Nuova imposta di successione conviene? Ecco chi paga di più

Patrizia Del Pidio

1 Dicembre 2025 - 13:36

L’imposta di successione può essere pagata a rate, ma potrebbe costare molto di più. Ecco cosa valutare per capire se la nuova imposta a rate conviene oppure no.

Nuova imposta di successione conviene? Ecco chi paga di più

Nel 2025 l’imposta di successione ha subito profondi cambiamenti con l’introduzione dell’autoliquidazione e con le molteplici semplificazioni. Una di queste prevede la possibilità di versare l’imposta in modo rateale, con il pagamento del 20% entro 90 giorni e il resto in rate.

A portare le novità nell’imposta di successione è il decreto legislativo 139 del 2024. Con la sua introduzione l’imposta abbandona i canali tradizionali e diventa una tassa calcolata autonomamente dal contribuente sulla dichiarazione di successione presentata. Anche se il calcolo in autonomia può sembrare una semplificazione, bisogna però fare molta attenzione perché anche un errore banale potrebbe portare a sbagliare il calcolo con conseguenze abbastanza spiacevoli dal punto di vista economico.

Il pagamento rateale, inoltre, potrebbe determinare un aggravio maggiore per chi deve versare importi più bassi. Vediamo chi è avvantaggiato dalle novità, a chi convengono e chi invece rischia di pagare di più.

La nuova imposta di successione a rate

La dichiarazione di successione va presentata entro 12 mesi dall’apertura della stessa. Ad avviare la pratica deve essere uno dei soggetti obbligati (gli eredi, gli amministratori o curatori dell’eredità o gli esecutori testamentari).

La rateizzazione dell’imposta è concessa soltanto quando l’importo da versare non è inferiore a 1.000 euro, al netto dell’eventuale acconto già versato. Non è possibile quindi rateizzare sempre l’imposta da versare. Si tratta di una soglia fissata per una logica ben precisa: si vuole evitare che i piccoli importi siano rateizzati per fare in modo che i benefici del pagamento rateale non siano annullati costi di gestione elevati.

Per ogni rateizzazione va considerato, poi, il peso degli interessi sulle rate successive alla prima per capire se c’è una reale convenienza nel pagamento dilazionato.

L’acconto per rateizzare

Per poter rateizzare l’imposta di successione è necessario versare l’acconto pari ad almeno il 20% del totale. Sia per l’acconto che per le successive rate è necessario rispettare tempi precisi.

A partire dal 1° gennaio l’acconto deve essere versato entro 90 giorni dal momento in cui si presenta la dichiarazione di successione. Il versamento dell’acconto ha degli impatti diretti sugli adempimenti successivi. Se l’importo totale da versare è inferiore a 20.000 euro si può rateizzare il versamento in un massimo di 8 rate. Se il totale è superiore a 20.000 euro, invece, si può suddividere il versamento fino a 12 rate per consentire una dilazione più lunga solo su importi più elevati.

Le rate hanno cadenza trimestrale e devono essere versate sempre entro l’ultimo giorno di ogni trimestre, a partire da quello successivo al versamento dell’acconto.

Occhio agli interessi

Per valutare la convenienza della rateizzazione dei versamenti è necessario calcolare gli interessi che sono applicati a partire dal giorno successivo a quello in cui è stata versata la prima rata. Sono proprio gli interessi a determinare il costo del piano di dilazione. Gli interessi si calcolano sull’importo rateizzato e non sulla singola rata, il che comporta un aumento complessivo del piano all’aumentare del numero di rate.

Rateizzare l’imposta di successione comporta indubbi vantaggi: si può gestire la liquidità evitando di vendere i beni ereditati per far fronte all’all’obbligo di versamento. Tuttavia, si deve considerare che dilazionare il pagamento comporta dei costi aggiuntivi che possono risultare anche abbastanza gravosi qualora si scelga un piano di versamento particolarmente lungo.

La rateizzazione potrebbe risultare conveniente per chi ha entrate regolari, ma insufficienti a far fronte all’intero pagamento. Può essere conveniente anche quando si sceglie di investire la somma ereditata avendo rendimenti superiori agli interessi applicati sul piano di dilazione.

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