Per quanto riguarda il 2019, la stima di Standard & Poor’s sull’Italia passa dal +0,7% indicato a dicembre a un più modesto +0,1/+0,2%
Alla lunga lista delle revisioni al ribasso dei dati relativi la crescita italiana si aggiunge anche Standard & Poor’s.
L’agenzia, in un report dedicato ad Eurolandia intitolato “L’apertura economica della Zona Euro la rende più vulnerabile all’escalation dei conflitti commerciali”, ha annunciato di aver tagliato la view sul Pil del Belpaese per quanto riguarda il 2019 e il 2020.
Pil Italia: deciso taglio della stima sul Pil
Per quanto riguarda il 2019, la stima di Standard & Poor’s passa dal +0,7% indicato a dicembre a un più modesto +0,1/+0,2% (un dato in linea con la view dell’esecutivo).
L’anno prossimo invece la ricchezza prodotta è vista in aumento di mezzo punto percentuale, contro il +0,9% atteso in precedenza.
“Stimiamo –si legge nello studio- una crescita del Pil della Zona Euro dell’1,1% nell’anno corrente e dell’1,3% nel prossimo e continuiamo ad attenderci che Germania e Italia sottoperformino a causa della loro esposizione alla domanda estera”.
Standard & Poor’s: dazi non sono causa di rallentamento commercio
“Se, dalla Grande recessione, la Cina ha puntato a sviluppare sempre più la domanda interna, la Zona Euro ha fatto l’opposto, incrementando la sua esposizione al commercio fuori dall’Unione Monetaria”.
Questa elevata esposizione al commercio estero “rende Eurolandia più vulnerabile al rallentamento del commercio globale”. Ma, contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, “non è l’incremento delle tariffe Usa-Cina ad aver frenato il commercio globale, ma il rallentamento dell’economia cinese”.
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Con il sentiment relativo l’industria europea e l’economia cinese in fase di stabilizzazione, “è improbabile che assisteremo a un forte rimbalzo del commercio globale”.
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In un simile contesto, “Germania e Italia continueranno a sottoperformare la Zona Euro poiché più dipendenti dalla domanda esterna di Francia e Spagna”.
Standard & Poor’s: ecco perché BCE resterà accomodante
Le possibili implicazioni negative legate all’approvazione della legge di bilancio italiana sono uno dei possibili rischi che, secondo l’agenzia, spingeranno la Banca centrale europea a confermare un’impostazione “da colomba”.
Tra gli altri troviamo le tensioni commerciali, la possibile implementazione di tariffe da parte dell’amministrazione Trump sulle auto prodotte in Europa e la Brexit.
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