Proteste in Libano: si è dimesso il premier Hariri. Che succede ora?

Violetta Silvestri

30/10/2019

05/08/2020 - 08:45

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Proteste in Libano: si è dimesso il premier Hariri. Che succede? La tensione resta molto alta. Analizziamo i motivi e le prospettive della rivolta.

Proteste in Libano: si è dimesso il premier Hariri. Che succede ora?

Proteste in Libano: si è dimesso il premier Saad Hariri. Dopo più di dieci giorni giorni di manifestazioni in piazza, è arrivato l’annuncio del capo di governo, che lascia la carica.

Ora che succede? Dal 18 ottobre la capitale Beirut è travolta dall’ondata di cittadini - centinaia di migliaia - che sono scesi in piazza per manifestare contro le ultime decisioni del governo sulle tasse.

Nello specifico, il Paese è esploso di rabbia quando il premier Saad Hariri ha annunciato il piano governativo di inasprimento di alcune imposte, tra le quali quelle su tabacco, benzina e messaggistica di Whatsapp.

I cittadini hanno richiesto a gran voce proprio le dimissioni del premier e di tutto il suo esecutivo. Quali prospettive si aprono adesso in Libano?

Proteste in Libano e dimissioni di Hariri: una vittoria per il popolo?

Le proteste in Libano sono diventate il mezzo più immediato ed efficace per esprimere la frustrazione di una popolazione stanca di corruzione, povertà, disuguaglianza, carovita.

L’annuncio delle dimissioni di Saad Hariri può essere considerato una vittoria per i cittadini che hanno manifestato sin dall’inizio la loro contrarietà all’attività di governo.

Tutto il Libano, infatti, si è unito in una rivolta che ha accomunato un intero Paese contro la corruzione e il settarismo della classe politica al potere. La richiesta delle dimissioni del premier è stata invocata senza distinguo in una società solitamente e storicamente abituata alle divisioni interne.

Dopo 13 giorni di dimostrazioni in piazza, comunque, il clima resta molto teso in Libano e l’incertezza sul futuro è ancora dominante, nonostante l’mportante decisione di Hariri.

Libano in protesta a causa del dissesto economico

Le proteste in Libano hanno innanzitutto una radice economica. Anzi, di povertà.

Beirut naviga in acque davvero difficili. Il suo debito pubblico supera il 150% del PIL e si attesta tra i più alti del mondo. I cittadini della capitale che non guadagnano nemmeno il salario minimo - di 290 euro al mese - sono il 16%. Circa 1 milione e mezzo di libanesi vive con 108 euro mensili.

Solo l’1% della popolazione libanese ha il controllo di un quarto della ricchezza di tutto lo Stato. Tra questi pochissimi fortunati ci sono anche il premier Saad Hariri e molti esponenti sciiti e cristiani maroniti del governo confessionale in carica in Libano.

Ecco perché, all’annuncio di nuove tasse su beni di alto consumo, la popolazione si è rivoltata contro il governo. Corruzione e carivita sono i nemici da eliminare e gli esponenti politici in carica devono dimettersi nella logica dei manifestanti.

La situazione economica è ormai paralizzata. Gli afflussi di capitali essenziali per finanziare il deficit statale e le importazioni hanno subito un forte rallentamento negli ultimi tempi.

Inoltre, senza un aumento dei finanziamenti esteri, il Libano rischia una svalutazione della valuta o addirittura il default del debito entro pochi mesi.

In questo contesto, le banche non hanno aperto per più di una settimana, preoccupate dei risparmiatori, che allarmati potrebbero prelevare i loro csoldi e dei manifestanti, che in parte accusano gli istituti finanziari della situazione di povertà che si è venuta a creare.

Dopo le dimissioni di Hariri che succederà in Libano?

Le dimissioni di Saad Hariri potrebbero rappresentare una svolta per la fine delle proteste in Libano.

La prospettiva di un esecutivo nuovo, però, non è affatto semplice in Libano. Qui il governo si divide gli incarichi su base confessionale e il primo ministro può essere soltanto sunnita secondo il sistema di divisione del potere nel complicato e fragile quadro libanese.

Qualsiasi decisione politica deve, quindi, essere mediata e condivisa anche dagli altri esponenti del governo, in primis dal potente Hezbollah. Il leader Hassan Nasrallah ha espresso la sua contrarietà ad un cambio di governo proprio qualche giorno fa.

Serve un accordo. Se, infatti, le dimissioni di Hariri rientrano in un piano sottoscritto anche dagli altri esponenti del governo, probabilmente il presidente del Libano Michael Aoun nominerà a breve un nuovo premier con lo scopo di portare il Paese a prossime elezioni.

Se, invece, la decisione di Hariri non è condivisa all’interno dell’esecutivo, il rischio è che in Libano il caos continui.

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