Obbligazioni: gli Usa non riusciranno più ad essere il porto sicuro globale

Mattia Prando

24 Dicembre 2019 - 15:36

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Secondo Nick Wall, Co-gestore del Merian Strategic Absolute Return Bond Fund di Merian Global Investors, vi sono tre condizioni per invertire la «trappola» di crescita bassa e debito alto

Obbligazioni: gli Usa non riusciranno più ad essere il porto sicuro globale

Da inizio 2018, gli Stati Uniti sono sempre stati in grado di attrarre capitali in cerca di rifugio. Dopo più di due due anni, gli Usa si sono riallineati con il resto del mondo, complice la forza del dollaro che ha compresso gli utili delle aziende a stelle e strisce. Oltre a ciò, il ribasso dei mercati azionari di fine 2018 e i tassi più elevati hanno avuto ripercussioni sull’economia più sensibile ai tassi.

Si è quindi creata una sorta di “trappola” di debito in dollari elevato e crescita bassa.

Per Nick Wall, Co-gestore del Merian Strategic Absolute Return Bond Fund di Merian Global Investors, ci sono tre condizioni necessarie affinché si possa invertire la situazione, e si stanno verificando.

“Vi sono le condizioni per un’inversione delle dinamiche di mercato che hanno determinato l’andamento dei prezzi e i flussi di capitale fin dall’elezione di Trump. Il capitale confluito nei bond globali, nell’azionario USA e nei mercati monetari statunitensi si sposterà altrove alla ricerca di rendimenti più elevati, se il contesto geopolitico migliorerà e la Fed manterrà i tassi su livelli bassi”, sottolinea Wall.

Una Fed più accomodante

Nel corso del 2019, la Federal Reserve ha interrotto il suo processo di normalizzazione monetaria, tornando ad avere un atteggiamento accomodante. L’istituto centrale ha ripreso ad acquistare T-Bill, rendendo meno probabile che le grandi emissioni di debito Usa escluda altri investimenti e provochi ulteriori incidenti sul mercato REPO. In questo quadro, la Fed dovrà continuare con questa operazione, al fine di non perdere di nuovo il controllo sui tassi a breve.

“Con il Governo che produce ampi deficit, non crediamo che la Fed sia in grado di controllare contemporaneamente sia le dimensioni del proprio bilancio sia i tassi a breve termine”, evidenzia Wall.

Guerra commerciale

Con le elezioni presidenziali statunitensi alle porte, Trump vuole arrivare a novembre 2020 con i mercati azionari e l’economia in forze, al fine di essere rieletto. In un contesto nel quale l’economia americana è più vulnerabile a una recessione, i rapporti con Pechino potrebbero distendersi ulteriormente.

Dal canto suo, la Cina ha bisogno di attirare flussi di capitale: sono queste le condizioni base che hanno portato le due superpotenze a trovare un accordo di “Fase 1”, il quale dovrebbe essere firmato a inizio 2020. “Sebbene sia improbabile che si raggiunga un accordo comprensivo fino a dopo le elezioni, vi è una ragionevole possibilità che il punto di massimo delle tensioni commerciali sia ormai stato superato”, dichiara il gestore.

Allentamento monetario cinese

Secondo l’esperto, vi sono possibilità che la Cina stia iniziando ad allentare le politiche monetarie. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale è stato tagliato di 5 punti base (al 3,25%) ed è ora legato al tasso al quale la Banca Centrale cinese presta capitale alle altre banche.

“Non si tratterà di un ciclo di allentamento aggressivo come quelli del 2009 e del 2016, ma potrebbe segnalare uno spostamento verso politiche più accomodanti, dato che la forza del renminbi rende più improbabili i deflussi di capitale”, chiosa il Co-gestore del Merian Strategic Absolute Return Bond Fund di Merian Global Investors.

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