza della normativa sulla pensione non vengano applicati quegli incrementi a cui il pensionato avrebbe avuto diritto qualora ne avesse fatto richiesta.

A tal proposito, nell’area personale My Inps è disponibile un servizio utile a verificare se ci sono o meno dei diritti cosiddetti inespressi.

Online dalla primavera del 2022, il servizio “Consulente digitale delle pensioni” aiuta i pensionati a scoprire se sono potenzialmente titolari di maggiorazioni e incrementi, e laddove fosse se ne può avanzare immediatamente richiesta.

Ad esempio, se la pensione è più bassa della soglia minima di pensione, 598,61 euro nel 2024, si può chiedere l’integrazione fino al raggiungimento di tale importo che, come anticipato, sale a 614,77 euro per effetto dell’integrazione aggiuntiva e straordinaria introdotta per quest’anno dal governo Meloni.

Dopodiché, i pensionati che hanno compiuto almeno 70 anni possono fare richiesta dell’incremento al milione, con il quale spetta una maggiorazione di 136,44 euro con l’importo che quindi sale fino a 735,05 euro. Ma dell’incremento al milione se ne può godere anche prima: il requisito anagrafico, infatti, può essere ridotto di 1 anno ogni 5 anni di contributi maturati dal pensionato, fino a scendere a un massimo di 65 anni.

Assegno sociale più pensione

Quando la pensione è molto bassa è possibile integrarla facendo richiesta dell’Assegno sociale. Tale strumento, infatti, non spetta solamente a coloro che all’età di 67 anni non sono riusciti a raggiungere il diritto al trattamento previdenziale, ma anche a chi ha una pensione di importo inferiore all’Assegno sociale stesso.

Se ne può approfittare, quindi, per integrare l’importo della pensione percepita, tenendo però conto che in ogni caso il valore complessivo dei due trattamenti non può superare quello dell’Assegno sociale.

Ciò significa che hanno diritto all’Assegno sociale in contemporanea con la pensione solamente coloro che di trattamento previdenziale percepiscono meno di 6.947,33 euro euro l’anno (valore aggiornato al 2024). E si tiene conto anche dell’eventuale reddito del coniuge: in tal caso la somma dei redditi non può superare i 13.182,78 euro (il doppio del valore annuo dell’Assegno sociale).

Assegno di inclusione

Il pensionato, laddove facesse parte di un nucleo familiare formato da soli componenti Over 67 o comunque da persone con disabilità, potrebbe fare richiesta dell’Assegno di inclusione.

Con tale strumento, infatti, la pensione percepita viene integrata di un certo importo, variabile a seconda della composizione e del reddito familiare. Ad esempio, in caso di nucleo con un solo componente, l’assegno previdenziale può godere di un’integrazione fino a 7.560 euro l’anno, l’equivalente di 630 euro al mese.

Ulteriori 150 euro al mese spettano per il rimborso di eventuali spese di affitto per la casa di abitazione.

Per averne diritto è richiesto un reddito familiare non superiore a 7.560 euro, soglia aumentata a 9.360 euro nel caso in cui si viva in affitto. In presenza di altri componenti i suddetti limiti vengono aumentati applicandovi il cosiddetto parametro di scala di equivalenza, a fronte di uno 0,4 in più per ogni persona con più di 67 anni e 0,50 per chi ha una disabilità (per un massimo di 2,2 o 2,3 in presenza di persone con disabilità nel nucleo).

Laddove nel nucleo familiare del pensionato ci fossero anche componenti con meno di 67 anni si potrà comunque fare domanda per l’Assegno di inclusione, ma in tal caso le regole di calcolo sono differenti (potete approfondirle qui).

Tornare al lavoro

Una delle soluzioni migliori per aumentare l’importo della pensione, anche se non nell’immediato, è il riprendere a lavorare.

Intanto perché, salvo il caso di quota 103, non ci sono vincoli che impediscono al pensionato di poter riprendere a lavorare, in quanto la normativa riconosce la piena cumulabilità tra redditi da lavoro e pensione.

Inoltre, riprendendo a lavorare si versano nuovi contributi previdenziali, grazie ai quali dopo qualche anno si può fare richiesta di aumento della pensione. Nel dettaglio, tale strumento è conosciuto come supplemento di pensione e la richiesta può essere avanzata ogni 5 anni, oppure - ma per una sola volta - dopo che siano trascorsi 2 anni dalla liquidazione della pensione o dall’ultima richiesta di supplemento.

L’indennità di accompagnamento

Come anticipato, inoltre, è possibile aumentare la pensione beneficiando per intero dell’indennità di accompagnamento, quella prestazione assistenziale che spetta (indipendentemente dall’età) a chi ha un’invalidità al 100% e l’accertato bisogno di essere supportato nella deambulazione e nello svolgimento dei normali atti quotidiani.

Spetta anche ai pensionati dal momento che l’indennità di accompagnamento non prevede alcun requisito reddituale. Per chi ne soddisfa le condizioni, quindi, è possibile godere di un sostegno aggiuntivo che quest’anno è pari a 531,76 euro.

Pensione di reversibilità

Un’altra prestazione che aumenta la pensione in quanto compatibile con l’assegno percepito è la pensione di reversibilità, spettante su richiesta dell’interessato alla morte del coniuge.

Il superstite ha infatti diritto al 60% della quota di pensione maturata dal dante causa, percentuale che sale fino ad arrivare al 100% in presenza di due o più figli.

Tuttavia, pensione diretta e di reversibilità non sono interamente cumulabili: laddove l’assegno percepito dal superstite dovesse essere superiore a 3 volte il trattamento minimo di pensione allora scattano i tagli per la reversibilità.

Nel dettaglio, considerando per il 2024 un valore pari a 7.781,91 euro per la pensione minima, i tagli per la pensione di reversibilità sono pari al:

  • 25% in caso di reddito compreso tra 23.345,73 (tre volte il trattamento minimo) e 31.127,64 euro (quattro volte il trattamento minimo);
  • 40% in caso di reddito compreso tra 31.127,64 (quattro volte il trattamento minimo) e 38.909,55 euro (cinque volte il trattamento minimo);
  • 50% per redditi superiori a 38.909,55 euro (cinque volte il trattamento minimo).

Anche la pensione di reversibilità non spetta in automatico, ma solo previa domanda da parte degli interessati.

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