Partite IVA 2025, salasso per molti contribuenti

Nadia Pascale

10 Luglio 2025 - 15:47

Salasso per le partite IVA nel 2025: chi ha aperto la partita IVA nel 2024 deve versare il saldo dell’anno precedente e l’acconto per il 2025. Si aggiungono i contributi previdenziali.

Partite IVA 2025, salasso per molti contribuenti

Salasso per le nuove partite IVA: versano il saldo delle imposte 2024 e acconti imposte sui redditi per il 2025, aggiungendo i contributi previdenziali, un esborso non da poco per chi ha aperto la partita Iva nel 2024.

In Italia le imposte sul reddito e i contributi previdenziali per i titolari di partita IVA sono corrisposti con il sistema di acconto e saldo. Questo implica che ogni anno i titolari di partita IVA versano gli acconti calcolati sui redditi prodotti l’anno precedente con scadenza 30 giugno e 30 novembre e versano poi il saldo derivante da dichiarazione entro il 30 giugno dell’anno di imposta successivo.
Ad esempio chi ha aperto una partita IVA nel 2023, versa nel 2025 il saldo per l’anno di imposta 2024 che però è già scorporato degli acconti versati nel 2024 e quindi è un residuo generato dai maggiori guadagni e versa gli acconti calcolati sui redditi dichiarati in precedenza.
Come deve, invece, comportarsi chi ha aperto una partita IVA nel 2024? Ecco perché le nuove partite IVA devono affrontare un salasso.

Salasso partita IVA aperta nel 2024, ecco perché

Chi ha aperto una partita IVA nel 2024 non ha potuto versare acconti per le imposte sui redditi perché era impossibile effettuare i calcoli, quindi, nel 2025 deve versare il saldo, e potrebbe essere elevato in base al volume di affari, inoltre deve versare l’acconto per il 2025.
Tanto più elevato è il saldo, tanto più elevato è l’acconto 2025 e questo può rappresentare un vero salasso per chi ha iniziato da poco un’attività e quindi ha affrontato anche i relativi investimenti.

Ricordiamo che anche per il 2025 la scadenza del versamento è slittata dal 30 giugno al 21 luglio 2025.

L’impatto rischia di essere ancora più devastante per i contribuenti in regime forfettario. Premesso che chi inizia un’attività con il regime forfettario in genere ha un’aliquota del 5% per 5 anni, applicata non al totale dei compensi/ricavi, ma a una quota determinata in base al coefficiente di redditività, si ricorda che i contribuenti in regime forfettario fatturano senza ritenuta d’acconto. Ne consegue che non anticipano una quota di imposte in corso d’anno e si trovano, l’anno seguente a quello di apertura della partita Iva a dover versare l’intero l’ammontare delle imposte maturato l’anno precedente e l’acconto.

Contributi previdenziali per le partita IVA

La situazione può essere ancora più complessa da gestire nel caso di iscrizione anche alla Gestione Separata INPS. Anche in questo caso il versamento avviene senza acconti nell’anno di imposta in quanto per chi ha aperto la partita Iva nel 2024 c’è da versare il saldo dell’anno precedente e l’acconto per il 2025. Inoltre, l’aliquota della Gestione Separata è particolarmente elevata, arriva al 26%.

Non è così per le altre casse professionali, ad esempio chi si iscrive nel 2025 all’INPGI, cassa previdenziale per i giornalisti “freelance”, a luglio versa i contributi minimi in acconto per l’anno corrente. Dal saldo dovrà quindi essere scorporata tale quota.

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