Le regole per i droni in Italia, ecco le normative in vigore

Giorgia Dumitrascu

27 Maggio 2025 - 11:39

Serve il patentino, l’assicurazione e attenzione alle zone: così si vola legalmente con un drone in Italia. Ecco il regolamento.

Le regole per i droni in Italia, ecco le normative in vigore

Volare con un drone in Italia significa confrontarsi con una normativa dettagliata, che unisce il quadro normativo europeo predisposto da EASA con le disposizioni nazionali emanate dall’ENAC.

Dal conseguimento del patentino ai limiti di quota, dall’assicurazione obbligatoria alla gestione delle aree di volo, chi usa un drone – per hobby o per lavoro – deve conoscere e rispettare le regole previste.

Cosa sono i droni e cosa possono fare

I droni definiti UAS (Unmanned Aircraft Systems):

“sono dispositivi aerei senza pilota a bordo, controllati da remoto.”

I droni sono usati in contesti molto diversi: dalla fotografia aerea al monitoraggio ambientale, dall’agricoltura di precisione alla sicurezza, fino alle ispezioni industriali. Possono essere impiegati per riprese video, sorveglianza, rilievi tecnici o logistica leggera, ma solo nel rispetto della normativa ENAC e delle regole europee EASA, che ne disciplinano l’uso in base al rischio dell’operazione, al peso del drone e alla zona di volo.

Regolamento per i droni in Italia: cosa dice la legge

Il quadro normativo che disciplina l’uso dei droni in Italia è il risultato di un processo di armonizzazione a livello europeo, guidato dall’Agenzia dell’Unione Europea per la Sicurezza Aerea (EASA). I due principali riferimenti comunitari sono il Regolamento (UE) 2019/947, che stabilisce le regole e procedure operative per l’uso degli UAS (Unmanned Aircraft Systems), e il Regolamento Delegato (UE) 2019/945, che definisce i requisiti per la progettazione e la marcatura CE dei droni.

A livello nazionale, l’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC) ha emanato il Regolamento UAS-IT (edizione 2021), che integra la normativa europea con disposizioni per il territorio italiano, in materia di autorizzazioni e delimitazione delle cosiddette “zone geografiche UAS”. Tali aree – identificate tramite il portale D-Flight – sono le zone in cui è vietato, limitato o condizionato il volo dei droni.
Oltre ai regolamenti aeronautici, bisogna considerare anche le disposizioni del Codice della Navigazione, nonché le normative in materia di privacy e protezione dei dati personali, applicabili qualora un drone sia dotato di dispositivi per la raccolta di immagini, suoni o altri dati identificativi.

Categorie di operazioni con i droni

La normativa europea, recepita anche in Italia, classifica le operazioni con i droni in tre categorie principali: Open, Specific e Certified.

“Tale classificazione si basa sul livello di rischio associato al volo, non solo sul peso del drone, ma anche sulla distanza dalle persone, sul tipo di ambiente e sull’esperienza del pilota.”

L’obiettivo è garantire che ogni operazione venga eseguita in sicurezza, con obblighi proporzionati al potenziale rischio per persone, cose e altri aeromobili.

Categoria Open (operazioni a basso rischio)

La categoria “Open” riguarda le operazioni a rischio contenuto, in scenari standardizzati e senza necessità di autorizzazioni preventive. È la categoria più usa da hobbisti, appassionati e anche da molti operatori professionali, quando le operazioni restano entro certi limiti.
Le condizioni nella categoria Open sono:

  • uso di droni con massa al decollo inferiore a 25 kg;
  • volo a vista (VLOS – Visual Line Of Sight);
  • altitudine massima di 120 metri dal suolo;
  • divieto di sorvolare assembramenti di persone.

All’interno della categoria Open, le operazioni si dividono in tre sottocategorie:

  • A1: riguarda droni molto leggeri, generalmente sotto i 250 gr. (classi C0 o C1). È consentito il sorvolo occasionale di persone non coinvolte, ma mai sopra assembramenti. In molti casi non è richiesto l’attestato di pilota remoto;
  • A2: per droni fino a 2 kg (classe C2). È consentito il volo vicino a persone, ma mantenendo una distanza orizzontale minima di 30 metri, riducibile a 5 metri attivando la modalità a bassa velocità. Serve il patentino A2, con esame teorico e addestramento dichiarato;
  • A3: per droni fino a 25 kg (classi C3 o C4). È obbligatorio volare lontano da persone e da aree urbane o residenziali, mantenendo almeno 150 metri di distanza orizzontale.

“Dal 2022, è consentito volare anche in orario notturno in categoria Open, purché il drone sia dotato di una luce verde lampeggiante visibile a distanza.”

Categoria Specific (operazioni a rischio medio)

Quando un’operazione non può essere eseguita in categoria Open – ad esempio perché si vola fuori dalla linea di vista (BVLOS), vicino a infrastrutture sensibili, o con droni pesanti – si rientra nella categoria “Specific”. In questi casi, l’operatore deve ottenere un’autorizzazione preventiva da ENAC, oppure presentare una dichiarazione di conformità a uno scenario standard riconosciuto (Standard Scenario - STS).

Chi opera in questa categoria deve possedere competenze più elevate rispetto alla Open, con ulteriori attestazioni di formazione e, per soggetti organizzati, anche certificazioni di operatore riconosciuto (come il certificato LUC – Light UAS Operator Certificate).

Categoria Certified (operazioni ad alto rischio)

La categoria “Certified” riguarda operazioni ad alta complessità e rischio, come il trasporto di merci o persone con droni; le operazioni automatizzate in ambiente urbano; l’impiego di droni di grandi dimensioni in contesti industriali critici.
Per queste attività sono richieste:

  • certificazioni specifiche per il drone (certificato di tipo);
  • licenza per il pilota remoto, assimilabile a quella per l’aviazione civile;
  • approvazione dell’organizzazione operativa da parte dell’autorità competente.
    Attualmente, questa categoria non riguarda l’utente medio né le operazioni ricreative, ma è uno sviluppo futuro per settori come la logistica, i taxi volanti e l’industria aerospaziale.

Chi può guidare i droni? Registrazione e requisiti necessari

Per usare legalmente un drone in Italia è necessario rispettare alcuni requisiti, che riguardano sia il pilota sia l’operatore UAS (ossia colui che ha la responsabilità legale dell’attività). Le regole variano in base alla categoria di operazione e al peso del drone.

“Chiunque usi un drone di peso pari o superiore a 250 gr., o più leggero ma dotato di una videocamera o sensori in grado di registrare dati personali, deve registrarsi come operatore UAS sulla piattaforma D-Flight.”

Il processo di registrazione prevede la creazione di un profilo, il versamento di un contributo annuale (di norma tra i 6 e i 24 euro); unitamente all’assegnazione di un QR code identificativo da applicare su ogni drone utilizzato. La registrazione ha validità in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Sono esentati da questo obbligo:

  • i droni con peso inferiore a 250 gr. privi di sensori per la raccolta di dati personali;
  • i droni classificati come “giocattoli” secondo la normativa CE;
  • i droni usati solo per scopi indoor (non soggetti alla normativa aerea).

Patente per droni, cos’è e come prenderla e costi

Il “patentino per droni” è in realtà un attestato di competenza rilasciato da ENAC (o da enti formativi accreditati) al termine di un percorso formativo. Ne esistono due tipi principali:

  • Attestato A1/A3: è obbligatorio per tutti i piloti che intendono utilizzare droni di peso pari o superiore a 250 gr. nell’ambito della categoria Open, sottocategorie A1 o A3. Si ottiene attraverso: un corso online di circa 3-5 ore disponibile su D-Flight o portali convenzionati e un esame teorico composto da 40 domande a risposta multipla.
  • Attestato A2: è richiesto per le operazioni in sottocategoria A2 (volo vicino a persone non coinvolte con droni fino a 2 kg). Per ottenerlo, il pilota deve effettuare un addestramento pratico in autonomia, dichiarato sotto la propria responsabilità e superare un esame teorico in presenza, presso un centro autorizzato.

Entrambi gli attestati hanno validità di 5 anni. L’età minima per ottenere il patentino è di 16 anni. I minorenni possono volare sotto supervisione, a patto che l’operatore UAS sia maggiorenne e registrato.

Quanto costa il patentino per i droni?

Il costo per ottenere il patentino A1/A3 tramite la piattaforma ENAC è di 31 euro, comprensivo di 4 tentativi d’esame. In alternativa, enti formativi offrono pacchetti completi di preparazione con manuali ed eserciziari a partire da 19,90 euro.

Per l’attestato A2, necessario per volare vicino a persone con droni fino a 2 kg, il costo varia da 30 a 100 euro per l’esame in presenza, mentre i pacchetti formativi completi (preparazione + accesso all’esame) possono costare intorno ai 77,90 euro.

