Mercato obbligazionario: cos’è e come funziona

Isabella Ciuca

25 Maggio 2022 - 16:25

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I mercati obbligazionari: cosa sono e come funzionano? Come si calcola il prezzo delle obbligazioni e perché inserirle in un portafoglio di investimento?

Mercato obbligazionario: cos’è e come funziona

I mercati finanziari sono quei luoghi, ormai non più fisici ma informatici (le «sedi di negoziazione»), dove è possibile acquistare e vendere strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, derivati e quote di fondi comuni di investimento.

È proprio all’interno di questi «luoghi» telematici che si incrociano domanda e offerta di strumenti finanziari e si formano i prezzi.

Soffermiamoci sui mercati obbligazionari: vedremo come funzionano in questa breve guida.

Come funziona il mercato obbligazionario

Il mercato obbligazionario consente a Stati, enti di varia natura e imprese di emettere degli strumenti di debito (bond) per sopperire alle proprie carenze di liquidità, finanziandosi mediante la raccolta di denaro proveniente da una capillarità di investitori privati, con un meccanismo analogo a un prestito.

Il mercato obbligazionario può essere primario, se è quello in cui si acquistano i titoli in sede di prima emissione, oppure secondario, se è quello nel quale si acquistano obbligazioni da qualcuno che le ha già sottoscritte precedentemente.

I mercati finanziari possono essere di tre tipi:

  1. mercati regolamentati (il Mot in Italia): sono gestiti da società di gestione del mercato, autorizzate dall’autorità di vigilanza (la Consob in Italia) e che adottano un regolamento approvato dall’autorità di vigilanza. Nel rispetto di questo regolamento, più intermediari finanziari possono immettere le proprie richieste di acquisto o vendita per conto dei propri clienti, garantendo determinati standard di trasparenza e profondità delle informazioni;
  2. sistemi multilaterali di negoziazione (l’ExtraMOT e EntraMOT Pro in Italia): sono simili ai mercati regolamentati, ma possono essere gestiti anche da società quali banche o società di intermediazione mobiliare e presentano minori requisiti in termini di trasparenza delle informazioni;
  3. internalizzatori sistematici: sono intermediari abilitati alla negoziazione bilaterale in contro proprio che, in modo «organizzato, frequente e sistematico», eseguono ordini per conto dei propri clienti. È inoltre possibile acquistare e vendere strumenti finanziari «over-the-counter», cioè al di fuori dei mercati regolamentati.

In Italia, l’unico mercato regolamentato delle obbligazioni è il Mot (Mercato Telematico delle Obbligazioni) ed è nato nel 1994. Sul Mot possono essere negoziati titoli in euro e valute estere.

Esso si divide in DomesticMOT, per la negoziazione di titoli di debito attraverso il sistema di liquidazione nazionale, ed EuroMOT, per la negoziazione di titoli di debito esteri attraverso i sistemi di liquidazione internazionali.

Il Mot è un mercato over-driven, cioè un mercato al quale possono accedere sia operatori professionali che retail concorrendo direttamente alla formazione del prezzo dei titoli. Per ogni strumento, Borsa Italiana diffonde un prezzo ufficiale dato dal prezzo medio ponderato per le quantità dello strumento negoziate in quella seduta e un prezzo di riferimento pari al prezzo medio ponderato delle negoziazioni concluse in un certo intervallo temporale delle sedute (nell’ultima ora per il DomesticMOT e nelle ultime tre ore per l’EuroMOT).

Sul Mot vengono negoziati titoli di stato italiani ed esteri, obbligazioni corporate, sovranazionali e Abs.

I titoli di stato sono strumenti di indebitamento emessi dai governi per finanziare la propria attività istituzionale. Le obbligazioni corporate sono invece emesse da società private finanziarie o industriali; i titoli sovranazionali sono emessi da entità partecipate da pluralità di Stati, come l’Unione Europea o la Banca Europea degli Investimenti. Gli Abs (Asset Backed Securities) sono strumenti emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione, i famosi titoli «salsiccia» della crisi dei subprime.

Come si muove il prezzo di un’obbligazione

Le obbligazioni sono oggi il principale strumento di finanziamento a disposizione di Stati o società e, nel corso tempo, si sono trasformate in strumenti finanziari via via più complessi. Le obbligazioni sono dei titoli di credito (un tempo, cartacei e anche di grandi dimensioni!) emessi da un soggetto debitore e sottoscritti da un soggetto creditore nell’ambito di un vero e proprio contratto legale. L’obbligazione deve necessariamente riportare alcuni dati «anagrafici» fondamentali, che sono la data di emissione, la data di scadenza, il valore nominale e il tasso di interesse annuo.

La differenza tra la data di scadenza e la data di emissione equivale alla durata del prestito. All’emissione, il debitore riceverà il nominale, mentre alla scadenza il creditore riceverà il nominale accresciuto degli interessi maturati sul prestito. Gli interessi possono essere pagati a scadenza in un’unica soluzione oppure essere dilazionati nel tempo mediante pagamenti periodici, le cosiddette cedole.

Il prezzo di un’obbligazione può essere diverso dal suo valore nominale, che si fissa convenzionalmente come pari al valore di 100 euro. Se al momento dell’emissione il prezzo è pari al valore nominale del titolo, si dice che l’obbligazione è emessa alla pari. Se il prezzo è superiore a 100, l’obbligazione è detta sopra la pari, in caso contrario sarà sotto la pari.

Il prezzo di un’obbligazione dipende dal tasso di interesse di mercato, con il quale ha una relazione inversa, dalla durata dell’investimento, dal valore nominale e dal tasso cedolare determinato al momento dell’acquisto. Per calcolare il prezzo di un bond è necessario attualizzare il suo valore nominale e le eventuali cedole e dunque stabilire la cifra che è necessario impiegare oggi per ottenere le cedole e poi il valore nominale alla scadenza del titolo.
Nel caso più semplice di un titolo zero-coupon (cioè, senza cedole) il prezzo sarà calcolato come segue:

P=VN/(1+i)t

Dove VN è il valore nominale (posto pari a 100), i è il tasso di interesse di mercato e t è la scadenza in anni. In pratica, questa formula consente di calcolare la cifra che dobbiamo prestare oggi per ottenere 100 euro tra t anni con le condizioni di mercato descritte dal tasso i.

Nel caso di un titolo che paga cedole periodiche, la formula di attualizzazione dovrà tenere conto anche del tasso cedolare.

I rischi del mercato obbligazionario

Come ogni attività finanziaria, anche le obbligazioni comportano dei rischi per gli investitori, per i quali vige sempre la legge «più è elevato il rendimento, maggiore sarà il rischio».

I rischi tipici degli strumenti obbligazionari sono:

  • il rischio di tasso, cioè il rischio che il prezzo del titolo posso diminuire a causa della variazione dei tassi di interesse. Questo rischio è maggiore nei bond a tasso fisso che, rispetto a quelli a tasso variabile, non possono modificare le cedole;
  • il rischio di credito, cioè il rischio legato alla possibilità che l’emittente non sia in grado di ripagare il capitale e/o le cedole. Questo rischio varia in base alla qualità degli emittenti (ad esempio, generalmente uno Stato è più affidabile di un’impresa) e anche al grado di subordinazione dei titoli. Il merito di credito spiega il motivo per il quale due obbligazioni con caratteristiche simili in termini di scadenza e tipologia possano offrire rendimenti diversi ed è attestato con un vero e proprio giudizio da parte di agenzie di rating indipendenti;
  • il rischio di liquidità è legato alla possibilità di liquidare, cioè vendere, il bond prima della sua scadenza naturale senza perdite;
  • il rischio di cambio è presente quando si investe in titoli denominati in valuta estera e dipende dal rapporto di cambio che esiste tra la propria valuta domestica e quella estera.

Perché inserire obbligazioni in portafoglio

Un investitore può decidere di inserire obbligazioni nel proprio portafoglio per svariati motivi. Ecco i principali:

  • generare reddito: le obbligazioni offrono una fonte di rendimento certa rappresentata dalle cedole, che sono pagate periodicamente. Il reddito che deriva dalle cedole può essere utilizzato per ulteriori investimenti ed è normalmente più elevato e più certo rispetto a quello offerto dai dividendi delle azioni;
  • proteggere il capitale: il valore nominale delle obbligazioni sarà restituito a scadenza e questa, a meno di non investire in junk bond, dovrebbe essere una certezza;
  • far apprezzare il proprio capitale: ad esempio, approfittando di un aumento del prezzo delle obbligazioni presenti nel proprio portafoglio per venderle sul mercato secondario;
  • proteggersi dai rischi del mercato: in caso di un deterioramento del contesto economico e finanziario, l’investimento in obbligazioni può risultare un porto più sicuro rispetto all’investimento in azioni.

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