Imposta di registro abolita in Inghilterra. E l’Italia?

Isabella Policarpio

17 Dicembre 2020 - 10:36

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L’Inghilterra ha abolito l’imposta di registro fino al 31 marzo 2021, dando impulso al settore immobiliare, colpito dal Covid. L’Italia, invece, non la considera una ipotesi percorribile.

Imposta di registro abolita in Inghilterra. E l’Italia?

Il settore immobiliare è tra quelli che hanno subito le perdite maggiori a causa dell’emergenza Covid, e in Inghilterra si è pensato di eliminare l’imposta di registro fino al 31 marzo 2021. Ciò ha generato nuovo impulso alle compravendite di case, e potrebbe scongiurare la perdita di 3,8 miliardi di sterline, prevista dal governo britannico all’inizio della pandemia.

In Italia, invece, l’eliminazione o alleggerimento dell’imposta di registro sull’acquisto di immobili non è stata nemmeno vagliata come ipotesi percorribile. Eppure potrebbe dare uno slancio notevole al settore immobiliare, di primario interesse nazionale.

L’Inghilterra abolisce l’imposta di registro: gli effetti positivi

La decisione dell’Inghilterra di abolire l’imposta di registro - seppur fino alla primavera del 2021 - risponde alla necessità di dare impulso all’economia in seguito all’emergenza Covid, che si è scagliata durissima sul Paese.

L’abolizione della “Stamp duty land tax” (la nostra imposta di registro) durerà fino al 31 marzo 2021, limitatamente alle abitazioni di valore fino a 500.000 sterline, e in pochi mesi ha generato una ripresa del mercato immobiliare senza precedenti.

L’imposta di registro inglese è progressiva e si applica in un sistema di tassazione con aliquote crescenti; per questo chi, ad esempio, acquista un immobile del valore compreso tra 125.000 e 250.000 sterline dovrà pagare un’imposta pari al 2%, il secondo “scaglione”, invece, ha un’aliquota del 5%, e così via.

Cos’è e come funziona l’imposta di registro in Italia

L’imposta di registro è un’imposta indiretta che colpisce i trasferimenti di ricchezza, l’esempio più lampante è la quota che deve versare chi acquista una casa. In altre parole, l’imposta di registro si paga ogni volta che avviene la registrazione di un atto scritto: contratto, costituzione di una società, acquisto di un immobile, scrittura privata e altro ancora.

Il pagamento di questa imposta garantisce che quanto annotato nei pubblici registri acquisti valore di ufficialità, e non possa essere sostituito o modificato in alcun modo (sia riguardo la data che il contenuto dell’atto stipulato).

Il costo dell’imposta di registro dipende dal valore economico dell’atto. Nel caso di acquisto di prima casa da un privato, l’imposta di registro viene pagata direttamente dal notaio, che applica un’aliquota proporzionale del 2%.

Quando e chi deve pagare l’imposta di registro

L’imposta di registro, come si è visto, si paga non solo sull’acquisto di immobili ma su tutti i valori patrimoniali riportati negli atti. A titolo puramente esemplificativo, va pagata per:

  • contratti di locazione;
  • trasferimento di immobili destinati a prima casa e di immobili tra privati;
  • trasferimento di terreni agricoli, edificabili e non;
  • locazione di beni mobili;
  • cessione e locazione aziendale.

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