Inchiesta Moby: cos’è e per cosa è indagato Beppe Grillo

Chiara Esposito

06/06/2022

07/06/2022 - 09:33

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Grillo indagato a Milano per contratti con Moby. La Procura indaga per traffico di influenze illecite; il politico in attesa di sentenza da gennaio 2022.

Inchiesta Moby: cos’è e per cosa è indagato Beppe Grillo

Beppe Grillo è attualmente indagato dalla Procura di Milano per traffico di influenze illecite. Il caso è venuto alla luce a gennaio 2022 e pone in evidenza alcuni contratti pubblicitari sottoscritti dal garante del Movimento 5 Stelle con Moby S.p.A, la società italiana dell’armatore Vincenzo Onorato.

Gli accordi, siglati nel 2018 e nel 2019, secondo le ricostruzioni del pm Cristiana Roveda costituirebbero il veicolo per una «mediazione illecita» nei confronti di «parlamentari in carica». Tra i coinvolti, secondo quanto riportato da Repubblica, ci sarebbe anche l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli – non indagato, ma oggetto delle pressioni del caso.

L’apertura del fascicolo da parte della Procura lombarda nasce a sua volta da un’altra inchiesta legata a un personaggio della politica: Matteo Renzi e il caso di finanziamento illecito alla fondazione Open. Proprio durante una perquisizione nella sede della Moby infatti sarebbero state scoperte le chat che hanno poi avviato l’indagine attuale.

Al momento della diffusione della notizia l’evento passò relativamente in sordina poiché il Paese era nel bel mezzo del dibattito per l’elezione del presidente della Repubblica. Ripercorriamo quindi lo storico della vicenda giudiziaria che va avanti da inizio anno.

Cosa significa traffico di influenze

Il reato di traffico di influenze illecite è sancito dall’art.346 bis del codice Penale e mira a sanzionare chiunque sfrutti le proprie conoscenze interpersonali con un funzionario pubblico per trarne vantaggio economico o di altra natura.

Al centro dell’inchiesta c’è quindi la possibilità che il fondatore del M5S abbia favorito la compagnia navale tramite pressioni interne al proprio partito, volte all’approvazione di vari pacchetti legislativi. Scrive la Procura «mediazione finalizzata a orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby».

In particolare, si sta parlando dell’entrata in vigore dell’emendamento che ha limitato i benefici fiscali del registro internazionale alle sole navi che imbarcano equipaggio italiano, come quelle di Onorato, e il rinnovo della convenzione con Tirrenia per la continuità territoriale senza gare d’appalto, così come del contenzioso che Onorato aveva con Tirrenia e l’amministrazione straordinaria per 180 milioni di euro.

Oltre al nome di Toninelli non sono state rilasciate particolari indiscrezioni su eventuali deputati, sottosegretari o ministri oggetto di questa presunta «mediazione illecita». Nelle carte si parla soltanto di «parlamentari in carica» e si lascia intendere che l’ex comico genovese possa aver agito nei confronti di esponenti di spicco del proprio partito.

Contratti e versamenti: i soldi di Moby sul piatto pentastellato

A sollevare le prime perplessità sul caso sono stati diversi versamenti di Moby alla società collegata al blog BeppeGrillo.it.

In particolare, il fascicolo vede al centro dei «trasferimenti di denaro» da parte del gruppo Onorato alla società Beppe Grillo srl, rendicontando il pagamento di accordi pubblicitari per un valore di 240 mila euro per un contratto che va dal marzo 2018 al marzo 2020. L’obiettivo dichiarato, come in ogni campagna di sponsorizzazione, era quello di «acquisire visibilità pubblicitarie per il proprio brand sul blog», in particolare attraverso dei contenuti redazionali da pubblicare una volta al mese.

Analogamente, riporta Adnkronos, Moby avrebbe versato 1,8 milioni di euro alla Casaleggio Associati per il triennio 2018-2020, stavolta per «sensibilizzare le istituzioni sul tema marittimo» e per «raggiungere una community di riferimento di 1 mln di persone».

Gli inquirenti milanesi hanno quindi il compito di accertare se tali contratti fossero fittizi e se i relativi compensi fossero il pagamento per prestazioni effettive, o piuttosto il prezzo per la “mediazione” condotta nelle tribune politiche.

La Gdf di Milano, coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli, ha quindi effettuato delle perquisizioni negli uffici e nella sede legale di entrambe le società con lo scopo di acquisire documenti utili al caso. A costituire le fonti di rilievo però sarebbero le chat tra Vincenzo Onorato e Beppe Grillo, da quest’ultimo girate a esponenti politici dei Cinque Stelle con richieste di aiuto per il gruppo di navigazione italiano gravato da debiti finanziari. Su Moby pende infatti un’inchiesta per bancarotta, coordinata dal pm Roberto Fontana, che vede indagati il patron Vincenzo Onorato e suo figlio.

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