Questa lavoratrice è stata licenziata (e arrestata) per aver usato la carta aziendale in modo improprio, gestendo un traffico da più di 200mila euro su eBay a danno del datore.
Il corretto uso della carta di credito aziendale è spesso motivo di controversie tra i dipendenti e il datore di lavoro. Spese improprie possono comportare delle sanzioni disciplinari, arrivando fino al licenziamento nei casi più gravi, ma anche delle condanne penali quando configurano dei reati. Fortunatamente nella stragrande maggioranza dei casi le condotte del personale non sono così gravi e comportano al più dei richiami. Non è quanto accaduto, però, a una lavoratrice inglese, colpevole di aver usato la carta aziendale in un traffico da oltre 200.000 euro su eBay. Nessun errore, ma una complessa serie di azioni criminali che hanno infatti portato all’arresto della dipendente. Scopriamo cos’è successo.
Licenziata per un traffico da 200mila euro dalla carta aziendale
Chiunque pensi all’uso illegittimo della carta di credito aziendale immagina subito qualche extra non dovuto, come un pasto più costoso del previsto, dell’abbigliamento superfluo e così via. Ovviamente si tratta di violazioni che il personale non dovrebbe commettere, potendo altrimenti pagare conseguenze sia sul piano disciplinare che su quello legale, ma tranne che in casi rari si tratta di questioni risolvibili, in cui si può almeno sperare nella buona fede del lavoratore.
Di fatto, anche una spesa di pochi euro non autorizzata è illegale (e come vedremo è stato confermato anche dalla Corte di Cassazione), ma c’è un evidente differenza tra l’acquisto di uno spazzolino durante la trasferta e un esborso di oltre 200mila euro, peraltro a fini di lucro. Questo non vuole assolutamente dire che le spese modiche sono giustificabili (bisogna sempre attenersi scrupolosamente alle regole d’uso della carta aziendale), ma piuttosto per capire l’estrema gravità di quanto accaduto a Salford.
La protagonista di questa storia lavorava come responsabile amministrativo presso una società di reclutamento, avendo a disposizione una carta di credito aziendale con cui provvedere sostanzialmente alle necessità dell’ufficio. Tuttavia, quando ha consegnato il riepilogo di spesa all’amministratore delegato della società sono emerse delle incongruenze e in particolare delle spese anomale. In particolare, dai controlli sono risultati dei costi esorbitanti per l’acquisto delle cartucce della stampante. Per questi articoli sono state spese complessivamente 188.665 sterline (circa 214.606 euro) di acquisti non autorizzati, ma nascosti abilmente nel corso degli anni.
Gli illeciti hanno infatti avuto inizio nel lontano 2016, da quando si sono accumulate centinaia di cartucce non necessarie all’azienda. A fronte di un fabbisogno di circa 4 cartucce, la donna ha infatti comprato tra 130 e 295 cartucce ogni anno. Distribuendo questi costi in 8 anni, essendo stata licenziata nel 2024, la donna è riuscita a non attirare troppo l’attenzione sulle sue attività. In seguito, però, le sue ammissioni e le indagini interne hanno evidenziato che la lavoratrice ordinava le cartucce (facendosele poi consegnare a casa o nascondendole nella sala riunioni dell’azienda stessa) e non si fermava qui.
Le cartucce venivano infatti rivendute su eBay, utilizzando un nome diverso, alla bellezza di 200 sterline per ogni confezione. Così, la lavoratrice non ha soltanto fatto spendere centinaia di migliaia di sterline al datore di lavoro, ma ha anche guadagnato notevolmente negli anni. Proprio per questa condotta è stata arrestata ed è attualmente sottoposta a un processo, durante il quale non nega le proprie responsabilità in merito.
La difesa, piuttosto, sta cercando di ottenere le condizioni più idonee per scontare la pena tenuto conto della particolare situazione personale della lavoratrice. Bisogna quindi cogliere l’occasione per ricordare che usare la carta di credito aziendale in modo diverso da quello previsto è un vero e proprio reato. Generalmente non si tratta di furto, ma di appropriazione indebita, peraltro in forma aggravata visto l’uso della relazione di lavoro. Tanto è stato chiarito dalla sentenza n. 7910/2017 della Cassazione, secondo cui ricorre questo reato per ogni spesa non autorizzata (neanche successivamente) e diversa da quelle pattuite avvenuta tramite la carta aziendale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA