Dall’approvazione degli ETF su bitcoin al ritorno degli investitori istituzionali: le criptovalute si avvicinano alla finanza tradizionale, ma il dibattito resta acceso tra rischio e opportunità.
Nel 2025 bitcoin ha superato i 100.000 dollari, una soglia tanto simbolica quanto psicologica. L’atmosfera che si respira sui mercati è euforica: il principale asset digitale cresce con continuità da mesi, superando in rendimento sia l’oro che le azioni americane. A rafforzare questa dinamica contribuisce la svolta dell’amministrazione Trump, che si è mostrata molto più accomodante verso il settore cripto rispetto al passato, spingendo per una regolamentazione snella e pro-mercato.
Non si tratta solo di parole. L’approvazione, nel gennaio 2024, degli ETF spot su bitcoin da parte della SEC ha rappresentato un momento spartiacque. Finalmente, investitori istituzionali come BlackRock, Fidelity e altri grandi asset manager hanno potuto esporre i propri clienti al bitcoin attraverso strumenti regolamentati, liquidi e trasparenti. Il risultato è stato immediato: nel solo 2025, sono affluiti oltre 11 miliardi di dollari nei fondi cripto, portando il totale degli asset digitali gestiti a superare i 176 miliardi. Numeri che, fino a pochi anni fa, sarebbero sembrati fantascienza.
Eppure, la ferita lasciata dal collasso di FTX nel 2022 è ancora aperta. Il crollo dell’exchange e la condanna del suo fondatore Sam Bankman-Fried a 25 anni di carcere hanno rappresentato un terremoto che ha scosso l’intera industria. In quel momento, bitcoin è sceso sotto i 16.000 dollari e la fiducia sembrava definitivamente perduta. Molti osservatori parlavano di fine del sogno cripto. [...]
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