Pensione febbraio 2023, zero aumenti e cedolino persino più basso in certi casi

Simone Micocci

20/01/2023

20/01/2023 - 12:54

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Beffa per chi prende più di 2.100 euro di pensione: neppure sul cedolino di febbraio figurano gli aumenti riconosciuti dalla rivalutazione.

Pensione febbraio 2023, zero aumenti e cedolino persino più basso in certi casi

È online il cedolino della pensione di febbraio, che porta con sé un’amara conferma: come era stato previsto, infatti, gli aumenti della rivalutazione non sono stati ancora applicati per coloro che hanno un assegno superiore a quattro volte il trattamento minimo, ossia poco più di 2.100 euro.

Ricordiamo quanto successo: con la legge di Bilancio 2023 il governo Meloni ha rivisto la rivalutazione, mantenendo le regole invariate solamente per coloro che hanno un assegno inferiore a 2.100 euro, per i quali l’adeguamento è stato pari al 100% del tasso rilevato (7,3% quello provvisorio).

Sopra tale importo, invece, la rivalutazione è stata rivista, prevedendo delle percentuali tanto più basse quanto più è elevato l’importo della pensione.

Tuttavia, i tempi erano troppo stretti per permettere all’Inps di adeguare il calcolo della rivalutazione già con la pensione pagata a gennaio e neppure applicare le vecchie regole era consigliato. In tal caso, infatti, i pensionati avrebbero goduto di un incremento maggiore rispetto a quello previsto da normativa vigente, con l’Inps che in un secondo momento avrebbe dovuto effettuare una trattenuta dalla pensione.

Per evitare questa spiacevole situazione, l’Inps ha scelto di congelare gli aumenti della rivalutazione, riconoscendoli per il momento solamente a coloro a cui l’assegno è stato rivalutato al 100%. Agli altri, come da comunicato stampa pubblicato sul sito dell’Inps in data 27 gennaio, “la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile al momento di approvazione della norma”.

Allorché si pensava che la “prima data utile” potesse essere quella di febbraio, ma stando a quanto rivelato dai pensionati che in queste ore hanno controllato l’importo dell’ultimo cedolino pubblicato online sembra proprio che ci sarà ancora da aspettare.

Aumento pensioni rinviato

La “prima data utile” annunciata dall’Inps, quindi, non è febbraio 2023. A questo punto le speranze dei pensionati ricadono su marzo, quando dovrebbero essere riconosciuti anche gli arretrati per i mesi precedenti.

D’altronde, va detto che l’Inps aveva poco tempo per attuare la nuova rivalutazione già nel cedolino di febbraio, visto che di fatto l’elaborazione è stata effettuata intorno al 10 di gennaio. Non c’entra nulla quindi il governo Meloni - come invece lamentano molti pensionati sui social network - in quanto si tratta di normali rallentamenti burocratici che dovrebbero essere risolti in tempo per riconoscere gli aumenti della rivalutazione nel prossimo cedolino, in pagamento il 1° marzo 2023.

Perché in alcuni casi la pensione di febbraio è persino più bassa

E non è tutto, perché alcuni pensionati lamentano persino una pensione d’importo più basso rispetto al mese precedente. Le ragioni potrebbero essere diverse:

  • conguaglio fiscale: laddove le ritenute Irpef relative al 2022 siano state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua, l’Inps come di consueto ne recupera le differenze a debito sulle pensioni in pagamento a gennaio e febbraio. A tal proposito, si ricorda per i pensionati che complessivamente percepiscono meno di 18.000 euro l’anno in trattamenti pensionistici per i quali dal conguaglio ne risulta un debito superiore a 100 euro, è stata applicata una reateizzazione di legge che si concluderà a novembre 2023;
  • sulla pensione di febbraio, inoltre, vengono trattenute le addizionali regionali e comunali relative al 2022, recuperate in 11 rate nell’anno successivo a quello a cui si riferiscono.

Queste le ragioni che potrebbero aver comportato un piccolo calo dell’importo della pensione rispetto ai mesi precedenti. Il che, sommato all’attesa per l’aumento, che ad esempio per chi prende 3.000 euro di pensione sarà pari a circa 116 euro (tutte cifre da considerare al lordo delle tasse), ha contribuito a generare un certo malcontento tra i pensionati, già scossi dalle novità dell’ultima manovra con cui è stato deciso di fare cassa su di loro, operando dei tagli - notevoli in certi casi - alla rivalutazione.

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