Lavorare da casa ci rende davvero più felici? Rispondono gli scienziati

Ilena D’Errico

17 Maggio 2025 - 23:08

Pro e contro dello smart working secondo le ricerche degli esperti sul benessere dei lavoratori.

Lavorare da casa ci rende davvero più felici? Rispondono gli scienziati

Lavorare da casa è sempre più comune, ma non tutti i lavoratori si approcciano allo smart working con entusiasmo. Qualcuno ritiene che questa modalità sia peggiore in termini di concentrazione e produttività e molte persone lamentano maggiore stress rispetto al lavoro in presenza. Altri, invece, vantano i pregi del lavoro da casa che permette di evitare costi e tempi legati agli spostamenti e circondarsi di un ambiente confortevole. Al di là delle esperienze personali ci sono numerose variabili che influiscono sulla percezione del lavoro da casa.

Chi deve affrontare viaggi lunghi e impegnativi per raggiungere la sede apprezza lo smart working sicuramente di più di chi vive in un contesto particolarmente rumoroso, per esempio. Per avere un’idea generale, però, si può fare affidamento sul recente studio condotto dai ricercatori dell’Università del South Australia. Gli scienziati hanno cercato di stabilire se lavorare da casa rende davvero più felici, come molti sostengono, o se si tratta di una convinzione fuorviante. Ecco cos’hanno scoperto.

Lavorare da casa rende davvero più felici?

I ricercatori dell’Università del South Australia hanno condotto uno studio unico sul lavoro da casa, monitorando lavoratori in smart working in un periodo di 4 anni, analizzando così anche il periodo precedente alla pandemia di Covid19 e quello successivo, oltre ai mesi di restrizioni. Attraverso una ricerca sul larga scala sui lavoratori australiani, gli scienziati hanno concluso che effettivamente lavorare da casa rende più felici o quantomeno aumenta le possibilità di ottenere maggiore serenità.

Per la maggior parte dei lavoratori australiani, infatti, il passaggio allo smart working ha influito sugli aspetti principali del benessere psicofisico. I ricercatori hanno rilevato un aumento del sonno notturno di circa mezz’ora per ogni lavoratore, derivato dal tempo a disposizione ma anche da una condizione di serenità e tranquillità. Si registra inoltre un significativo risparmio di tempo, evitando gli spostamenti che occupano in media 4,5 ore alla settimana per ogni lavoratore dell’Australia. Tempo in più da dedicare al riposo, agli affetti ma anche allo svago, fondamentale per un vero recupero delle energie.

Oltre un terzo del tempo libero conquistato con il lavoro da casa, inoltre, è stato impiegato in attività sportive e all’aria aperta, con benefici anche dal punto di vista fisico. Questi elementi, insieme alla praticità e alla comodità garantite dal proprio ambiente domestico, hanno poi orientato i lavoratori australiani verso regimi alimentari più sani e scelte più consapevoli. Il consumo di frutta e verdura fresca è aumentato per i lavoratori in smart working, che in generale consumano più pasti preparati in casa rispetto a chi lavora in presenza. Ecco perché secondo l’analisi dell’Università del South Australia chi lavora da casa è più felice o comunque potrebbe esserlo.

Lavorare da casa non è per tutti

Nonostante tutti i comprovati vantaggi del lavoro da casa ci sono anche delle criticità che possono compromettere severamente la qualità della vita. Tutto dipende dalla situazione personale di ogni lavoratore, dallo stile di vita e dalle differenze rispetto all’impiego in presenza riscontrate nella quotidianità. Numerose ricerche, tra cui quella della Stockholm School of Economics confermano la veridicità della percezione di tante persone: chi lavora da casa lavora di più. Questo vale per una buona fetta di lavoratori in smart working e non ha nulla a che vedere con mansioni ulteriori rispetto a quelle professionali.

Pare infatti ci sia una tendenza a lavorare con più intensità e precisione per rispettare le aspettative e in qualche modo meritarsi questo beneficio. Un’abitudine logorante nel lungo periodo, che rende il lavoro da casa poco adatto ad alcuni lavoratori, motivo per cui bisognerebbe garantire flessibilità e personalizzazione. Uno studio a cura dell’Università Ca’ Foscari Venezia con l’Università di Padova e l’IFO Institute di Monaco ha inoltre dimostrato l’associazione tra lo smart working e l’aumento dei sintomi depressivi, quando legato a un insieme di circostanze come l’isolamento dovuto alle restrizioni per il Covid19, alla necessità di occuparsi dei figli durante il lavoro e così via. In conclusione, è sempre opportuno valutare la propria situazione personale per prendere una scelta consapevole che tenga conto delle proprie esigenze. Di fatto, lavorare da casa potrebbe garantire maggiore benessere, ma soltanto se le circostanze soggettive sono favorevoli.

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