Mercati, il punto sul 2022 e le prospettive per il 2023

David Pascucci

30 Dicembre 2022 - 13:00

In questo articolo vediamo cosa è successo nel corso del 2023 sui mercati in sintesi sia dal punto di vista tecnico che macro su Forex, azionario e titoli di Stato.

Mercati, il punto sul 2022 e le prospettive per il 2023

Il 2022 è stato un anno che a livello storico non sarà inosservato, ma passerà alla storia come l’anno in cui è scoppiato il conflitto bellico russo-ucraino, degli aumenti del prezzo del gas, delle tensioni geopolitiche su scala globale e a livello finanziario è senza dubbio l’anno delle banche centrali, tornate ad avere un’importanza cruciale nel panorama globale dei mercati finanziari. In quest’anno abbiamo visto il crollo strutturale dei mercati azionari, il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato e l’aumento incredibile dell’inflazione, elemento che ha portato gli operatori in confusione circa il futuro dell’economia globale.

Insomma, è stato sicuramente un anno che ricorderemo come abbiamo fatto per il 2000 con lo scoppio della bolla sul Nasdaq, con il 2008 con la crisi di Lehman Brothers, il 2011 come l’anno della crisi greca e il 2020 l’anno della pandemia e del blocco dell’economia cinese. In sostanza, quest’anno entra di diritto negli anni peggiori della storia recente dei mercati finanziari. Attenzione però a quello che potrebbe succedere in futuro in quanto la situazione è ancora in via di evoluzione e le tensioni sui mercati sono palesi.

Il mercato azionario nel 2022

Il 2022 è stato un anno da dimenticare soprattutto per quanto riguarda il comparto tecnologico dei mercati azionari americani. Il Nasdaq, l’indice tecnologico americano ha totalizzato una performance negativa massima, ossia dal livello massimo al minimo dell’anno del -37%, il suo fratello maggiore S&P500 è andato oltre il -25% mentre in Europa vediamo un Dax che totalizza una performance del -27% e un Ftse Mib che si attesta al -28%.

Queste performance sono relative all’oscillazione negativa massima registrata dai mercati azionari più importanti, una performance veramente importante in termini di ribasso annuale. Le chiusure sono diverse in quanto i mercati europei hanno reagito meglio alla fine dell’anno visto che dai massimi del gennaio 2022 ai livelli attuali registriamo performance intorno al -10/15% per Dax e Ftse Mib.

Storia diversa per il Nasdaq che, invece, rimane ancora a ridosso dei minimi e rimane con una perfomance al di sotto del -30%. S&P500 è invece intorno al -20%, complice di un forte recupero delle majors contro il dollaro americano che ha visto appunto un forte deprezzamento nell’ultimo trimestre del 2022. Il contesto del mercato azionario è stato sicuramente influenzato dai fortissimi rialzi visti negli scorsi anni, rialzi quasi incontrollati da una massiva liquidità presente sui mercati finanziari, una liquidità che ora è in forte diminuzione per via dell’inflazione e delle politiche delle banche centrali che sono rivolte al contenimento di quest’ultima. In sostanza, guerra e inflazione hanno innescato la miccia del ribasso fortissimo che abbiamo visto quest’anno sui mercati azionari globali.

Dollaro, il protagonista del 2022

Osservando i grafici sul Forex, il dollaro è stato il re incontrastato del mercato. Aumento dei tassi di interesse, crisi geopolitica in territorio europeo e lentezza delle altre banche centrali, hanno giocato un ruolo cruciale nel forte apprezzamento del dollaro che abbiamo visto per quest’anno. La vittima più importante del dollaro è lo yen che ha visto un deprezzamento spaventoso e che ha costretto la Bank of Japan (e non solo) a intervenire sul mercato valutario comprando yen per sostenere l’economia domestica. Nello stesso periodo dell’intervento della BoJ è stata la volta della Bank of England che è intervenuta sul mercato dei titoli di Stato per evitare un ulteriore crollo della valuta domestica che aveva raggiunto i minimi dal 1983.

In questo contesto possiamo tranquillamente dire che le banche centrali sono intervenute a sostegno delle valute domestiche contro il dollaro, vendendo dollari con un alto tasso di interesse e ricomprando la propria valuta a sconto sul mercato valutario. La Bce è rimasta alla finestra, guardando il cambio EurUsd andare per la prima volta nella sua storia al di sotto della parità con il dollaro e preoccupando di fatto l’economia europea martoriata da alta inflazione e incertezza dal punto di vista geopolitico ed economico (sanzioni alla Russia e prezzo del gas). Negli ultimi mesi abbiamo visto un forte recupero delle majors contro il dollaro, probabilmente un trend che potrebbe essere destinato ancora a perdurare, condizioni macroeconomiche permettendo.

Il mercato dei titoli di Stato

Questo mercato è stato quello meno discusso, ma probabilmente quello più interessante. Su questo mercato vediamo dei forti movimenti dei rendimenti che in poco tempo si sono portati a livelli che non si vedevano da diversi anni. L’aumento dei tassi di interesse su scala globale è divenuto un problema per il mercato dei titoli di Stato che ha iniziato a vedere l’aumento dei rendimenti con una velocità impressionante, questo su tutti i titoli e sulle scadenze più importanti come la scadenza decennale.

Per fare un esempio, abbiamo visto quest’anno il Btp italiano arrivare a sfiorare il 5% di rendimento, il Bund tedesco riportarsi a ridosso del 2,5% mentre i titoli americani, i T-Notes, a ridosso del 4%. Attenzione perché a livello tecnico il trend è ancora molto forte al rialzo sui grafici dei rendimenti, pertanto c’è un’alta probabilità di vedere un proseguimento di questi andamenti nel corso dei mesi a venire.

I market mover per il 2023

Per il momento il mercato si è concentrato principalmente su due fattori chiave, i tassi di interesse e l’inflazione. In questo contesto dobbiamo quindi rispolverare i libri di macroeconomia e constatare che un probabile prossimo market mover potrebbe essere il tasso di disoccupazione, conseguenza diretta dell’aumento dei tassi di interesse e della forte inflazione presente all’interno delle economie globali.

Attenzione anche al Giappone in quanto è l’unica area economica che ancora non ha visto movimenti circa i tassi di interesse, eppure hanno un’inflazione che in questo momento è rialzista e potrebbe rappresentare un enorme pericolo per quella che è la loro politica ultra-espansiva a sostegno dell’economia domestica a suon di acquisiti di titoli di Stato, il programma di YCC (Yield Curve Control) ossia il controllo della curva dei rendimenti. Il 2023 potrebbe essere un anno importante per i mercati in quanto potrebbe essere un anno dove molti nodi verranno al pettine e dove inizieremo a vedere i veri effetti dei rialzi dei tassi sulle economie globali con probabile recessione che dovrà essere magistralmente controllata dalle banche centrali.

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