Un Paese europeo ha detto no alle armi in Israele perdendo 1 miliardo di euro

Ilena D’Errico

17 Settembre 2025 - 23:21

Ue e Onu cambiano prospettiva sulla guerra a Gaza, ma questo Paese ha già detto no alle armi in Israele.

Un Paese europeo ha detto no alle armi in Israele perdendo 1 miliardo di euro

La situazione a Gaza è sempre più drammatica, la guerra continua a mietere vittime, tra cui molti, troppi, civili. Da quasi 2 anni l’Idf e Hamas hanno messo a ferro e fuoco la Palestina, ma soltanto ora si comincia ad avvertire un cambio di rotta nella comunità internazionale. Il sostegno a Israele vacilla, non più con vaghe dichiarazioni di circostanza, ma con atti concreti che condannano davvero la violenza senza limitarsi a prenderne le distanze. Perché al di là delle colpe e degli interessi, Tel Aviv ha goduto finora di un trattamento di favore da parte dell’Occidente, un supporto più o meno diretto dall’Unione europea e dagli Stati Uniti spesso sbilanciato.

Non che la guerra sia stata legittimata dal resto del mondo, i cui sforzi sono stati concentrati sulla fine del conflitto, ma ci sono stati importanti ostacoli a una presa di posizione vera e propria, che invece la crisi umanitaria impone. Ancora prima che gli Stati potessero pronunciarsi da un fronte unitario, con le trattazioni in corso dell’Ue e dell’Onu, un Paese europeo è passato all’azione. La Spagna ha detto no alle armi in Israele, perdendo già 1 milione di euro con l’annullamento dei primi contratti.

Una scelta coraggiosa portata avanti dal governo, effettiva e mirata, attuata ancor prima che Madrid abbia completato l’iter legislativo per l’embargo sulle armi a Israele. La Spagna può vantare di aver anticipato il cambiamento di prospettiva verso la guerra a Gaza, ora che anche da Bruxelles arrivano dure steccate. Forse non sarà questo a contribuire alla fine del conflitto, per quanto potrebbe agevolare una tregua, ma almeno l’Occidente decide di non contribuire personalmente al massacro.

La Spagna dice no alle armi in Israele, anche se costa già 1 miliardo di euro

Il ministero della Difesa spagnolo ha annullato due contratti con società israeliane, per un valore di circa 1 miliardo di euro. In particolare, la Spagna avrebbe dovuto acquistare da Israele lаnсіаrаzzі аd аltа mоbіlіtà Ѕilam е dеі ѕіѕtеmі mіѕѕіlіѕtісі аntісаrrо Ѕріkе L.R. per le proprie forze armate, finanziando così l’opera bellica di Tel Aviv. Contratti di grande valore per il Paese, 1 miliardo di euro di armi avanzate fondamentali per il potenziamento della Difesa, che tuttavia ha scelto di rinunciare.

Se stupisce è soltanto per l’andamento della situazione internazionale, visto che il governo madrileno ha subito preso posizione contro le violazioni dell’Idf. Tra difendere i propri confini e colpire deliberatamente obiettivi civili c’è una differenza abissale che il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha ben chiara, non volendo partecipare “a questo esercizio quotidiano di banalizzazione del male”.

Ciò mentre il governo è al lavoro sul decreto legge con cui il Paese vuole tagliare ogni potenziale supporto a Tel Aviv, cominciando dal divieto di comprare e vendere armi. Tutti i possibili “responsabili del genocidio” saranno esclusi dalla possibilità di entrare in Spagna e le infrastrutture spagnole non potranno essere impiegate per il transito di carburante o qualsiasi altro carico legato alla guerra a Gaza, mentre l’importazione da territori occupati viene vietata.

Qualcosa sta cambiando

Accuse di genocidio, divieti, blocchi. Una linea durissima che costa a Sánchez un’accusa di “antisemitismo istituzionalizzato” e l’ulteriore rottura diplomatica, ma non fa retrocedere il Paese neanche di un millimetro. Anche perché lo Stato è unito, la condanna bipartisan a Israele non è in discussione in Spagna, dove infatti si auspica da tempo un intervento comunitario differente.

Ora, però, anche la Commissione Ue si è messa al lavoro su un pacchetto di sanzioni, visto che i limiti superati sono stati fin troppi. Hamas è un problema gravissimo per la regione e per la sicurezza di Israele, ma il blocco degli aiuti umanitari, la violazione del cessate il fuoco, gli attacchi deliberati a civili e truppe di pace sono imperdonabili. Ne hanno preso atto le Nazioni Unite, la cui commissione d’inchiesta internazionale indipendente ha pronunciato senza mezzi termini il suo responso:

Siamo giunti alla conclusione che a Gaza si sta verificando un genocidio e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele.

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