Un giudice federale ha respinto la richiesta di Apple di archiviare la maxi-causa antitrust negli USA: la società dovrà rispondere delle accuse di abuso di posizione dominante nel mercato smartphone.
Il giudice federale Julien Neals del distretto del New Jersey ha respinto la richiesta di archiviazione presentata da Apple, giudicando “sufficienti” le prove raccolte dal Dipartimento di Giustizia americano (DOJ) e da 20 Stati federati.
Secondo l’accusa, la società di Cupertino avrebbe mantenuto e rafforzato il suo predominio sul mercato degli smartphone attraverso pratiche restrittive che ostacolano la concorrenza, limitano l’innovazione e danneggiano consumatori e sviluppatori. Il procedimento, avviato nel marzo 2024, si annuncia come una battaglia legale destinata a durare anni e potrebbe avere conseguenze radicali non solo per Apple, ma per l’intero settore tecnologico.
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I punti chiave dell’accusa: ecco come Apple ha ostacolato la concorrenza
Secondo il DOJ, Apple detiene il 65% del mercato smartphone negli Stati Uniti e il 70% del segmento “performance smartphone”, ovvero i dispositivi di fascia alta. Il governo sostiene che questa posizione dominante non sia frutto solo della qualità dei prodotti, ma anche di una serie di strategie anticompetitive. In particolare, la causa si concentra su cinque aree: le restrizioni sulle cosiddette “super app”, le barriere per il cloud gaming e lo streaming, le app di messaggistica, la compatibilità con smartwatch e dispositivi terzi e l’accesso ai portafogli digitali.
Apple avrebbe infatti ostacolato lo sviluppo delle app multifunzionali per evitare di ridurre la dipendenza degli utenti dall’ecosistema iOS, temendo che queste app favorissero la migrazione verso piattaforme concorrenti. La società avrebbe poi imposto limitazioni tecniche e contrattuali che penalizzano i servizi di cloud gaming e streaming di terze parti, riducendo la scelta per i consumatori e reso difficile la comunicazione tra iPhone e dispositivi rivali. Il colosso di Cupertino avrebbe ostacolato anche la piena compatibilità tra iPhone e smartwatch di altri produttori e favorito l’uso eslcusivo di Apple Pay bloccando altri sistemi nell’utilizzo della tecnologia “tap-to-pay” su iPhone.
La documentazione presentata in tribunale include anche comunicazioni interne tra dirigenti Apple che mostrerebbero l’intenzione esplicita di mantenere la posizione dominante e impedire agli utenti di passare ad alternative concorrenti.
La difesa e le possibili conseguenze per Apple
La decisione del giudice Neals non entra ancora nel merito delle accuse, ma stabilisce che esistono elementi sufficienti per avviare un processo completo. Se il suo giudizio dovesse prevalere, il tribunale potrebbe imporre cambiamenti radicali alle pratiche commerciali, fino a ordinare la cessione di alcune divisioni o servizi.
Apple respinge con forza tutte le accuse, sostenendo di non detenere alcun monopolio e di operare in un mercato altamente competitivo, dove deve confrontarsi con giganti come Samsung e Google. Secondo la società, le restrizioni contestate sono necessarie per garantire sicurezza, privacy e qualità dell’esperienza utente. “Riteniamo che questa causa sia infondata nei fatti e nella legge e continueremo a difenderci con vigore in tribunale”, ha dichiarato un portavoce.
Ora si aprirà la fase in cui le parti scambieranno documenti, testimonianze di esperti e deposizioni. Successivamente, si passerà a una fase di giudizio sommario e, salvo accordi o archiviazioni, si arriverà al processo vero e proprio. Gli osservatori stimano che la causa potrebbe non arrivare a sentenza prima del 2028.
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