La crisi del gas è finita? Il prezzo crolla sotto i 50 euro in Europa

Violetta Silvestri

17 Febbraio 2023 - 11:21

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Il prezzo del gas in Europa scende drasticamente, sotto la soglia dei 50 euro per megawattora: è la fine della crisi energetica per il vecchio continente? Cosa osservare.

La crisi del gas è finita? Il prezzo crolla sotto i 50 euro in Europa

Il prezzo del gas in Europa, con riferimento al benchmark olandese, è crollato come non accadeva dal 2021.

La quotazione segna 48 euro per megawattora alle ore 9.30, con un calo di oltre il 5%: la crisi energetica è ormai finita e si può sperare in una inflazione in costante rallentamento?

Quel che è certo è che i futures sul gas naturale europeo si sono posizionati sotto i 50 euro per la prima volta in 17 mesi, alimentando le speranze che la peggiore crisi energetica della regione da decenni si stia finalmente allontanando.

I prezzi sono crollati di oltre l’80% rispetto al picco di agosto, quando i tagli al gas della Russia hanno colpito l’Europa con circa 1 trilione di dollari di costi, martellando l’economia della regione e spingendo l’inflazione ai massimi degli ultimi decenni.

Ora, il continente sta assistendo a una brusca inversione di tendenza, poiché il clima è relativamente mite e gli sforzi per ridurre il consumo di energia, con i forti afflussi di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti al Qatar smorzano la tensione.

La crisi energetica è davvero finita? Il prezzo del gas così basso influenzerà l’inflazione in modo duraturo? Ci sono ancora incertezze sul futuro in Europa.

Prezzo del gas mai così basso dal 2021: Europa fuori dalla crisi?

La notizia rincuorante per l’Europa è che i future di riferimento del gas sono scesi al livello infragiornaliero più basso dal 1° settembre 2021. Il contratto ha perso circa il 35% finora quest’anno, ma è ancora circa il doppio dei livelli abituali per questo periodo dell’anno.

Per ora, gli alti livelli di stoccaggio stanno fornendo un cuscinetto di salvezza per il vecchio continente, lasciando un segno di ottimismo sul fatto che la regione possa superare questo inverno e il prossimo.

“Il mercato assorbe le porzioni di domanda che compaiono nei mercati dell’Estremo Oriente proprio mentre l’Europa rimane insolitamente calda, ventosa e ben fornita per soddisfare un profilo di domanda in rallentamento”, ha affermato Tobias Davis, responsabile del Gnl per l’Asia presso l’intermediazione Tullet Prebon.

Con la maggior parte dei normali volumi di gas russo ora assenti, le nazioni europee sembrano essersi adeguate con ampie opzioni di sostituzione.

Un alto funzionario della Commissione europea ha attribuito il successo nell’assicurarsi l’approvvigionamento di gas a una combinazione di pianificazione e fortuna.

“Una buona parte del successo è dovuta a condizioni meteorologiche insolitamente miti e all’uscita dal mercato della Cina [a causa delle restrizioni COVID]”, ha affermato il funzionario secondo quanto riportato da Politico.eu. “Ma la riduzione della domanda, la politica di stoccaggio e il lavoro sull’infrastruttura hanno contribuito in modo significativo”.

Terminare la stagione del riscaldamento invernale con riserve così robuste - superiori al 50% della capacità di riserve totale di circa 100 miliardi di metri cubi dell’Ue - rimuove qualsiasi timore di una carenza di gas a breve termine. Allevia anche le preoccupazioni sulla sicurezza energetica dell’Europa nel prossimo inverno.

“L’alto livello previsto di depositi al di sopra del 50% [alla] fine di questa stagione invernale sarà un forte punto di partenza per il 2023/24 con meno del 40% da riempire (contro il difficile punto di partenza di circa il 20% in depositi alla fine della stagione invernale nel 2022”, afferma la valutazione della Commissione.

Inoltre, In tutta l’Unione sono stati installati cinque nuovi terminali galleggianti di Gnl - nei Paesi Bassi, in Grecia, in Finlandia e due in Germania - che forniscono 30 miliardi di metri cubi in più di capacità di importazione di gas, con altri che entreranno in funzione quest’anno e il prossimo.

Tuttavia, la capacità dell’Ue di ricaricare gli stoccaggi al nuovo obiettivo del 90% prima del prossimo inverno dipenderà probabilmente dalla continua riduzione del consumo di gas.

La strada tracciata è di buon auspicio, ma le sfide energetiche non sono tutte vinte.

Prezzo gas in calo n Europa: e l’inflazione?

Per capire se davvero l’Europa sta uscendo dalla crisi del gas come vincitrice, fondamentale sarà anche vedere quanto il calo del prezzo del carburante potrà incentivare la discesa di tutta l’inflazione.

Un’analisi interessante al riguardo l’ha offerta Panetta, Bce, in un intervento del 16 febbraio. Lo spunto da cui partire è questo:

“L’inflazione energetica è rallentata più del previsto a dicembre. Di conseguenza, anche l’inflazione headline sta diminuendo: a gennaio era ben al di sotto di quanto previsto a dicembre, trainata dalla componente energetica. Se il calo dei prezzi dell’energia continuerà, l’inflazione complessiva potrebbe scendere sotto il 3% verso la fine dell’anno.”

La prospettiva della Bce è corredata dal grafico seguente, nel quale è chiaro come i prezzi energetici siano in declino:

Inflazione Eurozona Inflazione Eurozona confronto del peso delle diverse componenti

Tuttavia, c’è una ulteriore osservazione: “Finora l’inflazione core è stata meno influenzata dal calo dei prezzi dell’energia. Ciò non sorprende, poiché l’energia ha tipicamente un impatto graduale e indiretto sul prezzo di beni e servizi attraverso le variazioni del costo degli input. Ad esempio, il costo dell’offerta di merci beneficerà nel tempo di minori costi di trasporto. Allo stesso modo, il costo della produzione alimentare beneficerà di minori costi dei fertilizzanti e il costo della fornitura di servizi di ospitalità beneficerà di minori costi di riscaldamento.”

Questo significa che, ipotizzando non ci siano altri colpi di scena nella guerra in Ucraina e mosse di Putin su gas e petrolio, i prezzi in generale saranno ancora alti in Europa. E questa è una sfida molto importante da superare.

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