La capacità di risparmio degli italiani è in pericolo: lo dicono i dati, secondo i quali con l’inflazione i conti correnti si stanno assottigliando. I 4 mesi si sono persi 20 miliardi. Cosa accadrà?
Il caro-vita inizia a intaccare il risparmio in Italia con una certa consistenza. Questo l’ultimo allarmante avvertimento che proviene dai numeri aggiornati sui conti delle famiglie.
L’inflazione da record del 2022 sta lasciando diversi segni nella quotidianità degli italiani, con la previsione di periodi piuttosto difficili per l’andamento economico del nostro Paese nei mesi prossimi.
Se, infatti, finora il risparmio era stato considerato una granitica certezza, con conti correnti in crescita continua dal 2017, secondo i dati del quarto trimestre dello scorso anno non è più così. La tendenza si sta invertendo e quantificando il saldo totale dei conti correnti delle famiglie italiane, il risultato è di ben 20 miliardi di euro andati in fumo in pochi mesi.
Questo significa che i prezzi in aumento dei beni di prima necessità, il cosiddetto carrello della spesa, le bollette energetiche da record e mutui e prestiti sempre più cari hanno bruciato una consistente fetta di risparmio.
Lo scenario è cupo per il 2023: gli italiani saranno ancora in grado di risparmiare?
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I calcoli sono di Fabi e riguardano il saldo dei conti correnti delle famiglie del nostro Paese. L’allarme di su un cambio di rotta è così sintetizzato dall’analisi della Federazione autonoma bancari italiani:
“A fine novembre il salvadanaio degli italiani continua a superare complessivamente la vetta di 1.000 miliardi di euro, ma con un’inversione di tendenza che ha dato i primi segnali a partire dalla fine del primo semestre del 2022 e che ha mostrato come – in poco più di un trimestre – siano stati bruciati quasi 20 miliardi di euro.”
Nel dettaglio, calcolando la variazione dei risparmi ogni anno, dal 2017 si è sempre palesato un bilancio positivo, ovvero un aumento ogni anni della somma depositata nei conti correnti: 1.044 miliardi totali a fine 2019, 1.110 miliardi totali a fine 2020, 1.144 miliardi totali a fine 2021 e 1.179 miliardi totali a maggio 2022.
A giugno 2022 l’ammontare era già in calo con 1.169 miliardi accumulati nel mese. Dopo un piccolo rialzo nel bilancio di luglio (1.178 miliardi), da agosto a novembre la quota di miliardi di risparmio è andata man mano a decrescere. Da luglio 2022 a novembre 2022 gli italiani hanno perso l’1,5% de soldi messi da parte nei propri conti.
Fabi, nella sua analisi, sottolinea:
“Se nei primi sette mesi del 2022 la liquidità accumulata dalle famiglie ha quasi sfiorato i 1.180 miliardi di euro, con una crescita – seppur più lenta rispetto al passato – dello 0,9% da inizio anno, i dati dei quattro mesi successivi confermano i timori, ormai accertati, di un crollo di potere di acquisto che costringe gli italiani ad attingere alle loro riserve per far fronte ai maggiori costi.”
Non solo. Mentre il risparmio cala, a crescere sono i debiti delle famiglie italiane. La tendenza emergente è di un aumento dei prestiti per il consumo e una tenuta dei finanziamenti a scopo personale.
“Nel complesso, a novembre l’ammontare dei prestiti per entrambe le categorie si è attestato a 256 miliardi di euro, in crescita rispetto a gennaio dello stesso anno (+1,5 %) e superando la tendenza al costante aumento dal 2017, pari all’1,2%”, spiega l’analisi.
Il punto allarmante è che ci si indebita di più in un momento storico non favorevole ai prestiti, considerando l’aumento dei tassi di interesse. Questo significa che le famiglie non possono farne a meno per far fronte alle spese correnti.
Cosa spettarsi? Scenari cupi per i conti delle famiglie
La preoccupazione di Fabi e degli osservatori economici è che la situazione delle famiglie italiane è vista peggiorare. Il documento mette in guardia con questo ragionamento:
“I dati del 2022 – soprattutto dell’ultima parte dell’anno – cominciano, però, a lanciare qualche segnale d’allarme sulla disponibilità di risorse economiche immediate da parte dei consumatori, perché la crescente richiesta di prestiti finalizzati, a tassi non più imbattibili, è indice non solo di un interesse verso beni non durevoli, ma lo specchio di una sofferenza finanziaria di chi probabilmente fatica a finanziare le spese correnti.”
Il segnale è allarmante e richiama un disagio sociale in Italia soprattutto se letto insieme alle prospettive per l’inflazione. Se è vero, infatti, che i prezzi del gas stanno calando, la stessa traiettoria non si vede per i costi di altri beni. Secondo diverse stime il 2023 e il 2024 saranno ancora anni difficili e con un’inflazione sopra il target del 2%. Con le incognite guerra e rifornimenti energetici che non danno garanzie sufficienti.
Inoltre, è certo che i tassi di interesse della Bce continueranno a salire e faranno crescere i costi dei prestiti. Per tutti questi fattori, lo scenario del risparmio degli italiani peggiora, così come quello dell’economia del Paese si fa più incerto.
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