Dopo Giorgetti parla il sottosegretario all’Economia Federico Freni, che assicura il fatto che l’OPS è stata una operazione di mercato. E Generali non c’entra.
E dopo il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, a prendere la parola sul caso MPS e sul presunto ruolo da regista che il governo Meloni, secondo alcune accuse, avrebbe avuto nel portare la banca senese a lanciare una OPS su Mediobanca, è stato oggi anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, interpellato dalla Commissione Finanze della Camera in merito alla questione di Borsa che si sta confermando protagonista di queste ultime sessioni: quella cessione da parte del MEF del 15% di MPS, avvenuta alla metà del novembre del 2024, sulla cui trasparenza sono sorti diversi dubbi.
Praticamente, sotto i riflettori della Borsa e di alcune stesse autorità è finito quel collocamento riservato in teoria agli investitori istituzionali italiani ed esteri ma che, secondo i sospetti - finiti al vaglio sia della Procura di Milano che della Commissione europea - in realtà sarebbe stato riversato ad alcuni acquirenti ben precisi e selezionati a priori, entrati poi, grazie all’acquisto delle azioni offerte dal Tesoro, nel capitale della banca senese.
Va ricordato che, accanto ai dubbi sulla correttezza del collocamento delle azioni, in questi ultimi mesi si è fatto sempre più forte anche il sospetto che l’OPS che Banca Monte dei Paschi di Siena ha lanciato su Mediobanca il 24 gennaio scorso sia stata auspicata in primis dal concerto tra i nuovi azionisti della Monte dei Paschi di Siena, uscita nuova di zecca proprio dalla vendita di quelle azioni da parte del Tesoro, finita nelle mani, oltre che di Anima già presente nel capitale e già oggetto dell’OPA di Banco BPM, della stessa Banco BPM, di Francesco Caltagirone e di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, questi ultimi nomi ben noti del mondo della finanza made in Italy.
Esattamente, coincidenza, gli stessi che sono tra i maggiori azionisti di Mediobanca e di Generali, quest’ultimo campione assicurativo la cui gestione di Philippe Donnet, non è mai andata a genio alla coppia.
Inevitabile, forse, pensare così che dietro la mossa di MPS ci fosse e ci sia la regia del governo Meloni, spalleggiata dal duo, anche perché il nuovo azionariato del Monte dei Paschi di Siena ha confermato la presenza del maggiore azionista, anche se in misura minore, del Tesoro italiano. Il dubbio è stato dunque relativo alla presenza di un accordo tra il MEF di Giorgetti, Caltagirone e Delfin per puntare a Mediobanca in modo da arrivare a conquistare il Leone di Trieste, forziere dei risparmi degli italiani e dei BTP.
MPS, Freni: governo Meloni mai stato regista dell’OPS promossa da MPS su Mediobanca
Ma Freni oggi è stato chiaro: “ Il governo non ha mai esercitato un ruolo di regista nell’offerta pubblica di scambio promossa da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca”.
Tutt’altro: “L’OPS (di MPS, che oggi ha ricevuto il via libera della BCE), si configura come un’operazione di mercato ed è pertanto soggetta a dinamiche e valutazioni che esulano dalla sfera di competenza del governo ”. Una frase che tuttavia fa sorgere subito l’altro grande interrogativo: Perché questa OPS sarebbe una operazione di mercato, mentre quella lanciata da UniCredit su Banco BPM ha provocato un tale sconcerto da portare il governo Meloni a esercitare il golden power, imponendo tra l’altro a Piazza Gae Aulenti prescrizioni tali che rischiano di far saltare tutto?
Dal canto suo, interpellato sull’operazione MPS riguardo a come sono andate esattamente le cose durante l’Accelerated Book Building del novembre scorso - con cui il MEF ha piazzato il 15% di MPS - Freni ha spiegato che si è trattato di una operazione condotta “secondo le usuali prassi di mercato e in totale conformità con la procedura già seguita dal MEF in precedenti analoghe operazioni”.
Ovvero?
