L’impatto degli affitti sulla salute, secondo uno studio britannico

Andrea Fabbri

13 Settembre 2025 - 05:22

Vivere in affitto invece che avere una casa di proprietà potrebbe mettere a rischio la salute. É la scienza a confermarlo

L’impatto degli affitti sulla salute, secondo uno studio britannico

Comprare una casa è uno degli obiettivi della vita di moltissime persone. Purtroppo, però, complici la crisi economica e quella occupazionale, è diventato quasi una chimera per le generazioni più giovani. E non solo per loro.

L’affitto, dunque, nonostante i prezzi saliti alle stelle degli ultimi anni, sembra essere per molti l’unica soluzione possibile. Una soluzione che, secondo i risultati di un recente studio sulla rivista scientifica “Journal of Epidemiology & Community Health”, potrebbe avere notevoli ripercussioni negative sulla salute, portando a un invecchiamento biologico più veloce e pronunciato.

L’impatto degli affitti sulla salute

Un tema di ricerca britannico ha studiato i dati dell’UK Household Longitudinal Study e li ha messi a confronti con i campioni di sangue di circa 1.500 individui, ipotizzando una correlazione tra situazione abitativa e condizioni generali di salute.

Quello che è emerso dai risultati è decisamente poco incoraggiante. Sembra infatti che chi vive in affitto in una casa privata, sia più esposto all’invecchiamento precoce. Un rischio quasi doppio se paragonato a una situazione stressante come quella di essere disoccupati o con un lavoro stabile.

Inquietante anche un altro dato: il rischio di invecchiare velocemente vivendo in affitto è superiore del 50% rispetto a quello degli ex fumatori o di chi non ha mai acceso una sigaretta.

Particolarmente dannosi per la salute di chi vive in affitto sono elementi esterni come il freddo, la muffa e l’affollamento ed elementi di carattere psicologico come lo stress e lo stigma sociale.

E a rendere ancora più impegnativa e difficile la situazione ci sono altri fattori come eventuali ritardi nel pagamento delle rate dell’affitto, la maggiore esposizione all’inquinamento e quella a problemi ambientali di vario tipo.

Uno studio, quello britannico che conferma i risultati di altre ricerche precedenti che avevano sottolineato come le problematiche legate a una lunga vita in affitto siano strettamente collegate a un maggior disagio mentale.

Per fortuna il processo è reversibile

I risultati confermano anche un altro dato: gli individui con i redditi inferiori e con risparmi limitati che costringono a vivere in affitto sono maggiormente sottoposti allo stress rispetto a chi ha una maggiore tranquillità economica, un contratto a tempo indeterminato e una casa di proprietà.

La buona notizia, però, è che questa condizione di forte stress e pericolo per la salute, è ampiamente reversibile e la risposta sta tutta nel potenziale dei cambiamenti nelle politiche abitative.

Nella maggior parte dei Paesi Europei le normative attuali tendono a privilegiare gli interessi dei proprietari degli immobili e quelli degli investitori rispetto a quelli di chi vive in affitto.

Secondo i ricercatori un cambiamento di approccio volto a ridurre introdurre limitazioni agli aumenti degli affitti, porre fine alle cattive politiche degli sfratti senza giusta causa e migliorare le condizioni economiche degli affittuari, potrebbe portare notevoli benefici al benessere di gran parte della popolazione.

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