Il Rosatellum-bis arriva in Parlamento: il PD è pronto a blindare la nuova legge elettorale ricorrendo alla fiducia con Di Battista e degli scissionsiti che evocano il fascismo.
Evocano i tempi del fascismo Alessandro Di Battista e gli esponenti del Movimento Democratici e Progressisti dopo la voce, che finora non ha trovato smentite, che il Partito Democratico sarebbe pronto a ricorrere alla fiducia per blindare il Rosatellum-bis.
La nuova legge elettorale infatti sta per iniziare il suo iter in Parlamento: questa settimana sarà sottoposta al voto della Camera, mentre la prossima ci dovrebbe essere il passaggio finale al Senato.
Per evitare imboscate nelle possibili votazioni a scrutinio segreto, il PD avrebbe chiesto al premier Gentiloni di porre la fiducia sul Rosatellum-bis, scatenando le ire di Alessandro Di Battista e Roberto Speranza.
I due principali partiti che si oppongono a questo sistema di voto infatti hanno ricordato come solo in occasione del ventennio fascista, della “legge truffa” e dell’Italicum, sia stata messa la fiducia in merito a una legge elettorale.
Di Battista furioso
La notizia trapelata che il Partito Democratico sarebbe disposto a ricorrere alla fiducia in merito al Rosatellum-bis, ha acceso ancor di più i toni attorno al dibattito politico riguardante la legge elettorale.
Una evenienza questa che ha fatto sobbalzare MDP e i 5 Stelle, con il deputato grillino Alessandro Di Battista che con un lungo post su Facebook si è scagliato senza mezzi termini contro la fiducia.
Oggi, 10 ottobre 2017, questa legge vergognosa arriva in Aula alla Camera e il Pd, che non sa controllare i suoi parlamentari, ha chiesto a Gentiloni di mettere la fiducia sulla legge elettorale. Come Mussolini e come Renzi.
Parole di fuoco e riferimenti al fascismo che fanno il paio con i concetti espressi da Roberto Speranza, uno degli esponenti di punta degli scissionisti che annuncia grande battaglia in Parlamento a riguardo.
Sulla legge elettorale la fiducia è stata messa nella storia d’Italia durante il fascismo, con la Legge Acerbo, durante la discussione sulla famosa ’legge truffa’ e, da ultimo, da Renzi sull’Italicum.
Nonostante queste veementi proteste la maggioranza sembrerebbe avere fretta di approvare la nuova legge elettorale, utilizzando la fiducia oppure il cosiddetto “canguro” per evitare la discussione sui circa 200 emendamenti che sono stati presentati.
Perché mettere la fiducia?
Il possibile ricorso al voto di fiducia sulla legge elettorale non è una notizia che coglie il mondo politico così di sorpresa. Da giorni infatti si ipotizzava questa evenienza visto i rischi che il testo potrebbe trovare in Parlamento.
A sostenere il Rosatellum-bis sono il Partito Democratico, Forza Italia, Lega Nord e tutta la numerosa galassia centrista di sigle e partitini che però, messi insieme, possono garantire un corposo numero di parlamentari.
Contrari invece contro questo sistema di voto sono il Movimento 5 Stelle, che sarebbe svantaggiato dalla parte maggioritaria, insieme al Movimento Democratico e Progressista, contrario alle coalizioni così come sono state pensate e alle liste bloccate.
Anche Fratelli d’Italia voterà in maniera contraria, mentre i parlamentari che in questo momento sono dati come vicini al Campo Progressista di Giuliano Pisapia non sembrerebbero vedere in maniera favorevole il ricorso alla fiducia.
Numeri alla mano quindi il Rosatellum-bis avrebbe le credenziali per passare sia alla Camera che al Senato. Se però dovessero verificarsi delle votazioni a scrutinio segreto, gli immancabili franchi tiratori potrebbero giocare un brutto scherzo alla legge elettorale.
L’uso del voto di fiducia quindi dovrebbe mettere al riparo il PD da possibili sorprese. Quello che però verrebbe a mancare sarebbe il dibattito parlamentare, più che necessario quando il tema in ballo è delicato come quello della legge elettorale.
Gli animi al momento sono più che roventi. Vedremo dunque se il Rosatellum-bis alla fine riuscirà a ottenere il via libera dal Parlamento oppure se farà la fine del modello tedesco, che a giugno venne impallinato dalla Camera alla prima votazione.
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