Assicurazione obbligatoria e responsabilità civile

Dal 2019, l’assicurazione RC per i droni è obbligatoria per legge, indipendentemente dall’uso (ricreativo o professionale) e dalla categoria dell’operazione. L’assicurazione RC per droni non copre i danni al mezzo, ma i danni materiali o fisici causati a terzi durante il volo, in fase di decollo o atterraggio.

Caratteristiche dell’assicurazione drone

  • Validità estesa all’UE: molte polizze coprono anche i voli effettuati negli altri Paesi membri dell’Unione Europea, nel rispetto della normativa armonizzata.
  • Massimali variabili: le compagnie offrono polizze con coperture diverse, a partire da 1 milione di euro, fino a massimali più elevati per attività professionali complesse.
  • Costi accessibili: per un drone a uso ricreativo, l’assicurazione può avere un costo annuo compreso tra 15 e 40 euro. Per attività commerciali o in categoria Specific, i premi sono più alti, proporzionati al rischio.
  • Modalità di stipula: le polizze possono essere attivate online tramite compagnie assicurative generaliste o operatori specializzati nel settore aeronautico.

Rischi e sanzioni per chi non rispetta la legge

Volare senza assicurazione obbligatoria comporta sanzioni che variano da 1.032 a 6.197 euro, con pagamento ridotto a 2.064 euro se effettuato entro i termini, oltre al sequestro del drone e alla sospensione dell’eventuale attestato. Per i droni superiori ai 25 kg impiegati senza assicurazione, il Codice della Navigazione prevede multe tra i 50.000 e i 100.000 euro e la confisca del mezzo. Anche il sorvolo non autorizzato di aree vietate, come centri storici, aeroporti, manifestazioni pubbliche o infrastrutture critiche, può essere sanzionato fino a 64.000 euro.

In caso di violazioni più gravi, come l’uso del drone senza patentino o contro le misure di sicurezza aerea, si può incorrere in sanzioni penali come l’arresto fino a sei mesi e ammende fino a 516 euro. Infine, qualora l’uso del drone provochi danni a persone o cose, il pilota risponde civilmente ai sensi dell’art. 2043 c.c., con obbligo di risarcimento, e può essere perseguito penalmente per lesioni, danneggiamento o violazione della normativa sulla privacy.

Dove si può volare con i droni in Italia?

Il territorio nazionale è suddiviso in zone geografiche UAS che impongono diversi livelli di restrizione, in base alla presenza di aeroporti, infrastrutture sensibili, aree protette e densità abitativa.

Le zone geografiche UAS: cosa sono

L’ENAC, ha definito le zone geografiche UAS, cioè aree in cui l’uso dei droni è vietato (zone rosse); limitato (zone arancioni) o soggetto a condizioni particolari (zone gialle).

“Ogni pilota, prima di effettuare un volo, è tenuto a consultare la mappa interattiva su D-Flight, che fornisce indicazioni aggiornate su dove è consentito volare con il proprio drone”

In generale, dove si può volare?

Ecco alcune indicazioni operative valide a livello nazionale per la categoria Open:

  • lontano da aeroporti: è vietato volare all’interno delle aree CTR (Control Traffic Region) che circondano gli aeroporti. Di norma, occorre mantenere una distanza minima di 5-8 km da qualsiasi aeroporto civile o militare;
  • fuori dai centri urbani: salvo specifiche autorizzazioni o utilizzo di droni molto leggeri (<250g), è vietato volare sopra città, paesi, o aree densamente popolate;
  • lontano da assembramenti di persone: in nessun caso è consentito sorvolare folle, manifestazioni, concerti o eventi pubblici, nemmeno con i droni più leggeri;
  • non su infrastrutture critiche: è vietato il sorvolo di carceri, caserme, centrali elettriche, aree militari, e impianti industriali strategici;
  • no nelle aree naturali protette: molti parchi nazionali e riserve naturali vietano il volo con droni senza autorizzazione specifica dell’ente gestore.

Qualche esempio pratico

Il volo è vietato su spiagge affollate in presenza di bagnanti o aggregazioni di persone. In orari notturni o in stagioni non balneari, è possibile solo se l’area non è classificata come zona rossa. Il volo è vietato nei centri storici anche con droni sotto i 250 gr., come un DJI Mini 3, non si può volare liberamente nei centri storici delle grandi città senza autorizzazione. Queste zone sono quasi sempre soggette a restrizioni o divieti assoluti. Invece la campagna o le aree rurali, in genere sono considerate aree idonee per il volo in categoria Open A1 o A3, purché fuori dalle CTR e non sopra proprietà private senza consenso.

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