Ciclicamente qualcuno in Italia propone la tassa patrimoniale, cioè imposizione fiscale sul patrimonio mobile o immobile, ma è opportuna nel complesso sistema italiano? Quali sono i rischi?
Ciclicamente in Italia si parla di una patrimoniale, cioè una tassazione sul patrimonio mobiliare e/o immobiliare. A farlo è stata questa volta Elsa Fornero, attraverso un intervento su "La Stampa”.
Ricordiamo tutti Elsa Fornero, nel ruolo di ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, con delega alle pari opportunità, per la riforma pensionistica ancora in vigore, ma il suo ruolo principale è stato di professoressa universitaria di economia politica.
Erano i tempi del Governo Monti, con la manovra conosciuta come "manovra lacrime e sangue", giusto per capire quanto è lunga la crisi economica italiana (ci servirà in seguito questo riferimento).
Premettiamo che attualmente parlando di imposta patrimoniale siamo nel campo di ipotesi di studio, non siamo di fronte a una proposta di legge, ma naturalmente si creano polemiche e possono far sorgere dubbi.
L’imposta patrimoniale è una tassa che grava sul capitale e sui beni mobili e immobili del cittadino. In Italia se ne parla spesso perché siamo uno dei Paesi in cui la ricchezza tende a essere stagnante: i cittadini hanno molti soldi depositati in conti corrente e libretti postali e c’è la tendenza a investire nel patrimonio immobiliare.
La professoressa Elsa Fornero nel suo intervento parte da un presupposto: molti Paesi europei hanno la patrimoniale, si potrebbe subito aggiungere che molti Paesi europei non hanno la pressione fiscale dell’Italia. In Europa i Paesi che applicano una patrimoniale sono Norvegia, Spagna e Svizzera. Italia e Francia impongono tasse su beni determinati (rendite finanziarie, immobili).
A questo punto si può obiettare che la patrimoniale, rispetto all’attuale tassazione che colpisce soprattutto il ceto medio, potrebbe portare una maggiore equità.
Aggiungerei che per capire la tassazione di un Paese si deve anche riflettere su come è distribuita e formata la ricchezza in un Paese. Non si possono prendere e importare sistemi fiscali da un Paese all’altro senza considerare differenze e variabili.
Vediamo perché, secondo Elsa Fornero, dovrebbe essere applicata una tassa patrimoniale in Italia.
Una tassa patrimoniale restituisce equità al Paese
La tassa sul patrimonio è sempre stata un nodo centrale della politica economica di sinistra, l’obiettivo dovrebbe essere tassare i ricchi e tutela dei più deboli. La patrimoniale renderebbe possibile la redistribuzione della ricchezza, ma è anche stimolo all’investimento in attività produttive in grado di aumentare il Pil. La risposta della destra è sempre stata che la patrimoniale deprime gli investimenti e porta ricchezza all’estero.
A questo punto diventano importanti i dati: alla fine del 2021 i depositi in conto corrente degli italiani (privati, non imprese) erano di 1.163 miliardi di euro, alla fine del 2022, 1.174 miliardi di euro. Cambia la prospettiva se valutiamo il saldo conto corrente e conto deposito: il saldo complessivo di depositi e conti correnti a dicembre 2021 era di 2.076,8 miliardi di euro, ridotto a 2.065,5 miliardi già a dicembre del 2022. La corrosione dei risparmi è dovuta all’effetto dell’inflazione che ha diminuito il potere di acquisto.
È importante anche il tenore del patrimonio immobiliare: quasi il 71% delle famiglie italiane è proprietario della casa in cui vive, e il 28% di esse ha anche in proprietà altri immobili.
Ricordiamo anche che l’articolo 47 della Costituzione prevede che «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese».
Perché secondo Elsa Fornero è necessaria un’imposta patrimoniale?
Elsa Fornero punta sull’equità del sistema fiscale e, di conseguenza, sulla possibilità di spiegare agli italiani la tassazione del patrimonio in modo da renderla accettabile. Sottolinea
Non è detto, infatti, che tutto ciò che è considerato sgradito ma necessario o utile per la collettività non possa essere compreso e persino condiviso dalla cittadinanza, o almeno da una parte rilevante di essa, invece di essere soltanto osteggiato.
