Il lusso cambia pelle: tra cessioni, wellness e nuovi mercati, i grandi marchi ridefiniscono la strategia. Ma non tutti sapranno restare in vetta.
Il settore del lusso sta cambiando. Ed è un cambiamento obbligatorio che tutti noi sapevamo sarebbe prima o poi arrivato, se si volevano mantenere i ritmi del passato.
Il mondo del lusso non è più monolitico. È frammentato. Da una parte c’è il lusso estremo, quello delle maison come Ferrari, che sembrano immuni ai cicli economici. La loro clientela non è influenzata dai tassi, dai dazi o dai dati macro: compra per status, non per prezzo. E i numeri lo confermano, margini in aumento, vendite record, e un pricing power che resta intatto.
Dall’altra parte, invece, c’è il lusso “non estremo”, quello di marchi come Gucci, Burberry o Prada, dove il pubblico è più ampio e la sensibilità al contesto macro è decisamente maggiore. Qui il rallentamento si fa sentire.
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