Ora anche l’AI può provare emozioni (o quasi)

P. F.

27 Luglio 2025 - 16:53

Un nuovo studio ha analizzato l’emotività dell’intelligenza artificiale. I risultati sorprendono.

Ora anche l’AI può provare emozioni (o quasi)

Con lo sviluppo sempre più rapido dell’intelligenza artificiale, c’è un quesito che in molti si pongono: l’AI sarà in grado di provare emozioni?

Un tentativo di rispondere a questa domanda è avvenuto in Italia, dove due scienziati hanno esplorato le capacità di alcuni sistemi di intelligenza artificiale generativa (ChatGPT, Gemini e Claude) di emulare reazioni emotive simili a quelle degli esseri umani tramite l’impiego di stimoli visivi.

Uno studio per cercare l’emotività nell’AI

La ricerca, condotta da Zaira Romeo (Istituto di Neuroscienze del CNR) e Alberto Testolin (Dipartimento di Psicologia Generale e Matematica dell’Università di Padova), è stata pubblicata sulla rivista Royal Society Open Science.

Lo studio si è sviluppato attraverso un’analisi delle risposte che i modelli di AI hanno dato alle stesse domande che, solitamente, vengono rivolte alle persone coinvolte in esperimenti di percezione emotiva.

Gli scienziati hanno mostrato ai sistemi di intelligenza artificiale un set standard di immagini, classificato in base al loro contenuto positivo, negativo o neutro, che comprendeva animali, persone, paesaggi e oggetti. Durante la visione delle immagini, all’AI venivano richieste domande come “Come giudichi questa immagine?”, “Come reagisci?” o “Cosa provi dopo averla vista?”.

Gli esiti della ricerca sulle emozioni dell’AI

Alla fine dello studio, l’AI ha manifestato sei emozioni fondamentali: felicità, rabbia, paura, tristezza, disgusto e sorpresa.

Le valutazioni elaborate dall’intelligenza artificiale sono risultate particolarmente simili a quelle espresse dai partecipanti umani. In particolar modo, ChatGPT ha dato risposte perfettamente allineate con i punteggi medi forniti dagli esseri umani, nonostante una tendenza del sistema a sovrastimare le emozioni nel caso di immagini ad alto tasso di emotività.

In alcuni casi, l’AI ha anche ammesso di aver dato una determinata risposta basandosi sui pensieri di un essere umano medio, indicando così uno stato di consapevolezza procedurale delle aspettative emotive.

L’AI riconosce le emozioni, ma non le prova

I nuovi sistemi di intelligenza artificiale sono pienamente capaci di comprendere la componente emotiva legata a una immagine. Secondo la ricerca, questo fenomeno è collegato ad alcune teorie psicologiche che affermano che il linguaggio non sia solo uno strumento di comunicazione descrittiva, ma anche un veicolo fondamentale per strutturare il pensiero e il mondo emotivo degli esseri umani.

Tuttavia, questa capacità non implica che l’AI sia capace di provare emotività. L’intelligenza artificiale non “sente” le emozioni, ma è comunque in grado di replicare i meccanismi cognitivi collegati ad esse tramite l’analisi dei dati testuali appresi durante il suo addestramento.

Un impiego responsabile dell’empatia artificiale

Secondo gli scienziati, se l’AI è in grado di riconoscere e riprodurre le emozioni umane, si può riflettere su come sfruttare questa tecnologia in modo giusto e consapevole. Se perfezionata, in un futuro l’empatia artificiale potrebbe essere utilizzata positivamente in alcuni ambiti delicati dal punto di vista psicologico:

  • assistenza agli anziani, dove la presenza di una macchina capace di “mostrare” empatia potrebbe offrire conforto al paziente;
  • sostegno scolastico, dove un’interazione emotiva più vicina a quella umana potrebbe favorire l’apprendimento;
  • salute mentale, un ambito dove il rapporto emotivo è un aspetto fondamentale.

Allo stesso tempo, Romeo e Testolin sostengono che sia necessario fissare delle regole chiare e imporre controlli rigorosi, poiché nonostante l’AI sia perfettamente capace di imitare le emozioni, non le prova realmente. Saranno agli esseri umani a dover stabilire dei limiti precisi per sfruttarla al meglio, in modo tale che non accadano episodi spiacevoli.

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