Ecco quali sono i Paesi più popolari in Europa per condurre IPO, com’è la classifica mondiale e qual è la situazione italiana.
L’IPO (acronimo di offerta pubblica iniziale, dall’inglese) è un momento determinante nella crescita di un’impresa. Quando un’azienda decide di quotarsi in borsa e, se vi riesce, ottenere capitali non sta soltanto segnando il suo futuro e quello degli investitori, ma anche l’economia della nazione che la ospita.
Ecco perché è sempre interessante capire com’è la frequenza di IPO nei vari Paesi dell’Europa e del mondo, utile a capire meglio le diverse opportunità e le tendenze. Per avere un quadro generale complessivo è utile sapere che nel 2022 sono state condotte 1.671 a livello globale, per un valore di circa 180 miliardi di dollari in base ai dati di S&P Global Market Intelligence, dimezzate rispetto all’anno precedente. Il 2023 ha portato una ripresa notevole, salvo calare nuovamente nel 2024 con 1.215 operazioni per un valore di 121,2 miliardi di dollari.
Un andamento altalenante, visto che nei primi mesi del 2025 abbiamo nuovamente assistito a una crescita: il primo semestre, rispetto allo stesso periodo del 2024, ha registrato un aumento del 17% dei proventi. Quest’anno, peraltro, ci sono varie IPO che toccano da vicino l’Europa (e anche l’Italia), seppur in grave carenza rispetto al mercato statunitense e asiatico.
Come settori, intelligenza artificiale, tecnologia e green fanno da padrone, come ci si può aspettare. Vediamo però qual è la situazione nel mondo e quali sono davvero i Paesi più popolari per condurre IPO.
IPO in Europa nel 2025 (e nel mondo)
Restringendo il campo al mercato europeo, il Paese più popolare in Europa per condurre IPO è senza dubbio la Svezia. Dall’inizio dell’anno Stoccolma ha annunciato offerte pubbliche iniziali per un totale di 6,8 miliardi di dollari, registrando inoltre la più grande offerta pubblica europea dal 2022, quando si è tenuta l’IPO di Porsche AG. Come anticipato, quest’anno sta portando un vento migliore sull’Europa, ma la Svezia detiene comunque un successo oggi irraggiungibile.
La metà delle più grandi IPO europee di quest’anno, cinque su dieci, si è tenuta proprio a Stoccolma. La Borsa svedese ha per il 2025 nove società quotate, un record dal 2022. Gli altri principali mercati azionari europei non si avvicinano neanche lontanamente ai risultati svedesi. Spagna e Germania, per esempio, hanno annunciato IPO per 1,3 miliardi di dollari ognuna, mentre la Svizzera per 1,2 miliardi di dollari.
Seguono la Turchia con 653 milioni di dollari, la Polonia con 488 milioni di dollari e la Gran Bretagna con 426 milioni di dollari. In termini di società europee che detengono IPO, invece, la classifica è la seguente:
- Verisure con 3,6 miliardi di dollari (Svezia);
- SMG Swiss Marketplace con 1,1 miliardi di dollari (Svizzera);
- Asker Healthcare Group con quasi 1 miliardo di dollari (Svezia);
- Ottobock con 833 milioni di dollari (Germania);
- Noba Bank con 817 milioni di dollari (Svezia).
A questo punto la mancanza dell’Italia non passa certo inosservata ed è facilmente spiegata. Nel primo semestre del 2025 il Belpaese ha segnato un arretramento del 72% nel valore raccolto, con appena 539 operazioni. Un peggioramento progressivo per cui gli analisti attribuiscono gran parte della responsabilità alla volatilità dovuta alla crisi geopolitica e ai dazi statunitensi, anche se la media europea nello stesso momento è decisamente più ottimistica.
A pesare sull’Italia ci sono infatti ulteriori fattori, a partire dall’appetibilità crescente di finanziamenti privati e fondi, più conveniente e rassicurante per le piccole imprese rispetto alla quotazione. In questo contesto, la maestosità della Svezia appare ancora più evidente, ma nonostante ciò il leader europeo arriva quinto nella classifica mondiale.
In fondo, la borsa svedese resta più piccola di tre volte rispetto a quella inglese, e ha una competitività limitata, ma la politica di coinvolgimento delle famiglie ha ripagato il Paese. Gli Stati Uniti confermano per il momento il proprio primato, seguiti dalla Cina continentale, da Hong Kong e dall’India.
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