Nike taglia posti di lavoro. Pesa il calo del fatturato del 9%

Giorgia Paccione

20/05/2025

Dopo i risultati trimestrali negativi il colosso dello sportswear annuncia il licenziamento di dipendendti nella divisione tecnologica. Non è ancora nota la portata dei tagli.

Nike taglia posti di lavoro. Pesa il calo del fatturato del 9%

Nike ha annunciato un nuovo piano di tagli che coinvolge la divisione tecnologica dell’azienda. Una mossa che arriva a seguito di risultati trimestrali in calo e periodi di difficoltà e cambiamenti.

Secondo quanto riportato da Bloomberg e confermato da Reuters, la società ha iniziato ridurre il personale nei dipartimenti tecnologici e nelle funzioni aziendali strategiche, affidando parte delle attività a fornitori esterni.

La decisione rappresenta un ulteriore passo nel processo di ristrutturazione avviato dal nuovo CEO ElliotT Hill, che ha preso le redini dell’azienda nell’ottobre 2024. Hill ha già promosso una serie di cambiamenti ai vertici, nominando nuovi responsabili per le aree strategiche, nel tentativo di rilanciare la crescita e riconquistare la fiducia degli investitori.

La portata esatta dei licenziamenti non è stata resa pubblica, ma la scelta di esternalizzare alcune funzioni chiave riflette la volontà di Nike di ottimizzare i costi e aumentare l’agilità operativa.

Risultati trimestrali in calo: Nike reagisce alla crisi con tagli al personale

I tagli arrivano in un momento in cui i dati finanziari di Nike mostrano segnali di debolezza diffusa. Nel terzo trimestre dell’esercizio fiscale, chiuso il 28 febbraio, il gruppo ha registrato ricavi per 11,3 miliardi di dollari, in calo del 9% rispetto ai 12,4 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente.

Anche il marchio Nike, che rappresenta oltre il 90% delle entrate totali, ha segnato una flessione del 9%, con performance negative in tutte le principali aree geografiche e segmenti di prodotto.

Il calo è stato particolarmente marcato nelle vendite dirette al consumatore: Nike Direct ha perso il 12%, penalizzata soprattutto dal crollo del 15% delle vendite digitali e da una diminuzione del 2% nei negozi di proprietà. Anche il canale wholesale ha subito una contrazione del 7%, mentre una delle controllate ha visto i ricavi scendere del 18% nel trimestre, attestandosi a 405 milioni di dollari.

Sul fronte della redditività, l’utile netto è sceso del 32% a 794 milioni di dollari, contro 1,17 miliardi dell’anno precedente, con un impatto negativo anche sugli utili per azione (-30%). Il margine lordo si è ridotto di 330 punti base al 41,5%, a causa di maggiori sconti, costi di produzione in aumento, riserve per obsolescenza di magazzino e cambiamenti nel mix dei canali di vendita.

Le cause della crisi e le sfide del mercato

Il difficile momento di Nike è dunque il risultato di una combinazione tra fattori interni ed esterni. Da un lato, la strategia degli ultimi anni, troppo focalizzata sui prodotti lifestyle, ha indebolito i rapporti con i partner retail e allontanato il brand dal suo DNA sportivo. Dall’altro, la concorrenza di marchi più innovativi e “di tendenza” ha eroso quote di mercato.

Ad aggravare ulteriormente il quadro il rallentamento dei consumi negli Stati Uniti e le tensioni commerciali legate ai dazi.

Non a caso, la risposta della nuova leadership è stata quella di accelerare la ristrutturazione, puntando su una maggiore efficienza operativa e una rinnovata attenzione allo sport e ai canali wholesale.

Mentre si attendono quindi nuovi dettagli sui tagli annunciati, i prossimi mesi si prospettano già come decisivi per il futuro dell’azienda. Nel frattempo, tra riorganizzazione interna, rilancio del brand e pressione competitiva, le quotazioni Nike continuano a essere instabili, con performance in calo.

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