Perché prevedere una patrimoniale? La risposta è logica: l’Italia ha un debito pubblico ancora molto elevato rispetto al Pil, su questo si pagano interessi notevoli e di conseguenza è necessario “fare cassa” prendendo i soldi dove sono. Si sta ipotecando il futuro dei giovani, infatti, non ripianare il debito pubblico significa solo rimandare nel tempo il momento in cui sarà necessario aumentare la tassazione o ridurre i servizi.
Si chiede Fornero
Perché i giovani dovrebbero accollarsi un debito contratto essenzialmente per mantenere il tenore di vita (e talvolta i privilegi) delle generazioni che le hanno precedute?
Dal punto di vista logico non fa una piega. Molti giovani scappano dall’Italia, per avere maggiori redditi e un tenore di vita diverso con maggiori opportunità anche di fare carriera, la “scomparsa” degli infermieri ne è un esempio. In Italia c’è mancanza di personale medico-ospedaliero e, nel solo 2023, 6.000 infermieri hanno chiesto la cancellazione dall’albo e sono andati all’estero dove hanno migliori retribuzioni e maggiori tutele potendo lavorare in ambienti sereni.
Perché un infermiere dovrebbe restare in Italia dove, se vuole costruirsi una piccola rendita per la vecchiaia (visti i risvolti economici del sitema contributivo), magari investendo nel settore immobiliare, deve pagare Imu, cedolare secca e rischia un’ulteriore patrimoniale?
Più volte il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato che il sistema fiscale italiano appare vessatorio e allora è proprio questo il punto, fino a quando appare tale, la patrimoniale desterà sempre sospetto.
Perché non dovrebbe applicarsi la tassa patrimoniale?
Ci sono diversi motivi per ritenere che una tassa sul patrimonio sia «non necessaria» in questo periodo o pericolosa. Romano Prodi in un suo intervento ha sottolineato che aumentare le tasse fa perdere voti, ma sicuramente non è questo il motivo giusto per non applicare una patrimoniale.
Dal punto di vista logico, e morale, può essere giusto tassare chi ha di più (la tassazione non deve però essere una punizione), ma siamo alla vigilia di un’importante riforma fiscale, che prevede forme di tassazione del patrimonio, vedremo a breve, ma che di fatto non prevede la patrimoniale.
Non sappiamo esattamente gli effetti della riforma fiscale, si annuncia una riduzione della pressione fiscale e semplificazione, allo stesso tempo arrivano ipotesi ulteriori di tassazione del patrimonio. Tutto questo genera confusione e forse gli italiani hanno bisogno anche di chiarezza.
La semplificazione fiscale dovrebbe essere un obiettivo comune altrimenti l’impressione è che ognuno vada un po’ per i fatti suoi. La tassazione, o meglio il sistema fiscale, rappresentano non semplicemente un modo per reperire risorse, ma una “filosofia fiscale”, un modo di intendere il Paese e di costruirlo anche su un rapporto di fiducia tra chi sta al Governo e chi finanzia la spesa pubblica con le proprie fatiche.
Il continuo, costante, cambio non aiuta chi vuole investire e far crescere il Paese perché diventa difficile capire quali possono essere le prospettive future.
Da un lato abbiamo una legge di Bilancio che esclude dal calcolo Isee 2024 i Titoli di Stato (rappresentano comunque un patrimonio mobiliare) andando in questo modo a favorire chi detiene risparmi rispetto a chi, invece, non ne ha la possibilità o semplicemente preferisce consumare. Dall’altro abbiamo proposte di tassazione del patrimonio.
A questo punto inserire una patrimoniale potrebbe generare confusione o almeno rappresenta un modo di pensare il futuro economico dell’Italia diverso da quello proposto. Encomiabiale il tentativo di rendere la tassa sul patrimonio una tassa giusta, sottolineando che dovrebbe colpire solo i grandi patrimoni, ma il sistema nel complesso dovrebbe prima essere snellito, reso chiaro, trasparente, semplice.
Non dimentichiamo che la pressione fiscale in Italia è al 43% circa, vuol dire che ogni 1.000 euro guadagnati, 430 vanno allo Stato, aggiungere un’ulteriore tassa senza semplificare il sistema, senza un reale miglioramento dei servizi resi, è difficilmente accettabile.
Tassa patrimoniale sui beni immobili
A ciò deve essere aggiunto che in Italia si applica l’Imu (Imposta municipale unica) su prima casa se di lusso, sulle seconde case, su terreni agricoli ed edificabili.
Nel frattempo con la riforma fiscale è stata aumentata la cedolare secca sugli affitti per immobili.
