Ecco quando è legale (e quando non lo è) svelare che una persona è incinta senza il suo consenso.
Le recenti polemiche sul web hanno acceso un dubbio importante ai cittadini: è legale svelare che una persona è incinta? Si tratta infatti di un’informazione estremamente personale e intima, ma anche di un dato che può influire notevolmente sulla vita dell’interessata quando reso pubblico, soprattutto senza il suo consenso. D’altra parte, è evidentemente una notizia che non può rimanere riservata per molto, soprattutto se si tratta di personaggi pubblici. Ecco alcuni elementi da tenere in considerazione.
La violazione della privacy
La gravidanza e tutto ciò che la riguarda, insieme alla salute, alle ideologie e alla vita sessuale, è un dato sensibile. Ciò significa che soltanto il diretto interessato può esprimere il consenso alla diffusione di questa informazione. Il gestore dei dati personali non può svelare che una persona è incinta senza il suo consenso, al di fuori dei casi di estrema necessità previsti dalla legge, è sanzionabile per la violazione della privacy. La persona offesa può quindi pretendere la cessazione della violazione e un risarcimento del danno patito, ma non può far valere questo diritto nei confronti di soggetti che non hanno responsabilità nel trattamento dei dati personali. Tra comuni cittadini, tuttavia, resta comunque la possibilità di agire con una causa civile e pretendere un risarcimento dei danni subiti a causa della divulgazione della notizia della gravidanza. Deve però trattarsi di danni comprovati e riconducibili senza dubbio all’azione in questione.
La diffamazione
Quando si parla della divulgazione di informazioni personali altrui (vere o meno che siano) non si può non trattare del reato di diffamazione. Secondo l’articolo 595 del Codice penale commette questo reato chi lede volontariamente la reputazione e l’onore altrui comunicando con due o più destinatari. Lo stato di gravidanza non è un’offesa all’onore e alla reputazione in senso assoluto, ma potrebbe diventarlo. Si pensi, per esempio, alla gravidanza frutto di una relazione extraconiugale. In questi casi, chi racconta che una persona è incinta può essere accusato di diffamazione, punita con la reclusione fino a 1 anno o la multa fino a 1.032 euro (salvo eventuali aggravanti come la diffusione a mezzo stampa).
Il diritto di cronaca
Il reato di diffamazione prescinde dalla veridicità della notizia, che è invece fondamentale per far rientrare questa comunicazione nel diritto di cronaca. In particolare, è lecito divulgare una notizia su una persona se veritiera, di interesse pubblico e rispettando i limiti di pertinenza e contingenza. È difficile valutare in linea generale questi paletti rispetto alla notizia di una gravidanza, considerando il particolare rapporto tra il diritto di cronaca e il gossip. Non è infatti semplice giudicare l’interesse pubblico rispetto a questioni così private della vita altrui, per quanto si possa trattare di personaggi noti e famosi.
Tendenzialmente, la cronaca rosa non consente di evidenziare un interesse pubblico così meritevole da comprimere la riservatezza delle persone. Allo stesso tempo, la Corte di Cassazione ha riconosciuto in più occasioni la particolarità del gossip scandalistico e la limitazione della privacy dei personaggi pubblici. Così, se viene rivelata la gravidanza di un personaggio famoso e l’informazione è veritiera non ci sono presupposti per azioni legali, salvo casi particolari.
Il segreto professionale
Infine, svelare che una persona è incinta è sempre illegale quando comporta una violazione del segreto professionale. Alcuni professionisti, come medici, avvocati e psicologi, sono infatti tenuti al massimo riserbo in ragione della particolarità e della delicatezza delle materie trattate con i cittadini. La violazione del segreto professionale, fuori dai casi eccezionali previsti dalla legge, comporta sanzioni professionali e l’obbligo di risarcire il danno se la vittima agisce in giudizio. In alcune ipotesi, inoltre, chi viola il segreto professionale commette un reato. Ciò accade quando il soggetto è venuto a sapere del segreto tramite la propria professione e lo rivela senza giusta causa o per profitto.
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