Ora di religione a scuola sempre più costosa: ecco quanto spende lo Stato ogni anno

Teresa Maddonni

16 Aprile 2024 - 17:46

Quanto costa l’ora di religione a scuola? Quanto spende lo Stato ogni anno? I dati del 2024 parlano di una spesa in aumento. Ecco perché e come sono cambiate le cifre negli anni.

Ora di religione a scuola sempre più costosa: ecco quanto spende lo Stato ogni anno

L’ora di religione a scuola è sempre più costosa. Lo Stato italiano, infatti, nel 2024 spenderà 859milioni di euro per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, o dell’ora alternativa, secondo quanto elaborato e riportato dal quotidiano La Repubblica.

Il giornale, nel dettaglio, ha stimato quanto spende da sempre lo Stato per l’ora di religione, non solo nel 2024, dal momento che negli anni i costi sono aumentati in modo considerevole. I dati arrivano proprio quando c’è grande attesa per il concorso scuola riservato agli insegnanti di religione - le procedure dovrebbero essere due una straordinaria e una ordinaria - per stabilizzare i precari storici che attendono un concorso da vent’anni. Vediamo allora quanto costa l’ora di religione a scuola e quanto ha speso negli anni lo Stato italiano.

Ora di religione a scuola: lo Stato spende il 30% in più rispetto a 10 anni fa

Rispetto a dieci anni fa lo Stato spende il 30% in più per l’ora di religione a scuola, che evidentemente ha un costo sempre maggiore. Secondo i dati elaborati da La Repubblica:

  • nel 2024 il bilancio di spesa per l’ora di religione a scuola è di 859 milioni di euro;
  • cinque anni fa, nel 2019, la spesa a carico del bilancio ministeriale per gli insegnanti di religione era di 745 milioni di euro, vale a dire il 15% in meno;
  • nel 2014, dieci anni fa, la spesa dello Stato era di 665 milioni di euro, il 30% in meno.

Nella spesa dello Stato sono comprese anche le attività alternative alla religione cattolica. Gli studenti e le studentesse che non si avvalgono dell’insegnamento di religione, infatti, abbandonano l’aula durante l’ora settimanale per raggiungere altri locali in cui svolgere attività didattiche e formative con un docente che viene appositamente assunto dalla scuola.

E infatti, secondo le stime del quotidiano, sono sempre di più gli studenti che scelgono l’ora alternativa. Dunque laddove la spesa per l’ora di religione aumenta, gli studenti che scelgono l’insegnamento diminuiscono.

Secondo i dati relativi allo scorso anno scolastico e diffusi dall’ufficio statistica della Conferenza episcopale italiana (Cei), considerando tutte le scuole di ogni ordine e grado, gli studenti che abbandonano l’aula durante l’ora di religione sono il 16%, pari a un milione e 300mila alunni tenendo conto anche delle paritarie. Ogni anno coloro che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica aumentano di mezzo punto percentuale.

Ora di religione a scuola: ecco perché è sempre più costosa

Perché l’ora di religione a scuola è sempre più costosa se gli studenti che scelgono di prendervi parte diminuiscono? La causa, stando a La Repubblica, è da ricercarsi nel pensionamento dei maestri e delle maestre che nella scuola dell’infanzia e nella primaria potevano insegnare religione se autorizzati dal vescovo. Non era quindi richiesto personale specifico e aggiuntivo. La normativa tuttavia è cambiata e le scuole devono dotarsi di insegnanti specializzati e riconosciuti dalla Cei.

Ora infatti, proprio di fronte a questa schiera di docenti che hanno i requisiti per insegnare religione e che sono precari da anni, il ministero si prepara a bandire due concorsi per l’estate concludendo la procedura entro l’anno.

I due bandi andranno a coprire un totale di 6.428 posti da dividere tra procedura straordinaria e procedura ordinaria e più nel dettaglio:

  • il 70% dei posti sarà destinato al concorso per insegnanti di religione cattolica straordinario;
  • il 30% al concorso ordinario.

Potranno partecipare al concorso straordinario i docenti che abbiano almeno 3 annualità di servizio anche non consecutive nell’insegnamento della religione cattolica, quindi i precari storici che aspirano al ruolo da tempo.

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