Migranti, in aumento gli sbarchi dalla Tunisia: perché c’entra la guerra in Ucraina

Giorgia Bonamoneta

26/07/2022

26/07/2022 - 09:56

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Da Tunisia ed Egitto aumentano i migranti. Gli sbarchi sulle coste italiane sono stati più numerosi rispetto allo scorso anno. Tra i motivi anche il conflitto in Ucraina.

Migranti, in aumento gli sbarchi dalla Tunisia: perché c’entra la guerra in Ucraina

Secondo i dati, il numero dei migranti sbarcati in Italia da inizio anno è pari a circa 34.000 persone. Oltre un terzo arriva da Egitto e Tunisia, Paesi particolarmente colpiti dalla crisi alimentare scaturita, anzi esasperata, dalla guerra in Ucraina. In un altro contesto abbiamo sottolineato come la crisi alimentare si sarebbe maggiormente sentita proprio nei Paesi con una più grande dipendenza da grano nei confronti di Ucraina e Russia; l’Italia, al contrario, subisce maggiormente la crisi energetica, dovuta al blocco del rifornimento del gas russo.

I motivi delle migrazioni sono spesso dovuti a conflitti e, in questo caso, uno scontro sul territorio europeo ha portato come conseguenza il fabbisogno alimentare del Nordafrica. Nei Paesi che dipendono per il 70% dai cereali importati dall’Ucraina, lo scoppio della guerra ha diminuito il grano e ne ha aumentato il prezzo.

In particolare in Tunisia il rincaro dei generi alimentari ha toccato il +19% e il governo non è stato in grado di pagare le spedizioni di grano degli ultimi mesi. Fattore che, insieme alla situazione di crisi energetica, ha messo il Paese in uno stato di profonda instabilità. Moltissimi cittadini sono inoltre rimasti senza lavoro, una condizione comune soprattutto per i giovani - come d’altronde avviene anche in Italia, dove giovani e donne si sono ritrovati condizioni di “disoccupazione cronica” - e questi hanno scelto di migrare verso l’Europa.

Aumento di migranti dalla Tunisia: crisi alimentare e occupazionale tra le motivazioni

I flussi migratori dalla Tunisia verso l’Europa, e in particolare verso la più vicina Italia, si sono intensificati nel periodo estivo. In circa sei mesi, dall’inizio del 2022, hanno raggiunto le coste italiane 34.000 persone, un dato elevato rispetto a quello dello scorso anno, che segnava l’arrivo di circa 25.500 persone. Numeri lontani da quelli della presunta crisi riscontrata nel nostro Paese in altri periodi, ma comunque preoccupanti nel mettere in guardia l’Italia e l’Europa sulle conseguenze della crisi alimentare e della crisi energetica.

Il motivo principale del flusso migratorio tunisino rimane uno: quello di un Paese instabile. Proprio in questi giorni ha chiamato alle urne per riformare la costituzione e ampliare i poteri nelle mani del governo. La Tunisia potrebbe infatti perdere le conquiste ottenute con la primavera araba e fare un passo indietro di 12 anni. Alle varie crisi si aggiunge quindi l’instabilità politica, un fardello che anche gli italiani, appena usciti dal Governo Draghi, hanno assaggiato, seppur in quantità differenti.

Questa combinazione di fattori ha portato il numero di migranti ad aumentare notevolmente in questi primi sei mesi del 2022. Il procuratore di Agrigento, Salvatore Vella, aveva affermato che questo fosse un piano orchestrato dalla Russia come nuovo motivo di ricatto nei confronti dell’Occidente.

Cosa c’entra la guerra in Ucraina con i migranti?

I sospetti di Vella rimangono dei sospetti, ma il fenomeno di migrazione in forte aumento è un dato di fatto. Per analizzarlo è evidente che si debba capire che cosa sta succedendo in Tunisia. Un anno fa i contadini in Tunisia manifestavano per ottenere parità di prezzo tra il grano ucraino e quello tunisino e ora, un anno dopo, la dipendenza dal grano ucraino è diventata un problema. L’aumento del valore del grano in Tunisia avrebbe permesso non soltanto agli agricoltori di sostenersi, ma anche di incoraggiare la produzione interna, di importare meno grano dall’estero e di aumentare i posti di lavoro. Tutti benefici che il governo non ha pensato di permettere.

Lo Stato tunisino ha pagato ingenti somme per cercare di far arrivare il grano ucraino, in forte aumento, nel Paese, ma lo stallo nei porti di Odessa ha aumentato le spese. Al momento la Tunisia si ritrova ad affrontare le crisi del periodo: alimentare, energetica, occupazionale e un forte indebitamento verso la Banca mondiale.

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