Oro verso i 4.000 dollari entro il 2026. Cresce l’interesse globale tra rischio recessione e fuga dal dollaro. Cosa aspettarsi ora.
Nel 2025 l’oro è tornato prepotentemente sotto i riflettori. Non solo come difesa classica contro inflazione e incertezze geopolitiche, ma anche come asset strategico per banche centrali e grandi patrimoni. Il quadro macro resta fragile. La Fed ha mantenuto i tassi fermi a giugno, ma il mercato già sconta tre tagli entro l’anno e altri due nel 2026, segno che le preoccupazioni su crescita e tenuta fiscale restano alte.
Nel frattempo, i rendimenti dei Treasury sono scesi, il dollaro si è indebolito e gli investitori si sono mossi velocemente verso l’oro. I volumi scambiati hanno raggiunto livelli record nel primo semestre (329 miliardi di dollari al giorno in media) e gli ETF hanno registrato afflussi elevati, soprattutto dal Regno Unito.
Queste dinamiche raccontano due tensioni parallele: da un lato, la ricerca di copertura contro potenziali shock (USA, Medio Oriente, Cina); dall’altro, l’aspettativa di rotazioni settoriali, con i materiali di base pronti a cavalcare un eventuale breakout dell’oro sopra i massimi storici, verso target a 4.000 dollari. [...]
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