L’imposta di bollo per i forfettari fa reddito se chiesta a rimborso ai clienti

Patrizia Del Pidio

7 Febbraio 2023 - 12:30

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I contribuenti che rientrano nel regime forfettario devono fare attenzione all’imposta di bollo che applicano in fattura perché potrebbe rientrare nell’imponibile.

L’imposta di bollo per i forfettari fa reddito se chiesta a rimborso ai clienti

Dopo la risposta 428 del 12 agosto 2022 i contribuenti con partita Iva che ricade nel regime forfettario devono fare molta attenzione a chiedere il rimborso ai propri clienti dell’imposta di bollo apposta in fattura.

I clienti, infatti, si allineano con quanto previsto dall’Agenzia delle Entrate e fanno presente che se l’imposta di bollo è chiesta a rimborso va inserita nei compensi e non come anticipazione. E soprattutto imprese di grandi dimensioni stanno chiedendo, per prudenza, ai propri fornitori forfettari di adeguare le fatture emesse.

L’imposta di bollo nel regime forfettario

La risposta dell’Agenzia delle Entrate 428/2022 nasce dalla domanda di un contribuente forfettario che chiede chiarimenti sull’assoggettabilità o meno dell’imposta di bollo da 2 euro, da apporre sulla fattura, a tassazione nel caso questa venga addebitata al cliente.

Come è risaputo per fatture elettroniche o cartacee di importo superiore ai 77,47 euro, va apposta una marca da bollo di 2 euro. Per ovviare al costo dell’imposta molti forfettari preferiscono “recuperare” la spesa chiedendola a rimborso ai clienti.

Ma l’assolvimento dell’imposta è a carico del fornitore forfettario e se chiesta al rimborso al cliente rientra nei compensi. Questo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate.

Cosa specifica l’Agenzia delle Entrate?

L’Agenzia delle Entrate a tal proposito, quindi, specifica che qualora l’addebito dell’imposta di bollo sia fatta al cliente, essendo passivo dell’imposta il professionista e non il cliente, il rimborso deve essere indicato nei compensi e non negli anticipi.

La naturale conseguenza di indicare il rimborso dell’imposta di bollo nei compensi è che quest’ultima risulterà assimilata ai ricavi e concorrerà, quindi, al calcolo della determinazione del reddito su cui calcolare l’imposta forfettaria.

L’Agenzia, nello stesso documento, specifica, inoltre, che il pagamento del bollo è dovuto da chi emette fattura poiché si tratta di una imposta che “nasce” all’origine del documento fiscale.

Perchè i clienti stanno procedendo con le comunicazioni?

Per le aziende clienti l’addebito dell’imposta di bollo, dopo la quanto dichiarato dall’Agenzia delle Entrate, potrebbe diventare un problema. Non essendo loro i soggetti passivi dell’imposta, e rientrando la stessa come componente reddituale, sono tenuti ad operare come sostituti di imposta. Ma non solo.

Devono anche certificare nelle certificazioni uniche di ciascun percipiente l’esatto ammontare del bollo corrisposto nelle fatture nel corso dell’anno. Un impegno sicuramente non da poco. Che se non assolto esporrebbe l’azienda ad eventuali sanzioni.

E proprio per questo le aziende clienti hanno scelto la strada della “comunicazione” per fare in modo che i fornitori forfettari di modificare le fatture inserendo il rimborso dell’imposta tra i compensi. In questo modo l’azienda si libererebbe dell’onere di operare come sostituto di imposta.

Ma la soluzione più semplice in questa vicenda, sarebbe quella che i forfettari e i collaboratori con obbligo di imposta di bollo si caricassero l’onere dell’imposta di cui, tra l’altro, sono passivi, senza chiederne il rimborso ai propri clienti.

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