Se l’avvocato tace al cliente il rischio che corre di perdere il giudizio non adempie al suo diligente compito e perde il diritto al compenso. Vediamo la sentenza.
L’avvocato deve informare il cliente di qualsiasi rischio che corre con la causa, in caso contrario perde il diritto al proprio compenso. A ribadire questo concetto è la Corte di Cassazione con una recente sentenza, la 26889 del 22 settembre 2025.
Quando un cittadino si affida a un avvocato per una causa è suo diritto ricevere, in cambio del compenso, impegno, competenza e chiarezza. L’avvocato deve informare il cliente su quelli che sono i reali margini di successo e sugli eventuali rischi. Il silenzio su possibili esiti negativi può costare all’avvocato il suo compenso.
L’avvocato deve essere chiaro
La vicenda analizzata dalla Suprema Corte riguarda una causa su una donazione. La cliente ha perso la causa e l’avvocato le ha presentato una parcella, con ingiunzione di pagamento, di più di 13.000 euro. La donna si è opposta al decreto ingiuntivo, presentando come prova la testimonianza dell’ex segretaria dello studio legale, la quale ha dichiarato che l’avvocato non aveva avvisato la cliente dell’alto rischio di perdere la causa.
In primo grado i giudici avevano dato ragione alla cliente solo in parte riducendo la parcella di 400 euro giustificando la decisione con la certezza che, se anche fosse stata informata del rischio di esito sfavorevole, la cliente sarebbe comunque andata avanti con la causa.
La Cassazione, però, è stata di diverso avviso, accogliendo le rimostranze della donna ed evidenziando l’errore di considerare irrilevante l’informazione sui rischi di esito sfavorevole. Secondo i Supremi Giudici anche presupporre che la cliente avrebbe deciso di appellarsi anche sapendo del rischio di perdere è stato un errore della giustizia.
Anche se la cliente aveva impugnato una sentenza sfavorevole, secondo gli Ermellini, non si può dare per certo che, informata dei rischi, avrebbe intrapreso la medesima strada.
L’avvocato deve essere trasparente
Nella sentenza della Cassazione si ribadisce la necessità che l’avvocato sia trasparente per essere considerato diligente. Il legale deve informare il cliente sui reali rischi e sulle prospettive di vincere il contenzioso con chiarezza per dare modo a qualunque cliente di decidere se affrontare o meno i costi che un giudizio comporta. Non informare il cliente rappresenta un’alterazione al rapporto di fiducia che lega sempre un cliente al proprio avvocato.
La sentenza della Cassazione, di fatto annulla la parcella che l’avvocato ha presentato alla cliente ribadendo un concetto chiaro: se non informa correttamente il cliente, l’avvocato perde il diritto al compenso perché il silenzio rappresenta un inadempimento del proprio dovere.
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