L’oro illegale arriva in Europa

Alessandro Nuzzo

6 Dicembre 2025 - 14:05

Aumentano i casi di ingresso nelle catene di approvvigionamento occidentali di oro proveniente da paesi sanzionati.

L’oro illegale arriva in Europa

È stato un 2025 da record per l’oro, salito a quotazioni mai raggiunte prima e tornato al ruolo di tradizionale bene rifugio. Le tensioni geopolitiche, che si sono riflesse anche sugli aspetti economici, hanno fatto aumentare la domanda di questo metallo. Con una richiesta così elevata e prezzi così alti, si stanno registrando sempre più casi di ingresso nelle catene di approvvigionamento occidentali di oro illegale, proveniente da Paesi che, a causa delle restrizioni internazionali, non possono esportare la propria materia prima altrove. Pensiamo soprattutto alla Russia, esempio emblematico di elusione delle sanzioni.

Dopo i divieti di esportazione verso l’Occidente dell’oro russo, le forniture si sono spostate verso Emirati Arabi Uniti, Turchia e Cina, che rappresentano oggi il 99,8% di tutte le esportazioni russe. Gli Emirati Arabi Uniti, da soli, hanno importato 75,7 tonnellate di oro russo per un valore di 4,3 miliardi di dollari tra febbraio 2022 e marzo 2023, rispetto alle sole 1,3 tonnellate del 2021.

In Occidente, l’oro illegale arriva tramite uno stratagemma ben noto: è sufficiente fondere i lingotti provenienti da una nazione autorizzata con quelli di Paesi sanzionati, ottenendo nuovi lingotti con marchi differenti. Questo è sufficiente a cancellare qualsiasi forma di tracciabilità.

Stati Uniti e Regno Unito, in particolare, stanno cercando di rafforzare i controlli imponendo nuove sanzioni. Nel giugno 2024 il Dipartimento del Tesoro americano ha colpito diverse società con sede a Hong Kong e negli Emirati Arabi Uniti, accusate di aver facilitato il commercio dell’oro proveniente da Polyus, principale produttore russo, già inserito nella lista nera nel 2023.

A dicembre dello stesso anno, Washington e Londra hanno poi coordinato un secondo pacchetto di sanzioni contro una rete internazionale di contrabbando con base nello Zimbabwe, ritenuta responsabile di movimentare oro aggirando i controlli e sostenendo indirettamente gli interessi russi.

Sta aumentando anche l’estrazione illegale di oro, soprattutto in Sud America, in Paesi come Colombia, Perù e Venezuela. Qui la criminalità organizzata sta generando più profitti con il commercio illegale di oro che con quello di cocaina. La maggior parte dell’oro irregolare viene poi esportata verso mercati come Emirati Arabi Uniti, Turchia e Arabia Saudita.

Lo stesso fenomeno si registra in Africa, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, dove si stima che ogni anno venga esportato illegalmente oro per un valore compreso tra 300 e 600 milioni di dollari, ricavato utilizzato per finanziare gruppi armati.

Si lavora per fermare questo trend

Stati Uniti e Regno Unito stanno lavorando per porre fine a questo commercio. La London Gold Trade Association ha anticipato l’entrata in vigore dei nuovi requisiti di trasparenza dal 2027 al 2026. Da gennaio del prossimo anno, chi trasforma oro dovrà rendere pubblica l’identità dei fornitori nelle località considerate a rischio. Si tratta di requisiti essenziali per interrompere i finanziamenti dei gruppi armati nelle zone di conflitto, in particolare in Sud America e nei Paesi centroafricani. Il problema, però, è che dimostrare l’origine esatta della materia prima resta molto difficile senza soluzioni specializzate contro la frode. Anche gli Stati Uniti stanno lavorando a nuove tecnologie, ma al momento oltreoceano non esistono strumenti pienamente efficaci per contrastare il commercio illecito di oro.

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# Oro

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