Pensione minima a 1.000 euro: facciamo i conti alla proposta Berlusconi

Simone Micocci

25 Luglio 2022 - 11:51

condividi

Silvio Berlusconi ha promesso di aumentare le pensioni minime, arrivando fino a 1.000 euro. D’altronde lo ha già fatto nel 2001: ma quanto costerebbe oggi?

Pensione minima a 1.000 euro: facciamo i conti alla proposta Berlusconi

Appena iniziata la campagna elettorale Silvio Berlusconi ha illustrato il suo piano di aumento delle pensioni minime fino a 1.000 euro, omettendo però di spiegare come e dove intende trovare le risorse per mettere a punto un piano così ambizioso.

D’altronde, si tratterebbe di raddoppiare, o quasi, l’attuale importo delle pensioni minime, nel 2022 fermo a 524,35 euro. Eppure il leader di Forza Italia sembra essere convinto della fattibilità di una tale proposta, tant’è che già per le elezioni del 2018 l’aveva inserita nel programma elettorale.

Ma in un momento in cui si fa particolare attenzione ai costi, sarebbe davvero possibile aumentare le pensioni fino a 1.000 euro? Anche perché si tratterebbe di una proposta che interesserebbe circa il 32% degli attuali pensionati, i quali - secondo gli ultimi dati Inps - percepiscono una pensione inferiore al suddetto importo.

Ci riferiamo a 5 milioni e 120 mila persone, le quali beneficerebbero di un sostanziale aumento della pensione; ma a che costo?

Pensione minima: come funziona oggi in Italia

Oggi chi prende una pensione d’importo inferiore a 524,35 euro può avere diritto a un aumento della stessa fino al raggiungimento di tale soglia. Utilizziamo il condizionale perché non è detto che una pensione, ad esempio, di 200 euro goda automaticamente della cosiddetta integrazione al trattamento minimo di pensione, venendo così aumentata fino a 524,35 euro.

Molto, infatti, dipende dalla presenza di altri redditi.

Nel dettaglio, ha diritto all’integrazione la persona sola che ha un reddito personale inferiore a due volte il trattamento minimo, quindi a 13.633,10 euro; nel caso del pensionato coniugato, invece, oltre a soddisfare il suddetto limite è necessario che il reddito coniugale risulti inferiore a 4 volte la pensione minima, quindi a 27.266,20 euro.

L’integrazione si calcola utilizzando la seguente formula:

(13.633,10 - Reddito personale)/13*


Mentre per il pensionato coniugato il calcolo è il seguente (27.266,20 - Reddito coniugale)/13.

Ne risulta, dunque, che hanno diritto all’aumento pieno, con la pensione che passerà direttamente a 524,35 euro, solamente i pensionati che hanno un reddito personale non superiore all’importo annuo della pensione minima, ossia 6.816,55 euro.

Come potrebbe funzionare la proposta di Silvio Berlusconi

La proposta di Silvio Berlusconi semplicemente potrebbe prevedere di aumentare la soglia della pensione minima a 1.000 euro mensili, raddoppiando quindi l’importo oggi riconosciuto. Ovviamente si continuerebbe a guardare al reddito, penalizzando così coloro che hanno altre entrate.

A raddoppiare, però, sarebbero anche i costi, anche perché aumenta la platea di coloro che oggi possono beneficiare di tale incremento. E le risorse andrebbero recuperate, e al momento non è chiaro come (anche perché Berlusconi non ha spiegato come).

Oppure, Berlusconi potrebbe ripetere quanto già fatto nel 2001, con l’introduzione della maggiorazione sociale conosciuta con il termine di incremento al milione.

Quanto costa la proposta di Silvio Berlusconi

Va detto che Silvio Berlusconi non è nuovo a un aumento delle pensioni: lo ha fatto già del 2001, portando l’importo a 1 milione delle vecchie lire (con il cosiddetto incremento al milione). Allora ci fu un costo di 2 miliardi di euro per le casse dello Stato, anche perché a essere interessati furono appena 1,8 milioni di persone, e non 6 milioni come inizialmente si pensava (visto che il diritto a tale incremento fu condizionato al rispetto di una serie di criteri). Ad esempio, allora Berlusconi decise che ad avere diritto a un tale aumento sarebbero stati solamente i pensionati ultra settantenni.

Ma le cose, con il passaggio dalla lira all’euro, potrebbero cambiare, e di molto. Anche perché oggi - secondo i dati Inps riferiti al 2021 - sono 5,3 milioni i pensionati che hanno percepito una pensione inferiore a 1.000 euro al mese.

Nel dettaglio: 1,7 milioni coloro che hanno una pensione inferiore a 500 euro al mese, i quali già oggi possono beneficiare della suddetta integrazione, ai quali si aggiungono 4,1 milioni di persone con un importo che va dai 500 ai 1.000 euro.

Per aumentare tali pensioni sarebbe necessario un esborso di almeno 10,8 miliardi, ma poi bisognerebbe pensare anche a coloro che percepiscono l’assegno sociale o le pensioni d’invalidità. Questi, infatti, non hanno diritto all’attuale trattamento al minimo della pensione, mentre percepiscono l’incremento al milione allora riconosciuto da Berlusconi.

Se il leader di Forza Italia dovesse scegliere di ripetere tale esperimento, aumentano non solo le pensioni ma anche i trattamenti assistenziali, allora il costo complessivo per lo Stato potrebbe aumentare a 18 miliardi. Non una cifra irrisoria, anche perché va detto che nel contempo bisognerà fare i conti con l’aumento delle pensioni che scatterà in automatico nel 2023 per effetto dell’inflazione. Un’operazione che, si stima, avrà un costo superiore ai 20 miliardi di euro.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO