Pensione di reversibilità: spetta allo studente universitario fuori corso?

Claudio Garau

12/10/2022

12/10/2022 - 12:33

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Se lo studente universitario diventa fuori corso, mantiene il diritto alla pensione di reversibilità oppure lo perde? Ecco cosa dice la legge in proposito.

Pensione di reversibilità: spetta allo studente universitario fuori corso?

Una questione pratica che può interessare coloro che frequentano l’università riguarda la possibile compatibilità tra pensione di reversibilità e status di studente universitario. In particolare, la domanda, a cui nel corso di questo articolo, vogliamo dare risposta, è la seguente: chi è fuori corso conserva comunque il diritto all’assegnazione della pensione di reversibilità oppure no?

Anticipiamo che la condizione di studente universitario maggiorenne di per sé non impedisce di essere beneficiari del trattamento in oggetto, ma occorre avere una serie di requisiti per poter conseguire il diritto alla reversibilità e per conservarlo nel corso del tempo.

Vediamo allora come stanno le cose, dando prima uno sguardo al concetto di pensione di reversibilità e facendo chiarezza sulle circostanze in cui uno studente universitario è da ritenersi fuori corso. I dettagli.

Pensione di reversibilità: alcuni cenni generali

Se parliamo di pensione di reversibilità dobbiamo prima accennare alla cosiddetta pensione ai superstiti, ovvero una tipologia di sostegno pensionistico rivolta ai familiari superstiti di un pensionato o di un lavoratore venuto a mancare.

In particolare, si parla di trattamento pensionistico ai superstiti laddove i familiari del soggetto deceduto percepiscano un assegno pensionistico, riconosciuto dall’istituto di previdenza, che prende il nome di:

  • pensione di reversibilità, se il deceduto era un pensionato;
  • pensione indiretta, se il deceduto era un assicurato

La pensione indiretta attiene dunque ai soggetti deceduti nel momento in cui erano ancora in età lavorativa, ma avevano maturato determinati requisiti contributivi e assicurativi. Perciò in dette circostanze sarebbe in realtà improprio parlare di ’pensione di reversibilità’, anche se nel gergo comune è vero che si usano di solito questi termini in ambo i casi - soggetto deceduto pensionato e assicurato.

La pensione in oggetto può spettare a differenti familiari, secondo specifiche regole e secondo uno specifico ordine ed ovviamente hanno diritto a questa forma pensionistica non soltanto il coniuge, ma anche i figli superstiti. Altro aspetto molto importante è che la pensione di reversibilità è pari ad una quota percentuale della pensione del dante causa, ovvero la persona venuta a mancare.

Quando uno studente universitario va fuori corso?

Spiegare invece quando uno studente universitario è fuori corso è molto semplice. Uno studente si definisce fuori corso nel caso in cui - per i più svariati motivi - non sia in grado di terminare gli studi entro gli anni previsti dalla sua facoltà. Se per esempio lo studente si è iscritto ad un percorso di laurea triennale in ambito economico e non riesce a dare tutti gli esami e/o la prova finale entro i tre anni e sei mesi, diverrà automaticamente uno studente fuori corso.

Certamente è preferibile laurearsi nei tempi previsti senza sforare, e ciò non soltanto per poter avere un curriculum universitario di maggior qualità. Di rilievo sono infatti le conseguenze per chi si trova ’fuori corso’. Lo studente perde i punti bonus che, se completati gli studi in tempo, possono essere attribuiti al termine del percorso formativo.

Non solo. Le norme in materia indicano che dal secondo anno ’fuori corso’ scatta l’obbligo di pagamento di una mora di cento euro annui sulle tasse universitarie - ma sul punto il regolamento della singola università può disciplinare in modo diverso. Si tratta di una sorta di ’sanzione’ per lo studente che non è riuscito a tenersi al passo con gli esami, tuttavia è vero che colui che ha un Isee al di sotto di certe soglie potrebbe comunque conseguire delle agevolazioni nel versamento delle rate previste.

Inoltre, lo studente fuori corso non è tenuto al rispetto dell’obbligo di frequenza, quasi a volerlo ’esortare’ a recuperare gli esami mancanti nel più breve tempo, e non bisogna inoltre confondere la situazione dello studente fuori corso con quella di chi è ripetente.

Quando il figlio universitario ha diritto alla pensione di reversibilità? I quattro requisiti richiesti

A questo punto focalizziamoci su ciò che serve allo studente universitario per accedere alla pensione di reversibilità, intesa appunto come prestazione economica pagata dall’istituto di previdenza a favore dei familiari superstiti.

Rimarchiamo subito che il diritto alla pensione di reversibilità può essere riconosciuto al figlio studente universitario, a patto che la morte del titolare del trattamento previdenziale si abbia entro il periodo d’iscrizione a uno degli anni accademici del corso di laurea o di quello fissato dagli statuti delle scuole di perfezionamento.

Ma è il figlio maggiorenne che deve rispettare una serie di requisiti, esposti qui di seguito:

  • non deve aver compiuto 26 anni di età se frequenta l’università, corsi di specializzazione o perfezionamento legalmente riconosciuti;
  • deve essere a carico del genitore superstite;
  • non deve svolgere alcuna attività di lavoro (perché il reddito derivante renderebbe superfluo il supporto economico della reversibilità);
  • deve aver perduto il genitore da cui ottiene una quota di reversibilità nel periodo di iscrizione al corso di studi.

Il possesso di questi quattro requisiti è fondamentale e, se vi sono, lo studente potrà contare sulla pensione di reversibilità, anche laddove si tratti di figlio superstite che studia in un paese straniero. In linea generale, non dimentichiamo poi che dopo il 18° anno di età i figli mantengono il diritto alla pensione di reversibilità se sono ancora studenti. In particolare la reversibilità spetta ai figli studenti di scuola media o professionale di età tra i 18 e i 21 anni, a carico del genitori e che non svolgano attività di lavoro.

Per quanto riguarda gli studenti universitari, il diritto alla pensione di reversibilità viene meno qualora si perda lo status di studente di ateneo, vale a dire quando si consegue la laurea (senza una nuova iscrizione a un nuovo corso universitario o di perfezionamento) e, in ogni caso, al compimento del 26º anno di età (anche se si è ancora studenti universitari).

Il quinto requisito per non perdere la pensione di reversibilità: non essere fuori corso

Ma attenzione: c’è anche un quinto requisito ed è quello che qui interessa maggiormente. Lo studente universitario conserverà il diritto ad incassare la pensione di reversibilità soltanto se sarà in grado di restare nel corso legale di studi, dando gli esami nei tempi previsti e senza dunque diventare ’fuori corso’. Nel caso non riesca nell’obiettivo, la legge non ammette deroghe: lo studente fuori corso perde il diritto alla pensione di reversibilità del genitore deceduto.

C’è però un escamotage che obbliga a cambiare il percorso intrapreso per effettuare l’iscrizione ad un diverso corso di laurea. Rinunciando agli studi iniziati e cominciando un nuovo percorso sarà infatti possibile rientrare nei termini, senza rischio di perdere la pensione di reversibilità.

Infine attenzione a questo punto: l’iscrizione può essere fatta anche ad un corso equiparato a quelli universitari, e ci riferiamo ai corsi presso gli istituti tecnici superiori di cui alla legge n. 40 del 2007 (messaggio Inps n. 1893 del 2015, relativo al diritto alla pensione ai superstiti e all’iscrizione a istituti tecnici superiori) e quelli presso i conservatori di musica, a partire dall’anno accademico 2005/2006 (circolare Inps n.76/2008 in tema di iscrizione a corsi di alta formazione artistica e musicale).

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