Pensione a 64 anni, via libera del Senato (ma non in Italia). Divampano le proteste

Simone Micocci

9 Marzo 2023 - 11:55

condividi

Pensioni, in Francia via libera all’innalzamento dell’età legale fino a 64 anni (entro il 2030). Le proteste di piazza non fermano il governo Macron.

Pensione a 64 anni, via libera del Senato (ma non in Italia). Divampano le proteste

Il Senato francese ha approvato la riforma delle pensioni: le proteste di piazza, a cui hanno preso parte migliaia di persone, non sono servite quindi per arrestare l’innalzamento dell’età pensionabile 62 a 64 anni.

E proprio le immagini di questi giorni, con i cittadini francesi che hanno assaltato le piazze per protestare contro la riforma delle pensioni targata Macron, hanno portato molti italiani a chiedersi perché in Italia manchino da anni iniziative di questo genere, nonostante tra l’altro nel nostro Paese l’età per la pensione sia persino più alta, pari a 67 anni.

E non è neppure la prima volta che la Francia viene bloccata per protestare contro la riforma delle pensioni. Nel 1995, infatti, ci furono proteste per oltre un mese, dal 24 novembre al 25 dicembre, riuscendo così a bloccare la riforma annunciata dal governo allora guidato da Alain Juppé.

Adesso la storia si ripete: nei giorni scorsi sono scese in piazza a Parigi 700 mila persone, ma per il momento le proteste non sembrano aver sortito l’effetto sperato visto che il governo Macron - che aveva anticipato l’intenzione di riformare le pensioni già in campagna elettorale - non è disposto a fare passi indietro tanto che dal Senato è arrivato il via libera alla riforma.

Cosa prevede la riforma delle pensioni francese

L’intenzione del governo francese è di ridurre in pochi anni la spesa sostenuta per le pensioni. Per farlo si andrà a innalzare l’età pensionabile “legale”, che passerà da 62 a 64 anni.

A differenza di quanto fatto nel 2011 in Italia dalla riforma Fornero, il cambio dei requisiti non sarà istantaneo: viene previsto infatti un percorso graduale, con un innalzamento di 3 mesi per ogni anno. In questo modo si arriverà a 64 anni solamente nel 2030, quando in Italia - complice l’adeguamento biennale con le speranze di vita - l’età pensionabile potrebbe persino superare i 67 anni.

A cambiare è però anche il requisito contributivo: per aver diritto alla pensione a “tariffa intera”, infatti, non basteranno più 42 anni (168 trimestri) di contributi: ne serviranno 43 anni (178 trimestri) a partire dal 2027. Per raggiungere una tale soglia il suddetto requisito contributivo verrà innalzato di un trimestre all’anno.

Non bisogna però confondere l’età legale francese con l’età pensionabile italiana. Il sistema pensionistico in Francia, infatti, è molto più articolato rispetto al nostro tant’è che ci sono francesi che percepiscono due o più trattamenti. Nel dettaglio, l’età legale è molto meno vincolante rispetto alla nostra età pensionabile: è perlopiù un punto di riferimento, in quanto resta salva la possibilità di andare in pensione prima (accettando però una decurtazione dell’assegno) o anche dopo (beneficiando così di un incentivo).

A opporsi alla riforma, affiancando le proteste di piazza, è l’opposizione di sinistra. A tal proposito, la socialista Monique Lubin ha attaccato il ministro del Lavoro francese Olivier Dussopt, sostenendo che sarà ricordato per aver contributo a fare un passo indietro di 40 anni. Il governo Macron resta però fermo della propria posizione e sembra disposto a tutto pur di approvare la riforma in tempi brevi: nella notte tra il 7 e l’8 marzo, infatti, centro e destra hanno approfittato di un articolo del regolamento per accelerare la discussione del testo in oggetto, tanto da arrivare appunto al primo via libera per la parte più contestata della riforma, quella che innalza l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Riforma che il governo Macron definisce come necessaria in vista di un deficit pensionistico che nel 2030 salirà a 13,5 miliardi di euro, limitando così la possibilità di puntare su altre riforme di welfare.

Tutto, quindi, sembra lasciar presagire a un muro contro muro: neppure i sindacati, infatti, sono disposti a fare dei passi indietro annunciando altre proteste di piazza per i prossimi giorni. La sensazione è che si andrà avanti ancora per molto.

Riforme di piazza, un caso tutto francese

Non è solito assistere anche in Italia a quanto sta succedendo in Francia. Neppure la riforma di “lacrime e sangue” approvata dal governo Monti nel dicembre del 2011 ha smosso a tal punto gli animi della popolazione.

Eppure oggi l’Italia è tra i Paesi con l’età pensionabile più alta (ma va detto che grazie alle misure di flessibilità previste l’età effettiva per il pensionamento è inferiore ai 67 anni). Come ci insegna la storia francese, però, si tratta di due culture differenti che non possono essere equiparate. La vera opposizione francese, infatti, non si limita al Parlamento: è nelle piazze, come d’altronde dimostra la protesta dei cosiddetti gilet gialli.

Argomenti

Iscriviti a Money.it