Pagare con le criptovalute? La rivoluzione è iniziata

C. G.

11 Dicembre 2018 - 10:47

I pagamenti in criptovalute sono sempre più diffusi. I motivi di questa crescente accettazione che potrebbe rivoluzionare il settore

Pagare con le criptovalute? La rivoluzione è iniziata

La possibilità di pagare in criptovalute rivoluzionerà il modo di concepire le transazioni finanziarie globali.

Fino a questo momento l’accettazione delle monete virtuali ha incontrato diverse difficoltà derivanti in primis dalla volatilità del comparto e in secundis dalla scarsa conoscenza del fenomeno.

Le cose, però, stanno cambiando e questo non soltanto nei Paesi in cui le condizioni economiche e sociali hanno imposto l’avvicinamento alle criptovalute come metodo di pagamento. Numerose le aziende che hanno mosso i primi passi verso una crescente accettazione del fenomeno e numerose altresì le società che si sono adoperate per risolvere i problemi legati a questo aspetto.

Pagare in criptovalute si può: l’ascesa dei POS

Nonostante il crollo degli ultimi mesi, il mercato del denaro digitale ha abbandonato gran parte della volatilità che lo ha da sempre contraddistinto. Al tempo stesso le criptovalute sono passate dall’essere un fenomeno di nicchia all’essere un argomento piuttosto conosciuto di cui molte famiglie hanno iniziato a discutere anche a tavola. Nonostante gran parte di esse non le possieda, tutti sanno oggi cosa sono le valute virtuali.

Un contesto, questo, che ha reso i pagamenti un’opzione sempre più praticabile sia per i payment service providers (PSP) che per i commercianti. Il tutto mentre diverse aziende hanno iniziato a progettare servizi e mezzi per vendere i propri prodotti tramite criptovalute.

Perché una società dovrebbe accettare monete virtuali?

È chiaro che, ad oggi, la maggior parte dei consumatori (anche quelli che detengono in portafoglio criptovalute) preferisce effettuare i pagamenti in valute tradizionali. Questo, però, non è sempre vero e vi sono delle eccezioni alla dominance delle fiat currency.

Il Venezuela è un esempio lampante. La recessione che ha messo in ginocchio Caracas ha imposto alla popolazione la ricerca di strade alternative per la propria sopravvivenza. Le criptovalute sono state additate come una delle possibili soluzioni alla crisi tanto che il loro successo e la loro adozione sono cresciuti a dismisura. Il mese scorso, la società che sta dietro il Dash ha annunciato un sistema di pagamenti tramite SMS che ha riscontrato l’interesse di 2.500 commercianti.

Discorso simile per l’Iran che dovendo fronteggiare le sanzioni reintrodotte dagli USA di Donald Trump ha scelto di avvicinarsi al comparto del denaro digitale.

Eppure anche nelle economie più avanzate diverse società stanno iniziando a muovere i primi passi verso la possibilità di pagare in criptovalute. Alla fine di novembre, ad esempio, una catena di caffè della Spagna, la Nostrum, ha annunciato la sua intenzione di aprire all’acquisto di caffè in monete virtuali.

In Corea del Sud, dove il 35% della popolazione detiene assett digitali, un accordo negoziato nel marzo di quest’anno tra l’exchange Bithumb e un PSP del luogo (Korea Pay Services) ha permesso ai locali di utilizzare criptovalute per pagare in oltre 6.000 negozi.

La domanda, dunque, è sempre la stessa: perché anche le economie che non stanno soffrendo inflazioni galoppanti o recessioni stanno iniziando a pensare di pagare in criptovalute?

“Le criptovalute sono durature, rare, private, resistenti alla contraffazione, praticamente libere, da immagazzinare e utilizzare. Esse non richiedono l’ausilio di terze parti, non hanno confini,”

ha affermato Vini Armani, Co-Founder e Chief Technology Officer di CoinText che ha aggiunto:

“Le valute governative non possono competere con questi attributi, anche se stanno facendo un buon lavoro”.

Eppure secondo altri osservatori, ci sono altri motivi che stanno spingendo i commercianti ad accettare le criptovalute come metodi di pagamento.

“Il mese scorso Christine Lagarde del FMI ha invitato le banche centrali a cercare di creare le proprie valute digitali. Penso che la necessità di un sistema di POS blockchain non sia marginale,”

ha commentato Zac Cheah, CEO e Co-founder dell’operatore di sistemi POS Pundi X.

Pagare in criptovalute: i problemi del sistema

Autorizzare pagamenti in Bitcoin ad esempio tramite SMS imporrebbe a ogni governo di mettere le mani su quelle transazioni imponendo ovviamente un determinato livello di tassazione. Questo, però, sarebbe soltanto un problema marginale.

Cosa accadrebbe se, dopo aver effettuato un pagamento in BTC il prezzo della criptovaluta cambiasse drasticamente crollando o magari guadagnando quota? A rimetterci, secondo i più scettici, sarebbero proprio gli stessi commercianti che hanno bisogno di un certo grado di stabilità nei propri affari.

Per ovviare a questo tipo di problematiche alcune società hanno già pensato a diverse soluzioni. Sonny Singh, il Chief Operating Officer di BitPay ha affermato:

“Se abbiamo una transazione di $100 in Bitcoin allora BitPay la confermerà immediatamente e stabiliremo la stessa somma in un giorno lavorativo tramite un trasferimento di denaro wireless che non si curerà di ciò che è nel frattempo accaduto al prezzo del Bitcoin. ”

La commissione applicata sarà dell’1% e non avrà costi aggiuntivi.
Quella di BitPay, però, non è stata l’unica proposta e si è affiancata alle soluzioni di altre aziende quali la citata Pundi X.

Gli sforzi delle società verso la crescente accettazione del fenomeno sono risultati sempre più evidenti. La possibilità di pagare in criptovalute potrebbe essere davvero in grado di rivoluzionare il mondo delle transazioni finanziarie globali così come lo conosciamo oggi.

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