Cessione quota 15% MPS dal MEF, Freni spiega come è andata. Il ruolo di Banca Akros e i 4 offerenti
Il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha affermato che, “ al fine di assicurare trasparenza e partecipazione degli investitori all’operazione, sono state invitate quattro banche intermediarie, tra le quali una italiana ”.
In questo processo, “ Banca Akros ha proposto il migliore backstop price, ossia il prezzo garantito più elevato, assicurando così il maggior introito per il MEF dalla vendita delle azioni” MPS.
A quel punto, si sono presentate “ offerte da parte di quattro investitori (Banco BPM, la controllata Anima già presente nel capitale del Monte, la holding Delfin della famiglia Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone), che hanno richiesto quantitativi superiori rispetto a quello inizialmente posto in vendita, riconoscendo il pagamento di un premio del 5% rispetto al prezzo di mercato ”.
Di seguito, il MEF ha “valutato tali richieste e ha deciso di incrementare la quota offerta in vendita dal 7% al 15% così da perseguire il duplice obiettivo di rispettare gli impegni assunti nei confronti della Commissione e massimizzare l’introito della vendita ”.
La precisazione su Generali: collocamento azioni MPS non ha alcun collegamento con il suo controllo
Non è mancata la precisazione su Generali: “Le motivazioni dell’operazione di collocamento delle azioni BMPS sono da ricondurre esclusivamente al rispetto degli impegni assunti nei confronti della Commissione europea di cessione del controllo della banca e non hanno alcun collegamento con il controllo di Assicurazioni Generali ”.
Tutto qui, dunque. Tutto qui per Federico Freni, e anche per il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. Ma non per le opposizioni, che oggi sono tornate alla carica.
In evidenza l’affondo del deputato di +Europa Benedetto Della Vedova, che si così espresso:
“Che il Ministro Giorgetti rivendicasse l’operazione di cessione del 15% di MPS attraverso una procedura anomala, invocando chissà quale interesse nazionale o disegno strategico, ce lo potevamo aspettare. Ma che Giorgetti dica che quella vendita sia stata ’assolutamente identica in termini di procedura a quelle precedenti’ non è accettabile. È una ipocrisia pietosa che non fa onore al Governo”.
L’affondo di Della Vedova (+Europa): cessione affidata alla piccola e inesperra Banca Akros
“ Affidare la cessione alla piccola ed inesperta Banca Akros, di proprietà di BPM che ha poi partecipato insieme alla controllata Anima all’acquisto sarebbe identico ad affidare la vendita come fatto in passato a primari istituti di grande e comprovata esperienza e senza interessi diretti all’acquisto di ciò che si vendeva?”, ha chiesto e si è chiesto Della Vedova, continuando: “Fare un’offerta con la partecipazione attiva di decine di investitori sarebbe identico a un’offerta cui alla fine partecipano solo 4 istituti, casualmente tutti già soci di MPS e in evidenti buoni rapporti con il MEF? E che casualmente offrono le identiche condizioni, per una procedura di soli nove minuti?”
Il punto è che “ dietro la forma c’è la sostanza politica di un’operazione che appare sempre più pilotata dal MEF che, anziché agire con neutralità nell’interesse del contribuente, persegue un disegno politico ben preciso. Anche perché all’operazione di cessione anomala si accompagna l’uso politico e strumentale del Golden power (sull’OPS lanciata invece da UniCredit su Banco BPM), tutt’altro che neutrale e anch’esso finalizzato a perseguire un disegno specifico voluto o garantito dal Governo. Su tutto questo, al di là delle procure, Giorgetti dovrà rispondere alla Commissione UE che chiede conto dell’evidente violazione del diritto comunitario. E non credo, non penso, che i buoni rapporti tra Meloni e Ursula von der Leyen potranno garantire alcun salvacondotto”.
Che il Ministro Giorgetti rivendicasse l’operazione di cessione del 15% di MPS attraverso una procedura anomala, invocando chissà quale interesse nazionale o disegno strategico, ce lo potevamo aspettare.
Ma che Giorgetti dica che quella vendita sia stata “assolutamente identica…— BenedettoDellaVedova🇮🇹🇪🇺 (@bendellavedova) June 25, 2025
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