Al posto del redditometro entra in campo l’evasometro per contrastare l’evasione fiscale. Come funziona e chi rischia di più?
Con il pensionamento del redditometro nelle mani della Guardia di Finanza arriva l’evasometro, il nuovo strumento di contrasto all’evasione fiscale, che colpirà solo alcuni contribuenti. Ma cos’è e come funziona lo strumento di indagine con cui l’Agenzia delle Entrate individua i soggetti con il più alto rischio di evasione fiscale?
Il Dlgs 108 del 2024 ha portato all’accantonamento definitivo del redditometro, lo strumento attraverso il quale l’amministrazione tributaria verificava la differenza tra il reddito dichiarato e le spese effettive. Al posto del redditometro, che analizzava in egual modo contribuenti a rischio e non a rischio, entra in vigore l’evasometro con lo scopo di perfezionare i controlli andando a concentrare l’attenzione su chi ha effettivamente un profilo di rischio.
Incrociando i dati dell’anagrafe dei rapporti finanziari con lo scambio di informazioni legato al Crs e i dati presenti sulla dichiarazione dei redditi, si vuole individuare i soggetti maggiormente a rischio evasione fiscale. Grazie allo strumento si attribuisce al contribuente una sorta di punteggio fiscale che delinea il profilo di rischio.
Una delle categorie esposte a rischio è quella con debiti fiscali sopra i 50.000 euro e con disponibilità finanziarie all’estero, per esempio. E sono proprio le categorie a rischio quelle sottoposte a controlli. Tra le altre cose, in questo modo è anche più semplice valutare se chi aderisce a una rottamazione fiscale lo fa per reale necessità o con furbizia pur avendo i mezzi per saldare il debito.
Cos’è l’evasometro?
L’evasometro non è una vera e propria novità, infatti era stato introdotto già nel 2019 in via sperimentale, successivamente è diventato uno strumento vero e proprio di contrasto all’evasione. Oggi però si ha uno strumento di elevata precisione grazie alle nuove evoluzioni tecnologiche, più performante grazie alla interoperabilità delle banche dati e alla grande mole di dati che è possibile analizzare in brevissimo tempo. Infine, viene utilizzato in modo specifico su alcuni contribuenti.
L’evasometro presentato nei giorni scorsi dovrebbe essere uno strumento utile a misurare il rischio di evasione fiscale attraverso l’analisi dei soggetti che hanno debiti fiscali elevati e un alto indice di rischio fiscale.
Gli strumenti che utilizza l’evasometro
L’evasometro verifica i dati attraverso l’incrocio automatico con lo scambio di informazioni fiscali basate su Common Reporting Standard (CRS) con le segnalazioni finanziarie che inviano gli intermediari e le informazioni presenti sulla banca dati dell’anagrafe dei rapporti finanziari. Attraverso questo incrocio si attribuisce al contribuente un punteggio che definisce il profilo di rischio andando a delineare quelle che sono le priorità di intervento.
Una differenza rispetto al passato è la cadenza del flusso di informazioni che, su richiesta della Guardia di Finanza, viene aggiornato con frequenza mensile: questo renderà il monitoraggio costante sui soggetti a rischio per fare in modo che i debiti fiscali non si aggravino andando a colpire le eventuali risorse nascoste anche al di fuori dei confini nazionali.
Evasometro, gestione e intervento
L’evasometro sarà gestito dall’UIPAR, l’Unità Integrata Permanente di Analisi del Rischio. Si tratta di un organismo interistituzionale che serve a ottimizzare le risorse evitando controlli duplicati. Le indagini della Guardia di Finanza, in ogni caso, dovranno evitare di concentrarsi su contribuenti con scarse possibilità di adempimento dei debiti (come, ad esempio, le imprese che hanno aperto una procedura concorsuale). La maggiore attenzione andrà concentrata, invece, sulle partite Iva apri e chiudi, quelle che provvedono a chiusure irregolari o con cancellazione per anomalie.
L’evasometro andrà a colpire con controlli approfonditi i soggetti che hanno almeno 50.000 euro di debiti fiscali e le indagini avranno lo scopo di ricostruire la disponibilità patrimoniale reale del contribuente andando a prevenire, laddove possibile, la dispersione dei beni aziendali per sottrarsi ai versamenti.
Quando scatta l’evasometro?
L’accertamento verso un determinato contribuente è avviato solo nel caso coesistano le seguenti condizioni:
- scostamento tra reddito dichiarato e reddito ricostruito con le spese effettuate di almeno il 20%;
- lo scarto tra reddito dichiarato e reddito ricostruito deve essere superiore a dieci volte l’assegno sociale annuo, ovvero 70.000 euro.
Attività su cui si concentra l’evasometro
Si sottolinea durante l’audizione che ai vari reparti della GdF è stata data indicazione di evitare di concentrarsi su contribuenti per i quali la possibilità di riscuotere è bassa
come nel caso di soggetti con procedure concorsuali o delle società cartiere, che a fronte di volumi d’affari milionari, derivanti dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti, non presentano alcuna consistenza patrimoniale, risultando delle mere “scatole vuote”
Particolare attenzione deve, invece essere posta alle cessazioni di partite Iva. Nel solo 2024 sono state oltre 3.800 le posizioni portate alla chiusura per manifesta irregolarità. La soglia di attenzione resta alta, tanto da includere l’evasione dei pagamenti fiscali già iscritti a ruolo nelle analisi del rischio, rilevando maggiori indici di anomalia circa possibili condotte fraudolente come alienazioni simulate o in intestazioni di beni fittizie, finalizzate a dissimulare le effettive consistenze patrimoniali.
L’evasometro dovrebbe essere gestito dall’Uipar, Unità integrata permanente di analisi del rischio, un centro interistituzionale il cui compito è “razionalizzare l’uso di strumenti e risorse, evitando la duplicazione delle lavorazioni e la dispersione delle iniziative”.
Qual è la soglia di rischio? La soglia di 50.000 euro di debito erariale è il punto di riferimento per i controlli con evasometro. Le indagini fiscali su tali soggetti devono mirare alla ricostruzione patrimoniale dei soggetti sottoposti a indagini e a evitare la dispersione dei beni delle società per finalità criminali. Centrale nelle operazioni sarà la Silver notice che consente di interrogare le banche dati patrimoniali di oltre 50 paesi.
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