L’azienda può rifiutare le dimissioni?

Claudio Garau

27 Maggio 2022 - 11:57

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Le dimissioni sono una scelta che puoi compiere con un certo margine di libertà, tuttavia devi sapere che il datore di lavoro potrebbe decidere di opporsi al recesso dal contratto di lavoro.

L’azienda può rifiutare le dimissioni?

Le dimissioni rappresentano un evento nient’affatto raro nella vita di un lavoratore, in quanto sono tanti i motivi che potrebbero spingere te che hai firmato un contratto di lavoro subordinato a cambiare posto di lavoro ed eventualmente anche mansioni.

Ti ricordiamo che, generalmente, un dipendente può dimettersi in libertà, vale a dire recedere in maniera unilaterale dal rapporto di lavoro, senza particolari motivi o vincoli. Ciò si può verificare a patto che il tuo CCNL o il tuo contratto di lavoro individuale non dispongano in modo diverso. Potrai scegliere le dimissioni nel rispetto del periodo di preavviso, ovvero il tempo che intercorre tra la data di comunicazione delle dimissioni e il momento in cui termina il tuo rapporto di lavoro. Il preavviso è previsto nel contratto di lavoro a tempo indeterminato e di esso si trova menzione nel contratto di lavoro o nel CCNL applicato.

Ma la domanda a cui vogliamo dare risposta in questo articolo è la seguente: il datore di lavoro o azienda può dire no alle tue dimissioni? Può rifiutarle? Scopriamolo di seguito, in modo da fare chiarezza sui tuoi diritti di lavoratore anche in queste circostanze.

L’azienda può rifiutare le dimissioni? I motivi per cui potresti dimetterti

Sono tante le ragioni che potrebbero spingerti a voler cambiare aria e ad interrompere dunque il rapporto di lavoro che ti lega ad una certa azienda. Se in passato la regola consolidata era quella della conservazione dello stesso posto di lavoro per tutta la carriera, oggi molto è cambiato e non è affatto raro trovare lavoratori che hanno cambiato datore di lavoro più volte nell’arco di alcuni anni. Pensiamo alle difficoltà in cui può trovarsi un’azienda, alle situazioni di crisi che comportano tagli del personale, ma pensiamo anche alle autonome scelte che un dipendente - te compreso - potrebbe fare per il proprio interesse.

Un dipendente potrebbe voler rassegnare le dimissioni per sfruttare una nuova opportunità in un’altra azienda, oppure potrebbe patire una situazione di stress o di forte carico di responsabilità in un certo ufficio, o ancora un lavoratore potrebbe decidere di mettersi in proprio - lanciando una sua attività. Anche il trasferimento in un paese straniero oppure il desiderio di arricchire la propria formazione potrebbero essere ragioni valide per le dimissioni. Quindi devi ricordare che, in queste circostanze e in tante altre, considerare la scelta delle dimissioni è del tutto naturale e legittima.

L’azienda può rifiutare le dimissioni? La procedura telematica

In linea generale, il lavoratore subordinato può scegliere le dimissioni senza dover dare giustificazioni. Come accennato in apertura, ricorda però che, se stai considerando di dimetterti, dovrai rispettare il periodo di preavviso di cui al contratto, salvo eccezioni (ad es. dimissioni per giusta causa).

Se sei un lavoratore subordinato, devi sapere che la legge ti tutela sul fronte delle dimissioni: nel caso in cui queste ultime siano state inoltrare telematicamente, non serve il consenso del tuo datore di lavoro. La modalità telematica delle dimissioni è operativa da qualche anno allo specifico scopo di contrastare il fenomeno delle ’dimissioni in bianco’. Detto iter è stato introdotto a tua tutela contro abusi da parte del datore di lavoro ed assicura la certezza della tua identità - in quanto digitalmente confermi la scelta di interrompere il rapporto di lavoro in essere.

Chiaro che se la legge prevede la procedura telematica per le dimissioni - per questo scopo dovrai utilizzare la procedura web nel sito del Ministero del Lavoro - non potrai rassegnarle in maniera differente, ad es. con un documento in forma libera.

Non tutti i lavoratori subordinati debbono presentare le dimissioni in forma telematica: ad es. non debbono farlo i dipendenti pubblici, i lavoratori domestici, quelli marittimi ed i dipendenti in prova.

L’azienda può rifiutare le dimissioni? Il patto di stabilità

Presta però attenzione a questo dettaglio: controlla se nel tuo contratto di lavoro è inclusa una clausola di durata minima garantita. Si tratta del cd. patto di stabilità a favore del datore di lavoro: esso circoscrive la facoltà del lavoratore di rassegnare le dimissioni, in quanto sarai limitato per un determinato periodo di tempo fissato nel patto - tranne il caso della giusta causa.

In termini pratici, il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato ma - a seguito di questo patto - è come se fosse un contratto a termine. Nell’ambito di detto lasso di tempo potrai dimetterti soltanto per giusta causa, ovvero nei casi di inosservanza del tuo datore rispetto ai suoi obblighi contrattuali così grave, da non permettersi di proseguire con il lavoro. Pensiamo alle ipotesi di mobbing o di mancato pagamento dello stipendio, per fare due esempi classici. Analogamente vale per il contratto a tempo determinato, fino - ovviamente - al termine del rapporto.

Attenzione però: il patto rappresenta un vincolo per te che sei lavoratore dipendente. Perciò laddove volessi decidere di rassegnare comunque le dimissioni in anticipo rispetto al termine fissato, la tua azienda non potrà sbarrarti la strada - ma tu dovrai risarcire il datore di lavoro per il danno derivante dal recesso anticipato.

Se rassegni le dimissioni per giusta causa, sappi che la legge ti tutela in modo ampio: avrai infatti diritto all’indennità per mancato preavviso e all’indennità di disoccupazione Naspi, se ve ne sono i requisiti, oltre al risarcimento degli eventuali danni subiti a causa della condotta del datore di lavoro.

L’azienda può rifiutare le dimissioni per giusta causa? Ecco come puoi tutelarti

Ti ricordiamo infine che le dimissioni per giusta causa, pur rappresentando una opportunità che la legge prevede a tuo favore, possono essere oggetto di contestazione da parte della tua azienda o datore di lavoro. Attenzione però: quest’ultimo non può opporsi al meccanismo delle dimissioni in sé, piuttosto potrà affermare che non sussiste la giusta causa che ti ha condotto a rassegnare le dimissioni con effetto immediato - e senza rispetto dell’obbligo del preavviso. Ecco perché potrà rifiutare di versarti l’indennità sostitutiva del preavviso.

Chiaramente l’eventualità va a tuo danno: in queste circostanze, infatti, se il datore non ti riconosce la giusta causa delle dimissioni, considererà il tuo stop al rapporto di lavoro come un una ipotesi di dimissioni volontarie, date peraltro senza il rispetto del periodo di preavviso. Ciò giocherebbe a vantaggio dell’azienda, siccome quest’ultima tratterrà dalle spettanze finali a te dovute l’indennità sostitutiva del preavviso di dimissioni.

Ma anche in questo particolare caso troverai tutela: infatti potrai citare in giudizio il datore di lavoro. Proprio così: se il tuo datore di lavoro ti contesta la giusta causa - eventualità certamente non remota - tu potrai rivolgerti al giudice del lavoro per fare piena luce sulla situazione. Al magistrato potrai infatti chiedere l’accertamento della sussistenza dell’ipotesi di giusta causa di dimissioni, che ti ha portato a troncare il rapporto di lavoro.

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