A differenza di Germania, Spagna e Francia, il nostro Paese vive la classica “fuga di cervelli”: chi è esperto di IA andrà più facilmente a lavorare all’estero.
La corsa all’Intelligenza Artificiale sembra roba da ricchi: a dominare il settore sono soprattutto le grandi potenze economiche. Nessuna sorpresa su chi riesce ad attirare i maggiori investimenti, data la consolidata posizione di vantaggio degli Stati Uniti, seguiti a lunga distanza dalla Cina.
Più variegata, invece, è la battaglia per attrarre i migliori talenti, ossia i lavoratori dotati di competenze in fatto di IA. Qui a spuntarla sono in particolare i paesi ad alto reddito medio e protagonisti risultano l’Europa e il Medio Oriente, mentre spicca il caso dell’India, che nonostante sia l’economia del G20 con la crescita più rapida esprime ancora un reddito medio molto basso: pur contando su un vasto bacino di lavoratori con “skill” legate all’IA è costretta a perderne gran parte, perché in tantissimi cercano fortuna all’estero.
Su scala ridotta accade la stessa cosa in Italia, che vanta un numero di esperti in IA di poco superiore alla media dei paesi avanzati e tuttavia non riesce a trattenerli. A differenza di quanto succede nelle principali economie europee, i talenti italiani dell’IA preferiscono soprattutto andare a lavorare all’estero. [...]
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