A ciò si aggiunge la tassazione applicata nel momento in cui i beni immobili passano di mano in mano, attraverso un atto di compravendita, attraverso successione o donazione.
L’imposta di successione si applica anche se oggetto di tramissione sono somme di denaro, auto, mezzi di trasporto, quadri di un certo valore (beni mobili).
Questo implica che vi è già una tassazione sul patrimonio immobiliare.
Un’ulteriore tassazione potrebbe al limite essere accettata solo se sostitutiva, nel senso di eliminare le diverse forme di tassazione e sostituirla con un’unica sola imposta. Anche in questo caso si andrebbe verso la semplificazione, almeno verrebbero ridotti gli adempimenti.
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Tassazione ed esproprio
Quando inizia un corso di diritto tributario i primi punti di riferimento normativi che vengono dati agli studenti sono gli articoli 23 e 53 della Costituzione.
Il primo sottolinea che nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.
Il secondo stabilisce che «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.»
C’è poi un altro punto sottile, cioè non può esservi referendum abrogativo su leggi tributarie (articolo 75 Costituzione), il motivo è semplice: tutti propenderebbero per l’abrogazione. Insomma, tutti sanno che le tasse sono naturalmente invise ai cittadini.
Subito dopo la maggior parte dei docenti si pone un quesito: fino a che punto la tassazione viene, malgrado tutto, accettata? La risposta generalmente fornita è che i cittadini difficilmente accettano una tassazione che abbia il «sapore» dell’esproprio.
In questo contesto diventa eticamente giusto parlare di tassare chi ha di più, ma a un certo punto è necessario fermarsi perché una pressione fiscale al 43% inizia ad avvicinarsi troppo a una soglia simile all’esproprio e proprio per questo può indurre a spostare le ricchezze o comunque nasconderle.
La situazione può diventare più aspra se il cittadino ha la percezione che nulla cambi, se la tassazione è sempre elevata, o aumenta, il cittadino vuole qualcosa in più, cioè minori tasse universitarie, più borse di studio, più alloggi popolari (non fatiscenti), prestazioni sanitarie tempestive, sensazione di sicurezza in città.
Parlare di una patrimoniale volta a ridurre il debito pubblico può portare benefici nel lungo termine, ma nel breve il vantaggio non è per nulla percepito, l’unica percezione resta un’ingiustizia subita.
Il tutto in un Paese in cui il «conflitto» sociale può essere considerato latente. Ad esempio mesi fa proprio Money ha predisposto un sondaggio sull’abolizione del reddito di cittadinanza e il 51% di coloro che hanno partecipato hanno manifestato il loro dissenso in maniera netta.
In questo contesto l’introduzione della tassa patrimoniale diventa difficilmente accettabile e rischia di inasprire i rapporti tra le parti sociali.
Diventa essenziale, nell’imporre una maggiore tassazione, la fiducia nelle istituzioni. Dati importanti sono contenuti nella 26° edizione dell’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, condotta dal Laboratorio di Studi Politici e Sociali (LaPolis) dell’Università di Urbino Carlo Bo, dallo studio emerge che il grado di soddisfazione verso la democrazia, negli ultimi tempi, è sceso al 43%: 10 punti in meno rispetto a un anno fa.
Si ritiene che tale orientamento sia dovuto a diversi fattori, ma principalmente si manifesta un crescente grado di in-soddisfazione nei confronti dell’azione e degli attori del sistema democratico.
In una situazione fragile, una maggiore imposizione fiscale con una tassa patrimoniale viene accettata solo con un aumento della fiducia nelle Istituzioni.
L’esempio può essere banale ma funzionale: se arriva un «conoscente» in casa e chiede dei soldi in prestito per togliersi dei debiti, ma già sapete che questo conoscente nel tempo è stato un po’ sprecone, che questi debiti li porta dietro da un bel po’ di tempo, parla frequentemente di crisi economica per le sue finanze, voi gli prestereste i soldi?
Questo indipendentemente da chi è al Governo perché l’Italia manifesta una crisi economica lunga e i governi succedutisi sono numerosi.
È giusta la patrimoniale? Potrebbe esserlo, ma le istituzioni dovrebbero prima dimostrare di essere in grado di valorizzare i sacrifici degli italiani. Le teorie politiche, economiche, e non solo, per quanto frutto di anni di studio, dovrebbero sempre essere calate nella società su cui ricadono.
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