Duro articolo dell’economista Roberto Perotti su La Repubblica: per il professore i numeri messi in campo dal governo nella legge di Bilancio non sono realistici.
“I cambiamenti impossibili a una manovra da falso in bilancio”. Così si intitola un duro articolo firmato da Roberto Perotti, economista e professore ordinario di Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano, comparso sull’edizione odierna de La Repubblica.
Una forte critica ai numeri snocciolati dal governo per questa legge di Bilancio: secondo il professor Perotti, non solo su Quota 100 e Reddito di Cittadinanza i conti non tornerebbero, ma anche i 18 miliardi di ricavi ipotizzati dalle dismissioni sarebbero cifre non in linea con la realtà.
Numeri fantasiosi per la legge di Bilancio
Per l’economista Roberto Perotti il problema di questa legge di Bilancio non sarebbero “i decimali in più o in meno”, ma i numeri generali della manovra che per il professore non starebbero in piedi.
Nell’articolo comparso su La Repubblica, Perotti punta il dito contro Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza, spiegando come le somme stanziate nella legge di Bilancio non sarebbero sufficienti per garantire l’avvio delle due misure.
Anche la cifra di 18 miliardi da incassare grazie alla dismissioni immobiliari, anche se in verità il governo parla di dismissioni in generale e non solo di immobili, sarebbe inverosimile tanto da essere definita la “classica pezza che è peggio del buco”.
Per quanto riguarda le pensioni, l’economista parla della stessa cifra (7 miliardi ma per il 2019 potrebbe essere di 5 miliardi) stanziata per i prossimi tre anni. Secondo tutte le stime dell’Inps invece, la spesa pensionistica però aumenterebbe di anno in anno.
Tutte le simulazioni dell’Inps, l’unico ente che ha i dati necessari, mostrano che sotto ogni ipotesi plausibile di riforma la spesa pensionistica aggiuntiva aumenterà nel tempo, e di tanto: sia per il meccanismo delle finestre, sia perché, intuitivamente, nei primi anni la riforma aggiungerà nuovi pensionati ogni anno. Nascondersi dietro un dito, insultare Tito Boeri, ed affidarsi ai social e alla tv per intorbidare le acque non può cambiare i numeri.
Discorso simile anche per il Reddito di Cittadinanza. dove anche il Movimento 5 Stelle parlava di 15 miliardi necessari ogni anno per accontentare tutta la platea dei beneficiari. Anche qui però la somma stanziata nella manovra è inferiore.
Tutte concordavano su un costo di 15 miliardi. Il governo non ha mai (ripeto: mai) rinnegato le soglie di integrazione, quindi la cifra rimane 15 miliardi, contro i 7 stanziati. Qualcuno ipotizza che il governo stia pensando di ridurre l’assegno a chi ha un’abitazione: ma i 15 miliardi scontano già questa ipotesi, altrimenti sarebbero 30. Per altri il governo ridurrebbe la platea dei beneficiari grazie alla clausola delle tre offerte di lavoro.
Quanto alle dismissioni immobiliari, per Perotti il governo sarebbe passato dagli iniziali 600 milioni previsti a ben 18 miliardi, una “costosissima finzione” calcolando anche che il governo dovrebbe riuscire a raggiungere tale cifra in soli 12 mesi.
I conti della “manovra del Popolo” quindi appaiono essere alquanto farlocchi per il professore Perotti, una “presa in giro del buon senso” che non sembrerebbe auspicare nulla di buono in vista della trattativa con l’Europa per evitare la procedura di infrazione.
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