La corsa all’AI sta cambiando direzione: ecco chi potrebbe guidare la prossima ondata e perché sempre più investitori stanno guardando altrove.
Qualcosa si è incrinato nel dominio dell’intelligenza artificiale. Nvidia, regina indiscussa del settore, non è più l’unica forza in campo. E la crepa è arrivata proprio da chi nessuno si aspettava: Google. Nel giro di poche settimane ha presentato Gemini 3 e Nano Banana 2, due modelli addestrati senza utilizzare nemmeno una GPU Nvidia. Ha puntato sulle proprie TPU, chip interni sempre più richiesti da chi costruisce l’AI del futuro. Anthropic ne sta acquistando fino a un milione. Meta sta valutando di inserirli nei data center dal 2027. Non è solo innovazione: è un cambio di equilibrio industriale, politico e finanziario.
Intanto la fiducia verso Nvidia rallenta. Michael Burry ha chiuso la sua posizione e scommesso sul ribasso. SoftBank e Peter Thiel hanno incassato e voltato pagina. Stati Uniti, Cina e Francia hanno avviato indagini antitrust sul potere di mercato dell’azienda. E sullo sfondo c’è la guerra tecnologica con Pechino, che rende sempre più difficile esportare chip avanzati. Altri segnali non sono meno importanti: i data center costano, consumano enormi quantità di energia e rischiano di diventare un freno alla crescita.
La domanda, ora, è inevitabile: se la narrativa cambia, chi guida davvero la prossima fase dell’AI? Più che previsioni, parliamo di tendenze già visibili. [...]
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