Governo Spagna: Sanchez bocciato ancora, ipotesi nuove elezioni

Alessandro Cipolla

25/07/2019

25/07/2019 - 16:06

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Dopo tre mesi regna ancora il caos in Spagna: vista la mancata intesa tra il Partito Socialista e Podemos, Pedro Sanchez per due volte non ha ottenuto la fiducia dal Congresso e adesso si avvina l’ipotesi altre elezioni.

Governo Spagna: Sanchez bocciato ancora, ipotesi nuove elezioni

La Spagna continua a rimanere senza un nuovo governo. Dopo quasi tre mesi di trattative a seguito delle elezioni generali del 28 aprile scorso, il Partito Socialista Operaio Spagnolo di Pedro Sanchez e Podemos di Pablo Iglesias ancora non hanno trovato l’intesa visti i non pochi i nodi ancora da sciogliere.

Dalle urne il PSOE è uscito fuori netto vincitore ma senza una maggioranza assoluta vista la legge elettorale puramente proporzionale. Per poter formare un nuovo governo, Sanchez quindi ha di nuovo bisogno dei voti di Podemos e dei baschi, mentre i catalani sono stati esclusi dal discorso dopo aver fatto cadere il primo governo socialisti-sinistra.

Proprio la vicinanza di Iglesias alle tematiche legate all’indipendenza della Catalogna hanno portato Sanchez e una sorta di aut aut: una nuova alleanza PSOE-Podemos sarà possibile soltanto se il leader della sinistra spagnola resterà fuori dal governo.

Dopo un lungo braccio di ferro Iglesias adesso ha annunciato il suo passo indietro, ma vuole comunque ruoli chiavi per i suoi. Senza una fumata bianca, Podemos si è quindi astenuto nei due voti di fiducia.

Sanchez così non ha ottenuto il via libera dal Congresso sia durante la prima votazione a maggioranza assoluta, che nella seconda dove serviva soltanto la maggioranza relativa (più voti favorevoli che contrari) per diventare presidente.

Adesso anche se Iglesias ha ipotizzato un prosieguo delle trattative con i Socialisti, si fa sempre più avanti l’ipotesi in Spagna di nuove elezioni visto lo stallo politico che regna nel paese.

Spagna: tramonta ipotesi governo PSOE-Podemos?

Che non fosse facile in Spagna riuscire a formare un governo ce ne eravamo accorti da tempo. Negli ultimi quattro anni infatti nel paese iberico si è votato già tre volte e, se si andasse ancora alle urne, si batterebbe ogni record con quattro elezioni in altrettanti anni.

Il Congresso dei Deputati a Madrid conta 350 seggi assegnati in maniera proporzionale tenendo conto dei voti presi in ciascuna circoscrizione, garantendo così una rappresentatività anche ai partiti regionali.

Il PSOE con il 28,7% ha ottenuto così 123 seggi. Per formare una maggioranza, Pedro Sanchez ha bisogno così oltre che dei 42 voti di Podemos, anche degli 11 deputati tra baschi e valenciani.

Una coalizione simile a quella che ha retto fino a inizio anno il primo governo Sanchez, caduto però dopo il voto contrario dei catalani che erano fondamentali per la tenuta numerica dell’esecutivo.

In questi tre mesi di trattativa tra il PSOE e Podemos è stata proprio la Catalogna il pomo della discordia: Sanchez nel suo governo non vuole incarichi per Iglesias, da sempre vicino agli indipendentisti, che alla fine ha optato per il passo indietro pretendendo comunque poltrone di rilievo per i suoi.

Sanchez spera ancora

Come ministro oltre ad altri esponenti di Podemos potrebbe trovare anche Irene Montero, numero due del partito e soprattutto compagna proprio di Iglesias, ma un accordo tra i due partiti non è stato ancora raggiunto anche sul programma.

La partita per i ministeri sembrerebbe essere comunque un argomento particolarmente spinoso, anche con il leader della sinistra spagnola fuori dalla composizione dell’ipotetico governo.

Martedì 23 luglio il congresso ha votato per la fiducia bocciando questo secondo governo Sanchez: a fronte di 176 voti necessari per avere la maggioranza assoluta, sono arrivati 124 sì, 170 no e 52 astenuti.

Visto il nulla di fatto, giovedì ci è stato un nuovo voto dove a Sanchez bastava la maggioranza relativa (i voti favorevoli superiori a quelli contrari) per diventare per la seconda volta presidente.

Tutto quindi era di nuovo nelle mani di Podemos che però, come nel primo voto, si è astenuto determinando così la seconda bocciatura per Sanchez anche se Iglesias si è detto possibilista per un prosieguo delle trattative.

Veste le due bocciature da parte del Congresso, adesso se entro due mesi non si dovesse trovare un nuovo accordo capace di garantire una maggioranza, sarebbero inevitabili per la Spagna delle nuove elezioni in autunno.

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