Lavori in divisa? Potresti avere diritto a un risarcimento e all’aumento di stipendio, ecco perché

Simone Micocci

12 Maggio 2023 - 12:55

condividi

Nuova sentenza in favore dei lavoratori che indossano una divisa: risarcimento e aumento dello stipendio laddove l’azienda non riconosca le tutele del caso.

Lavori in divisa? Potresti avere diritto a un risarcimento e all’aumento di stipendio, ecco perché

Ci sono importanti novità per i lavoratori in divisa, per i quali potrebbero essere in arrivo maggiori tutele per l’attività svolta. Novità che arrivano dal tribunale di Padova, dove una sentenza pronunciata dal giudice Mauro Dalla Casa è destinata a fare giurisprudenza affermando il principio secondo cui quei lavoratori che sono soliti indossare una divisa per la particolarità del lavoro svolto meritano un trattamento di maggior favore, sia per quanto riguarda orario di lavoro e stipendio che per il diritto alla pulizia degli abiti da lavoro da parte dell’azienda.

E in caso contrario chi lavora in divisa potrebbe avere diritto a un risarcimento dei danni, come quello che il giudice in questione ha riconosciuto alla lavoratrice addetta a un’impresa di pulizia che ha fatto ricorso al tribunale.

La questione

Il giudice ha valutato il caso di Innoyeze Faith, residente a Padova, impiegata presso l’azienda Markas Service, con sede a Bolzano, per la quale ha svolto servizi di sanificazione e disinfezione. Assistita dall’avvocato Emanuele Spata (mentre l’azienda dagli avvocati Gianluca Spolverato, Francesca Marchesan ed Elisa Pavanello di Venezia), la dipendente - assunta nel 2009 - ha lamentato un trattamento illegittimo ai suoi danni, in quanto per anni ha svolto un lavoro che - vista la particolarità del materiale con cui veniva quotidianamente a contatto - ha richiesto una divisa particolare: casacca, pantaloni, scarpe antinfortunistiche e guanti.

Divisa che doveva essere necessariamente indossata una volta al lavoro, in quanto vi era un avviso che vietava al personale di farlo in locali differenti da quelli a cui si prestava servizio.

Nel dettaglio, come fatto presente dagli avvocati della ricorrente, tali operazioni venivano compiute a inizio e fine del turno, prima di ogni timbratura. Non erano così considerate nell’orario di lavoro, per un totale di 20 minuti in più al giorno di cui non si è tenuto conto nel calcolo della busta paga.

A ciò si aggiunge il fatto che è stata la stessa lavoratrice a farsi carico della pulizia dei propri indumenti da lavoro. Il tutto violando il capitolato d’appalto, dove invece vi era il divieto di provvedere al lavaggio presso la propria abitazione, obbligando tra l’altro l’impresa appaltatrice a fornire una divisa pulita ogni giorno.

Ragioni per cui gli avvocati hanno fatto causa all’azienda chiedendo di riconoscere i diritti della lavoratrice.

La decisione del giudice

Richieste accolte dal giudice, il quale ha riconosciuto:

  • 20 minuti al giorno di lavoro per indossare e togliere la divisa;
  • 1 ora di straordinario al giorno per ogni lavaggio degli indumenti effettuato;
  • risarcimento del danno per il lavaggio degli indumenti, pari a 50 euro mensili per tutta la durata del rapporto di lavoro.

Il giudice, infatti, ha ritenuto che l’attività di pulizia in locali aperti al pubblico frequentati da persone portatrici di patologie (era impiegata dall’ospedale Giustinianeo di Padova) “comporta il rischio di venire in contatto con agenti patogeni di varia natura, con sostanze nocive, tossiche, corrosive, con agenti biologici e con la sporcizia che i lavoratori devono rimuovere”. Per questo motivo le divise, “svolgendo una funzione di protezione personalenon possono essere considerate come indumenti ordinari di lavoro e di conseguenza grava sull’azienda il compito di lavarle quotidianamente (in quanto è questa che ha il dovere di sicurezza nei confronti dei dipendenti).

Cosa succede adesso, chi potrebbe avere diritto a un risarcimento

Come anticipato, la sentenza in questione farà sicuramente giurisprudenza avvalorando le richieste di tutti quei lavoratori che sono soliti indossare - per necessità - una divisa di lavoro, la quale non può essere considerata, vista la sua utilità, come indumento ordinario di lavoro.

Vale ad esempio per chi svolge attività di pulizia e assistenza negli ospedali, come pure gli operatori ecologici e gli addetti alle pulizie delle carrozze ferroviarie.

Ora, con l’affermazione di questo principio, tutte le aziende che impiegano lavoratori che indossano una divisa dovrebbero tener conto di questi obblighi riconoscendo tutte le tutele del caso. Diversamente, i lavoratori potrebbero anche fare causa al datore, così che anche loro possano avere diritto al risarcimento per i diritti violati. Ovvio che prima di intraprendere un’azione legale, con tutti i costi del caso, è sempre bene consultare un legale (o anche un sindacato) che saprà informarvi su cosa è opportuno fare.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO