Pensione anticipata contributiva a 64 anni, nuovi requisiti: guida aggiornata al 2023

Simone Micocci

21 Febbraio 2023 - 13:15

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Pensione anticipata per contributivi puri, aggiornati i requisiti dal 1° gennaio 2023. Ecco cosa cambia e quanto bisogna guadagnare per poterci andare.

Pensione anticipata contributiva a 64 anni, nuovi requisiti: guida aggiornata al 2023

Cambiano i requisiti per andare in pensione a 64 anni anziché a 67 (come previsto dalla pensione di vecchiaia): ogni inizio anno, per effetto della rivalutazione che adegua all’inflazione gli importi delle pensioni e dei trattamenti assistenziali, si aggiorna infatti il requisito economico richiesto ai contributivi puri che vogliono accedere all’opzione di pensione anticipata a loro riconosciuta.

Nel dettaglio, con il termine contributivi puri ci riferiamo a coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il calcolo contributivo: ad esempio, lo sono coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, come pure chi opta per il computo della Gestione separata.

Per questi è prevista una misura che consente di anticipare l’accesso alla pensione laddove l’importo maturato sia ritenuto sufficiente per permettere di vivere una vita dignitosa. D’altronde, come ci ha spiegato Elsa Fornero in una nostra intervista, va bene riconoscere una flessibilità in uscita a coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il contributivo, ma solo se si ha la sicurezza che il pensionato abbia i mezzi sufficienti per sopravvivere, senza dunque chiedere un sostegno allo Stato.

Per questo motivo l’opzione contributiva della pensione anticipata prevede tre tipologie di requisiti: un’età anagrafica soggetta agli adeguamenti biennali con le aspettative di vita, un minimo di contributi fisso negli anni, e un requisito economico soggetto a rivalutazione annua.

A tal proposito, facciamo chiarezza su come cambiano i requisiti per l’opzione contributiva della pensione di vecchiaia dal 1° gennaio 2023, in particolare per quanto riguarda il requisito economico visto che gli altri - come vedremo di seguito - sono rimasti invariati.

Chi sono i contributivi puri

Possono ricorrere a questa opzione coloro che rientrano interamente nel sistema contributivo. Per capire, basta prendere come riferimento la data del 1° gennaio 1996: è qui che la cosiddetta Legge Dini ha deciso in favore di un passaggio dal sistema retributivo al contributivo.

Oggi chi ha contributi accreditati in entrambi i periodi rientra nel cosiddetto sistema misto: una parte con il retributivo e l’altra con il contributivo. Solo chi ha un’anzianità assicurativa successiva al 1° gennaio 1996, invece, rientra interamente nel sistema contributivo e dunque può accedere sia all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia che di quella anticipata.

Sono considerati contributivi puri, e quindi possono accedere alla pensione anticipata in oggetto, anche coloro che approfittano del computo della Gestione separata con cui l’assegno viene calcolato interamente con il contributivo anche per la parte di contributi versati prima dell’1° gennaio 1996.

Requisiti

Sono diverse le misure di flessibilità che consentono di andare in pensione all’età di 64 anni. La più importante è senza dubbio quella a cui è dedicata questa guida, ossia l’opzione contributiva della pensione anticipata.

Come anticipato la pensione anticipata contributiva prevede sia un requisito anagrafico che contributivo. Nel dettaglio, questa può essere richiesta da coloro che:

  • hanno compiuto 64 anni di età. Questo requisito viene adeguato ogni due anni alla variazione - se positiva - delle speranze di vita. Nel 2023, nonostante fosse in programma l’adeguamento, il requisito anagrafico resta invariato in quanto le speranze di vita a causa del Covid sono crollate;
  • hanno un’anzianità contributiva pari a 20 anni.

A tal proposito è importante specificare che nei 20 anni di contributi si considerano solamente quelli effettivi, versati quindi dal datore di lavoro o dallo stesso lavoratore (se autonomo). Non hanno valore per la pensione, quindi, i contributi figurativi riconosciuti dall’Inps per i periodi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa.

Requisito economico

Ma non è tutto: per aderire alla pensione anticipata contributiva c’è un requisito economico da rispettare. Nel dettaglio, l’ammontare della prima rata della pensione - calcolata quindi con sistema contributivo - deve essere superiore a 2,8 l’importo mensile dell’assegno sociale.

Considerando che questo nel 2023 - merito di una rivalutazione al 7,3% - ha un valore mensile di 503,27 euro (rispetto ai 468,10 euro dello scorso anno), ne risulta un importo annuo di 6.542,51 euro (6.085,30 euro nel 2022). Di conseguenza, mentre nel 2022 bastava aver maturato un assegno annuo di 17.038,84 euro per andare in pensione a 64 anni, nel 2023 ne servono 18.319,02 euro (circa 1.190 euro netti al mese).

Dati alla mano, quindi, solo chi ha avuto una carriera lavorativa caratterizzata da una retribuzione medio-alta può accedere a questa opzione.

Quanto bisogna guadagnare per andare in pensione a 64 anni

A tal proposito è importante ricordare come si calcola l’assegno previdenziale per le pensioni che rientrano nel sistema contributivo. Nel dettaglio, il montante contributivo del richiedente va moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, variabile a seconda dell’età del lavoratore e della data in cui si va in pensione.

I coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione sono stati aggiornati per il 2023 e visto il calo delle aspettative di vita rilevato dall’Istat sono diventati più vantaggiosi per il lavoratore.

Oggi, per chi smette di lavorare a 64 anni, il montante contributivo si trasforma in pensione applicando un coefficiente del 5,18%. Ne risulta che per arrivare a una pensione annua di 18.319,02 euro, minimo richiesto per l’accesso alla pensione anticipata a 64 anni, bisognerà aver maturato un montante contributivo vicino ai 353.650 euro.

Considerando come si accumula il montante contributivo, ne risulta che in 20 anni di lavoro si può arrivare a una tale cifra con uno stipendio medio annuo di circa 53.500 euro, circa 2.500 euro (o poco meno) netti al mese.

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