Migranti, l’Europa dice no al piano italiano: ennesimo fallimento del nostro governo?

Alessandro Cipolla

6 Luglio 2017 - 13:24

Migranti: a Tallin l’Europa ribadisce la sua contrarietà ad aprire i porti agli sbarchi come richiesto dall’Italia. Ennesimo fallimento in materia da parte del nostro governo?

Migranti, l’Europa dice no al piano italiano: ennesimo fallimento del nostro governo?

Migranti: durante il vertice dei ministri dell’Interno a Tallin, l’Europa ribadisce la propria contrarietà ad aprire i porti agli sbarchi come richiesto dall’Italia. A fronte dei soldi stanziati per farsi carico dell’emergenza, siamo di fronte a un ennesimo fallimento del nostro governo sul tema immigrazione?

L’Europa volta le spalle nuovamente all’Italia per quanto riguarda la gestione degli sbarchi record dei migranti. Le speranze, a dir la verità poche, da parte del nostro ministro dell’Interno Marco Minniti di far accettare le proposte del nostro governo si sono di fatto subito infrante.

Oltre a questo, il nostro paese deve anche registrare l’opposizione dei paesi dell’Est sull’attuazione del piano-Juncker sottoscritto, ovvero quello sulla ripartizione di chi ha ottenuto lo status di rifugiato.

Come spesso accaduto in passato quindi, l’Italia torna dai vertici europei con qualche soldo in tasca ma senza nessun aiuto concreto da parte degli altri paesi nella gestione degli immigrati, segnando così un nuovo insuccesso del nostro governo in materia.

Immigrazione, Italia ancora sola

Quelli che dovevano essere giorni cruciali per l’Italia sul tema dell’immigrazione sono stati invece un nuovo fallimento. L’Europa infatti ha ribadito la propria contrarietà a venire incontro al nostro paese nella gestione degli sbarchi.

Dopo la riunione della Commissione Europea, anche il vertice di Tallin alla presenza dei ministri dell’Interno dell’Unione è stato un autentico flop per quanto riguarda le speranze nostrane.

Come c’era da aspettarselo dopo il netto rifiuto da parte di Spagna e Francia, l’incontro in Estonia ha confermato che l’Europa non è disposta ad aprire i propri porti alle navi che effettuano i salvataggi in mare dei migranti.

Sull’argomento è stato perentorio proprio il ministro dell’Interno estone Sven Mikser, che ha dichiarato come in materia non sia possibile forzare nessun paese ad aprire i propri porti. La regionalizzazione quindi chiesta dall’Italia è stata bocciata.

A quel punto il nostro ministro Minniti ha provato a giocare la carta della rimodulazione di Triton, l’operazione di sicurezza condotta da Frontex nel Mediterraneo per quanto riguarda il salvataggio dei migranti.

A chiudere la porta invece su questo argomento è stato Dimitris Avramopoulos, commissario UE all’Immigrazione, che ha sentenziato come l’operazione Triton abbia già un mandato ben definito. Altra porta in faccia quindi per noi.

La beffa totale poi è stata la rigidità di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia nell’attuazione del piano-Juncker, ovvero il sistema di ripartizione di quei migranti per cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato.

Ricapitolando quindi, l’Europa si è detta contraria alla regionalizzazione degli sbarchi e a una rimodulazione di Triton, mostrando riluttanza anche nell’attuare il piano già concordato di ripartizione dei rifugiati. Se non è una Caporetto questa poco ci manca.

Nuovo fallimento nostrano

Quando qualche giorno fa il nostro governo, di fronte ad una situazione di accoglienza ormai vicina al collasso, ha provato a fare la voce grossa minacciando la chiusura dei nostri porti agli attracchi delle navi delle Ong non italiane, sembrava che qualcosa anche a livello europeo potesse muoversi.

La criticità della nostra situazione infatti era lampante anche nella lontana Bruxelles, dove si sono susseguite parole di encomio nei nostri confronti. Quando però si è passati all’atto pratico, ecco l’ennesimo buco nell’acqua.

Prima del fallimento del vertice di Tallin, la Commissione Europea aveva stanziato 35 milioni all’Italia come aiuto nella gestione dell’emergenza, confidando però sulla celere messa in atto del piano-Minniti che prevede la realizzazione di altri hotspot.

Come già è accaduto in passato, l’Europa quindi si è lavata le mani della questione immigrati elargendo qualche milione di euro al nostro governo, a cui non rimane altro che prendere atto delle decisioni di Bruxelles.

Un atteggiamento questo, soldi e flessibilità in cambio dell’accollo di tutta l’emergenza, che è la causa dell’attuale situazione. Servirebbe puntare i piedi, ma al momento il nostro esecutivo non ha la forza necessaria, ma forse anche la volontà, di intraprendere un braccio di ferro con l’Europa.

I 46 milioni poi dati alla Libia per mettere un freno alle partenze sono difficili da comprendere. Nel paese africano al momento ci sono due governi, una vasta zona in mano all’Isis e circa 140 tribù che si combattono fra di loro.

Non si capisce come si possa pretendere collaborazione a un paese che di fatto non esiste a livello istituzionale. Sarebbe interessante anche conoscere nel dettaglio come siano stati spesi i tanti milioni già dati alla Libia, visto che il risultato finora è stato soltanto un aumento del flusso migratorio.

L’Italia quindi è sola e dovrà affrontare questa emergenza che, stando alle stime del ministero dell’Interno, dovrebbe portare ad arrivare sulle nostre coste più di 200.000 disperati in tutto il 2017.

In questa ardua sfida, sarà importante la responsabilità di ogni forza politica per cercare di gestire al meglio la situazione anche se, visto l’avvicinarsi delle elezioni, con ogni probabilità ognuno cercherà di portare acqua al proprio mulino.

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